Può un senatore, sul cui mandato penda una proposta di decadenza formulata dalla Giunta per le elezioni, dimettersi nelle more della pronuncia dell’Aula?

19.04.2003

Nella seduta antimeridiana dell’Assemblea del Senato del 6 febbraio 2003 alcuni senatori dei gruppi di opposizione contesta vivacemente l’inserimento all’ordine del giorno, ex articolo 55, comma 7, del regolamento del Senato, delle dimissioni del senatore Magri (Udc), al punto precedente la discussione della proposta di decadenza dello stesso dal mandato, formulata dalla Giunta per le elezioni causa irregolarità delle operazioni elettorali accertate ed influenti sul risultato.
Tale interpretazione delle norme costituzionali e regolamentari, infatti, consente al parlamentare, in caso di accoglimento della proposta di dimissioni da parte dell’Aula (circostanza non verificatasi, le relative dimissioni essendo state respinte dall’Assemblea, ed essendo stata invece accolta la proposta di annullamento dell’elezione avanzata dalla Giunta, con il subentro perciò del senatore Morselli, di An), la possibilità di conservare lo status di senatore, scongiurando quella sorta di annullamento ex tunc della elezione cui dà invece luogo la decadenza.
Nel corso del dibattito, il senatore Andreotti, dopo aver ricordato che poche settimane prima ero stata dichiarato decaduto un altro senatore, Malentacchi (Prc), si è rivolto ai banchi della maggioranza per chiedere come mai anche quest’ultimo non fosse stato nominato sottosegretario (Magri essendo stato nominato sottosegretario all’economia il 4 febbraio 2003).

a cura di Leda Petrone