SOMMARIO: Premessa: 1. Introduzione: il tema della riforma elettorale all’indomani della sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale. 2. Un esame critico dell’A.C. n. 2352 (c.d. democratellum). 3. Le preferenze “negative”: novità dirompente o elemento secondario del sistema? 4. Conclusioni.
Abstract
La proposta di legge elettorale (A.C. 2352), presentata dal Movimento 5 Stelle il 6 maggio 2014, rappresenta un importante contributo che il Movimento intende portare al dibattito sulla riforma, finora incentrato sull’intesa tra Renzi e Berlusconi sul modello del c.d. Italicum. Tuttavia sussistono evidenti contraddizioni tra le considerazioni contenute nella parte introduttiva del disegno di legge, sostanzialmente condivisibili, ed la formula elettorale prescelta che sembrano dimenticare sia l’importanza di un rapporto diretto tra candidati ed elettori (eccessivamente appiattito sulle preferenze positive e negative), sia la necessità di meccanismi correttivi volti ad avvicinare il voto dei cittadini alla scelta della maggioranza di governo (difficile in un sistema proporzionale). Poiché i pilastri della riforma devono giustamente consistere nella valorizzazione della rappresentanza politica e nel perseguimento “virtuoso” della governabilità, sarebbe stato più naturale optare per il ritorno al sistema uninominale che, solo grazie alla grandezza del collegio, sembra soddisfare gli obiettivi che gli estensori della proposta hanno così ben individuato.