Durante una votazione in Assemblea, può “fare fede” il testo del maxiemendamento contenuto in una nota del Servizio studi?

20.01.2006

Il disegno di legge finanziaria per il 2006, nella sua formulazione originaria (A.S. 3613), prevedeva lo stanziamento di 400 milioni di euro per finanziare l’aiuto pubblico a favore dei Paesi in via di sviluppo (Tabella C – Ministero degli affari esteri). Tale cifra era poi stata ridotta dalla Commissione bilancio del Senato a 345,4 milioni di euro per “coprire” un emendamento proposto dal relatore. Contro tale intervento aveva però protestato lo stesso vicepresidente del consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri, Fini, il quale aveva assicurato il reintegro del fondo nel maxiemendamento alla finanziaria.
Nella seduta antimeridiana dell’Assemblea del Senato (n. 896) di venerdì 11 novembre, nel corso della quale si è votata la questione di fiducia chiesta dal Governo sul maxiemendamento al disegno di legge finanziaria, il senatore Falomi (Misto-Cant.) ha messo in evidenza una discrasia fra due diverse versioni del maxiemendamento distribuite in Aula.
Una, quella su cui era stato espresso il parere della Commissione, recava ancora i tagli al fondo per i Paesi in via di sviluppo; una seconda versione, quella a cui era riferita la nota del Servizio studi del Senato, riportava invece il fondo a 400 milioni. Alla richiesta di chiarimenti avanzata dal senatore Falomi, circa il testo posto in votazione, il viceministro dell’economia e delle finanze, Giuseppe Vegas, ha chiarito che la versione corretta era quella che riporta in Tabella C lo stanziamento dei 400 milioni a favore dei Paesi in via di sviluppo, quella cioè della nota del Servizio studi e non quella del testo approvato dalla Commissione. Lo stesso Presidente Pera, prima di annunciare l’esito del voto di fiducia, ha garantito che “il Governo conferma che le correzioni formali riguardano anche la Tabella C”, ossia quella contenente il fondo per i Paesi in via di sviluppo.

a cura di Giovanna Perniciaro