La Francia e i suoi ragazzi senza lavoro

15.05.2013

(Da Parigi) «Fare in modo che i giovani vivano meglio nel 2017 che nel 2012»: questo l’obiettivo fissato da François Hollande all’inizio del suo mandato. Obiettivo tanto più ambizioso se si tiene a mente il trend di medio periodo che presenta, per i giovani francesi under25, un tasso di disoccupazione volato dal 18.3% al 24.5% nel corso dell’ultimo quinquennio di Sarkozy.[1] Per innalzare tale livello di vita, senza dimenticare il valore fondante della Repubblica, ovvero la solidarietà, la necessaria priorità è il lavoro dei giovani, a partire da chi non lo ha. L’ha ricordato, con parole molto nette, il primo ministro, Jean-Marc Ayrault, il 21 aprile scorso: «Notre priorité pour la jeunesse, c’est bien sûr l’emploi». L’ambito nel quale tale frase fu pronunciata è altresì rilevante: la riunione del Consiglio Nazionale delle Missioni Locali. Sono le “missioni locali”, infatti, a costituire la rete sulla quale va oggi ad appoggiarsi la declinazione francese della europea“Garanzia Giovani” (Garantie Jeunes).[2]

Le 450 missioni locali, presenti sul territorio fin dal 1982 (istituite dal presidente Mitterrand), fanno parte del servizio pubblico d’impiego: Garantie Jeunes intende ripartire da questo patrimonio, capillarmente diffuso, per affrontare con rinnovato piglio la sfida sociale della precarietà giovanile (generazionale?), latu sensu intesa. Tanto più considerato che si tratta di un “patrimonio” il quale può vantare già risultati importanti, pur se non eccezionali: il tasso effettivo di accesso al lavoro per i giovani seguiti dalle missioni locali è del 28%.[3]

Conviene ora concentrarsi innanzitutto sul gravoso buco nero costituito dai 140.000 ragazzi e ragazze che, ogni anno, abbandonano la scuola: il 40% di loro diventa disoccupato a breve termine,[4] alimentando le fila dell’esercito dei NEETs.[5] “Garanzia Giovani” è lo strumento specifico per intercettare questo segmento, particolarmente fragile.

Se Victor Hugo poteva dire, nel diciannovesimo secolo, «aprite una scuola oggi e chiuderete un carcere domani», nella società globale di oggi, tra grandi opportunità e altrettanti vicoli ciechi, il governo francese pare aver compreso che la scuola non basta più e serve una sorta di “servizio post-vendita”. Tanto più in Francia, paese nel quale –tra tutti quelli componenti l’OCDE – per dolorosa ammissione del ministro dell’educazione, Vincent Peillon, l’origine sociale «condiziona in modo più pesante i risultati scolastici».[6]

Il governo socialista intende, in coerenza con ciò, sviluppare un sistema di aiuto più, per così dire, a tutto tondo, di accompagnamento, per chi la scuola l’ha lasciata e si trova ai margini della società (lo si chiami pure “NEET” nelle statistiche ufficiali, ma si ricordi che le statistiche sono persone con le lacrime asciugate)[7].

Il recepimento che viene fatto oltralpe della europea “Garanzia Giovani” è stato avviato in via sperimentale ad ottobre 2013, in dieci dipartimenti, scelti sulla base dei progetti da questi inviati ad una “call for proposal” indetta dal governo, la scorsa primavera. Obiettivo: “reclutare”, entro ottobre 2014, 10.000 giovani NEET (dunque ragazzi e ragazze di età compresa tra 18 e 25 anni) e coinvolgerli in un progetto di inserimento, sociale, culturale e lavorativo, attraverso le missioni locali. Il metodo è effettivamente innovativo: il giovane prescelto firma un vero e proprio contratto con la missione locale di riferimento; dal contratto discendono diritti e doveri. Il giovane s’impegna a seguire le riunioni di gruppo e gli incontri personalizzati con i professionisti messi a sua disposizione dalla missione: assieme essi devono in primo luogo delineare un progetto professionale. Il servizio pubblico d’impiego farà, dunque, il suo mestiere (aiutare a trovare lavoro), ma non solo: dovrà anche aiutare il ragazzo/la ragazza nell’educazione alla salute e nella ricerca dell’alloggio. Si tratta di un percorso di accompagnamento in senso pieno. Economicamente, l’esperimento si propone di essere “gagnant-gagnant” (“win-win situation”): la missione locale percepisce dallo Stato 1600 euro l’anno per persona, come “credito di accompagnamento”; il giovane riceve –salvo il rispetto degli impegni da lui assunti – 433,75 euro al mese.[8] Il risultato del percorso, nelle intenzioni del legislatore, è il raggiungimento dell’autonomia sociale e professionale del giovane. Target: 10.000 ragazzi e ragazze subito e 100.000 nel 2016, quando il programma Garantie Jeunes dovrebbe essere esteso sull’intero territorio nazionale. Ad oggi, tutto ciò, non richiede peraltro una grossa spesa supplementare per lo Stato: appena 30 milioni di euro come budget per il 2014, cui si aggiungono i finanziamenti europei, ove necessario.[9] Il costo sarà, ovviamente, molto più elevato a pieno regime, ovvero, stando ai programmi, nel 2016.

Tale sistema di reinserimento, a nostro avviso, funzionerà a due condizioni: che il coinvolgimento sul territorio riguardi tanto gli enti pubblici, quanto il mondo imprenditoriale, quanto le associazioni giovanili; che si riescano a rintracciare per davvero i giovani oggetto del programma, «molto precari e talvolta completamente de-socializzati», come mette in guardia l’Humanité.[10]

Per rimettere la gioventù al centro del modello francese, come promette il governo socialista, le misure da esso già adottate vanno peraltro ben oltre la sola Garantie Jeunes. Noi citeremo altre tre iniziative.

