In Emilia Romagna sta per prendere il via il primo progetto regionale di riforma della scuola, che, ispirato all’assetto di competenze delineato nel nuovo Titolo V della Costituzione e finalizzato alla massima valorizzazione dell’autonomia scolastica, si pone in netta contrapposizione con il progetto di riforma dei cicli scolastici presentato dal Ministro Moratti ed attualmente in discussione al Senato. L’innovatività del progetto dell’Emilia-Romagna, frutto dell’iniziativa degli assessori all’istruzione Mariangela Bastico e alle politiche sociali Gianluca Borghi, risiede proprio nella procedura di formazione e di approvazione della legge regionale, che dovrà coinvolgere tutti i soggetti a vario titolo interessati, nel pieno rispetto delle autonomie scolastiche e della sussidiarietà orizzontale.
La Giunta dell’Emilia Romagna si è infatti limitata alla predisposizione di linee guida, che definiscono le caratteristiche di base del progetto di riforma: nello specifico, l’obiettivo prioritario è quello di consentire ad un numero sempre più elevato di studenti il conseguimento di un diploma di scuola superiore o di una qualifica professionale. Funzionale al raggiungimento di questo obiettivo è la creazione di un sistema formativo regionale integrato, fondato sul massimo coordinamento tra l’istruzione, la formazione professionale e la transizione al lavoro. L’intento della Regione Emilia Romagna, pertanto, non è quello di “regionalizzare l’istruzione”, quanto quello di adeguare gli standard scolastici definiti a livello nazionale alle effettive esigenze del territorio regionale. Per garantire la massima flessibilità del sistema, le linee guida predisposte dall’Emilia Romagna propongono di valorizzare al massimo l’autonomia degli istituti scolastici, trasferendo ad ogni scuola una competenza specifica in materia curriculare e didattica, con particolare riguardo ai piani di studio (che invece il progetto di riforma Moratti propone di attribuire alle Regioni).
Altro aspetto assolutamente innovativo del progetto regionale di riforma è, come si accennava all’inizio, quello delle procedure di definizione ed approvazione del medesimo: le linee guida saranno infatti sottoposte ad una serie di audizioni pubbliche in tutte le città capoluogo della Regione, volte a raccogliere pareri ed osservazioni sul progetto di legge regionale. I protagonisti di queste audizioni saranno gli insegnanti, i dirigenti scolastici, i formatori, i genitori e tutti coloro che si interessano ai temi della scuola e della formazione professionale. Il dato significativo è che questa consultazione avviene non su un testo già formato, ma su una proposta ancora in via di elaborazione, di cui deve essere definita l’impostazione concreta; le proposte ed i suggerimenti raccolti nel corso delle audizioni saranno pertanto utilizzati per formulare un secondo documento più puntuale e dettagliato.
L’iniziativa della Regione Emilia Romagna, apprezzabile innanzitutto come occasione di incontro e di confronto sul tema così attuale della riforma della scuola, solleva interessanti spunti di dibattito anche sul rapporto della fonte regionale con il nuovo Titolo V della Costituzione. E’ ovviamente prematuro per esprimere alcun giudizio di ordine costituzionale sul provvedimento in questione, dal momento che l’iniziativa risulta formulata solo in termini di linee guida, ma è inevitabile osservare che la legge regionale dovrà essere analizzata sotto tutti i numerosi profili di interazione con le competenze esclusive statali in materia di norme generali sull’istruzione e di LEA, nonché con i principi statali ricavabili nell’ambito dell’istruzione come potestà concorrente.