L’evento, organizzato da Confindustria, è stata l’occasione per la presentazione delle Linee Guida per la redazione di programmi di compliance antitrust.
I lavori sono stati avviati da Marcella Panicucci e Antonio Matonti (Confindustria); a seguire, sono intervenuti Luciano Di Via (Clifford Chance) e Ciro Favia (Enel).
Nella seconda parte dell’incontro, è stata prevista una Tavola Rotonda alla quale hanno partecipato Francesco Anglani (Bonelli Erede), Cristiano Laurenza (AIDEPI), Jacques Moscianese (Intesa Sanpaolo), il prof. Pierluigi Parcu (European University Insitute) e Raimondo Rinaldi (AIGI).
Le conclusioni sono state affidate a Filippo Arena, Capo di Gabinetto dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
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Lo scorso 19 aprile si è svolta, presso la sede di Confindustria, la presentazione delle Linee Guida in materia di programmi di compliance antitrust (“Linee Guida”), che hanno visto il coinvolgimento, tra gli altri, sia di importanti realtà aziendali, sia delle piccole e medie imprese.
Relazione
Dopo i saluti introduttivi del Direttore Generale, Marcella Panucci, e del Direttore Affari Legislativi di Confindustria, Antonio Matonti (moderatore dell’incontro), la prima relazione, a cura di Luciano Di Via, ha evidenziato il ruolo fondamentale dei programmi di compliance per incrementare la cultura antitrust. Le Linee Guida rappresentano una tappa significativa, nel solco di altri documenti redatti negli ultimi anni (tra gli altri, OCSE – Promoting Compliance with Competition Law del 2011, e l’ICC – Antitrust Compliance Toolkit del 2013), e testimoniano come l’Italia sia, in quest’ambito, tra gli Stati europei più all’avanguardia.
Nell’introdurre il proprio intervento, Ciro Favia ha sottolineato come il documento finale realizzato sia il frutto di un percorso rispetto al quale le aziende hanno riversato molte attenzioni, a cominciare dalla partecipazione alla consultazione pubblica avviata dall’AGCM sul tema. Il riconoscimento dell’adozione di un efficace programma di compliance tra le circostanze attenuanti dell’importo della sanzione per illecito antitrust ha determinato “un effetto traino”, tale per cui le aziende oggi non mirano soltanto alla riduzione dell’ammenda, ma piuttosto ad evitare la violazione della normativa posta a tutela della concorrenza (d’altro canto, il mero avvio di un procedimento istruttorio da parte dell’AGCM comporta una perdita significativa in termini di brand reputation per le aziende).
In sintesi, le Linee Guida constano di un manuale generale sulle modalità di implementazione dei programmi di compliance volutamente “snello” (da adattare alle singole aziende, per definire un programma tailor made) e di agevole consultazione, accompagnato da un primo allegato contenente le principali indicazioni normative e un secondo allegato con estratti di precedenti decisioni dell’AGCM, proprio nell’ottica di attribuire alle Linee Guida un taglio pratico e concreto. È stato, inoltre, ricordato (da diversi relatori) che un programma di compliance antitrust, per essere realmente efficace, deve essere condiviso, sottoscritto e rispettato in primis dal top management (anche attraverso meccanismi di incentivi/penalizzazioni).
Tavola rotonda
La Tavola Rotonda si è aperta con l’intervento di Francesco Anglani che ha ripercorso l’evoluzione che ha portato a riconoscere nel nostro Paese (in linea con qualche altro Stato europeo) l’adozione dei programmi di compliance antitrust come circostanza attenuante della sanzione comminata dall’AGCM.
Il Prof. Parcu ha, a sua volta, concentrato l’attenzione sull’importanza dell’adozione di un programma di compliance ai fini di una maggiore certezza del diritto, in termini di consapevolezza delle regole che un’azienda (e i propri concorrenti) è tenuta a seguire per operare in un contesto di mercato competitivo, dove prevale chi offre prodotti o servizi migliori; in questo senso, è fondamentale che le funzioni di business siano direttamente coinvolte nel processo di elaborazione del programma di compliance, anche in termini di facilità e chiarezza espositiva delle regole di diritto della concorrenza da conoscere e rispettare.
Raimondo Rinaldi ha poi ripreso il tema del coinvolgimento del top management definendolo fondamentale per un’applicazione organica di un programma di compliance, nell’ottica di trasmettere ai dipendenti l’urgenza della compliance come componente fisiologica, connaturata nella gestione dell’attività quotidiana di una società (“tra i doveri di un’azienda, vi è quello di fare business rispettando la legge”). Per fare ciò, occorre favorire i flussi di comunicazione interni alle società, per dare la possibilità a ciascun dipendente di sollevare dubbi, interrogarsi, attivarsi per evitare la commissione di un illecito antitrust (come, peraltro, già accade in altri settori della compliance: ad esempio, in materia di sicurezza del lavoro).
Jacques Moscianese ha illustrato le diverse forme attraverso le quali può essere diffusa la cultura antitrust, anche in società localizzate in varie parti del mondo (tra gli altri, formazione in aula, attività di training, webinar). A conclusione del primo giro di Tavola Rotonda, Cristiano Laurenza ha offerto sul tema il punto di vista dell’associazione di categoria, costituita da numerose piccole imprese.
Il secondo giro della Tavola Rotonda ha fatto emergere, soprattutto, il rapporto tra l’adozione dei programmi di compliance e alcuni istituti del diritto antitrust (sia strumenti di public enforcement, sia di private enforcement, alla luce del recepimento della Direttiva 2014/104/UE); al riguardo, particolarmente significativo è stato l’intervento conclusivo di Filippo Arena che ha chiarito alcuni principi che si stanno consolidando all’interno del nostro ordinamento:
- • qualora emergesse la sussistenza di un illecito in presenza di una leniency application, la mancata formulazione di una domanda di clemenza equivarrebbe ad una non applicazione del programma di compliance;
- • la necessità del coinvolgimento del top management per un’effettiva implementazione dei programmi di compliance;
- • laddove sia coinvolto nell’illecito il top manangement di una società, oppure la violazione contestata sia stata posta in essere per molti anni senza che tale circostanza sia mai emersa, è da escludersi che un programma di compliance possa ritenersi adeguato (con ragionevole non applicazione della circostanza attenuante rispetto all’importo della sanzione irrogata dall’AGCM).