Il diritto di accesso ai documenti dopo la legge n.15 del 2005 : natura, soggetti legittimati e ambito applicativo

14.05.2006

La legge 11 febbraio 2005 n.15, dopo quindici anni, ha operato un profondo intervento riformatore della legge generale sul procedimento amministrativo.
All’interno della novella ampio spazio è stato dedicato ad una completa riscrittura del Capo V della legge n.241 del 1990, relativo all’accesso ai documenti amministrativi.
La disciplina della trasparenza amministrativa ha visto quindi mutare i suoi fondamenti, attraverso una rimodulazione e integrazione dei criteri e delle regole in tema di situazioni legittimanti, natura del diritto, ambito di applicazione e cause di esclusione.
In alcuni casi le modifiche normative non hanno fatto altro che attribuire forza di diritto positivo a principi di origine giurisprudenziale. Altre volte il Legislatore è intervenuto in profondità su di una disciplina in buona parte assestata da tre lustri di attività interpretativa da parte della dottrina e della giurisprudenza, con conseguenze forse non pienamente avvertite.
Accanto a novità sicuramente positive, quali il riconoscimento del diritto di accesso come principio generale dell’attività amministrativa e l’ampia nozione di “documento amministrativo”, si riscontrano infatti previsioni volte a restringere l’area di effettiva applicazione dell’istituto, sul versante delle condizioni legittimanti e dei limiti al suo concreto esercizio.
Il tutto unitamente a una decisa virata sul versante del recupero in capo all’amministrazione destinataria della richiesta di ostensione di una non trascurabile sfera di discrezionalità, e ad un mancato recepimento delle recenti conquiste a favore del cittadino in tema di informazione amministrativa.
Tutto questo costringe ad interrogarsi sulla validità e sulla contraddittorietà di una riforma che, motivata dalla necessità di ammodernare e aggiornare la precedente e risalente disciplina, pare aver tradito strada facendo la sua ragion d’essere e lo spirito della originaria Legge 241.

di Massimo Ciammola


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