La prima, passante ancora per le missioni locali (o altro polo di impiego pubblico laddove questa non sia presente), si chiama “emploi d’avenir”, dove “avenir” ha il duplice significato di assicurare un futuro migliore al giovane che trova lavoro, nonché di riguardare un settore lavorativo per il quale c’è, appunto, “avvenire”, dall’animazione allo sviluppo sostenibile. L’iniziativa si fonda sulla semplice logica di far incontrare domanda e offerta di lavoro, attraverso l’intermediario pubblico. Essa si rivolge –lato domanda – a ragazzi e ragazze con scarse qualifiche (l’85% dei ragazzi/ragazze già coinvolti/e dal programma è senza titolo superiore e il 42% senza alcuna qualifica) e –lato offerta – a datori di lavoro in primo luogo in settori “non-marchand” (imprese non a scopo di lucro, collectivité, imprese pubbliche). Ad un anno dal suo lancio, “emploi d’avenir” ha dato il suo contributo ad invertire la spirale ascendente della disoccupazione giovanile, inserendo nel mondo del lavoro ben 75.000 under25 (con l’ambizione che il numero raddoppi nel 2014). Se il datore di lavoro rientra nel gruppo dei “non-marchand”, la contribuzione dello Stato sullo stipendio del giovane assunto, è pari al 75% dello SMIC (salario minimo orario garantito).[11]

La seconda iniziativa di cui preme far menzione è denominata “emploi francs” ed è dedicata ai giovani che abitano in zone “a rischio”, denominate ZUS (zone urbane sensibili). Il dato dal quale nasce l’esigenza di concentrarsi in modo specifico su tali aree è, semplicemente, il seguente: nei quartieri popolari il tasso di disoccupazione giovanile è 2,5 volte più alto rispetto alla media nazionale.

Lanciato lo scorso luglio, il progetto mira a far concludere 5000 contratti di lavoro ad altrettanti giovani (under30), che siano da tempo in cerca di lavoro e abitino in un’area a rischio da almeno sei mesi. La contribuzione statale al datore di lavoro è pari a 5000 euro, per un budget totale messo a disposizione, molto facile da calcolare, pari a 25 milioni di euro.[12]

Da ultimo, segnaliamo l’iniziativa che forse più di tutte spicca per lungimiranza e creatività: il Contrat de génération, creato con legge dello scorso marzo. Si tratta della messa in pratica nel mondo lavorativo della “solidarietà intergenerazionale”. Si tratta di un “patto generazionale” che unisce un giovane (under26) in cerca di lavoro, un senior ancora in attività (over57) e un’impresa. È conveniente per tutti: l’impresa punta sui giovani, senza rinunciare all’esperienza dei suoi lavoratori più esperti; il giovane entra nel mondo del lavoro e riceve il savoir-faire del “collega” più esperto, il quale ha la garanzia di conservare (o trovare) l’impiego. Lo Stato garantisce un finanziamento: ad esempio un artigiano di più di 57 anni che voglia trasmettere le sue competenze ad un giovane (e chissà, magari un giorno lasciare che sia lui a portare avanti l’impresa) può assumerlo e lo Stato gli fornisce un sussidio di 4000 euro, ogni anno per tre anni.

Combinare l’esperienza del senior alla motivazione del giovane: per riallacciare i fili di un tessuto sociale deteriorato si può passare anche da qui, semplicemente, dal lavoro. Assieme.[13]

Ugualmente assieme, nella stessa direzione, avendo a mente il destino di sei milioni di giovani europei senza lavoro, è chiamata a muoversi l’Europa, riunitasi in un vertice informale (rectius: non ordinario) all’Eliseo, lo scorso 13 novembre. Si sono incontrati, in diverse sessioni di lavoro, i servizi pubblici di impiego dei vari paesi, i rispettivi ministri del lavoro nonché i capi di Stato e di governo. Al centro del dibattito, le modalità per applicare e concretizzare nei paesi membri la “Garanzia Giovani”. François Hollande, che ha fortemente voluto organizzare e ospitare tale secondo incontro europeo dedicato ai giovani (il primo si tenne a Berlino nel luglio scorso), ha riassunto la sfida in tre parole-chiave: velocità, perché il tempo della crisi pesa ancora di più su chi non ha lavoro; qualità, perché serve offrire una formazione e pensare a degli impieghi di prospettiva; solidarietà perché non si può abbandonare una generazione.[14]

Noi aggiungiamo che il tasso di disoccupazione giovanile francese (24.5%) è circa a metà fra quello tedesco (7.7%) e quello greco (50%): forse che la parola-chiave a livello europeo, non sia, più delle altre, solidarietà?[15]


[1] Si tratta in realtà di un trend di lungo periodo, come mostra la serie storica 1975-2013 consultabile qui: http://www.insee.fr/fr/bases-de-donnees/bsweb/serie.asp?idbank=001616914

[2] “Garanzia Giovani” è una Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 22 aprile 2013, che invita gli Stati membri a garantire ai giovani con meno di 25 anni un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, di apprendistato, di tirocinio o altra misura di formazione entro quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di educazione formale.

[3] Vedi Les missions locales pour l’insertion professionnelle et sociale des jeunes,p.2,  luglio 2010, ladocumentationfrancaise.fr

[4] Cfr. http://www.gouvernement.fr/premier-ministre/missions-locales-carte-de-france-mappee#decrochage

[5] I NEETs (Not in education, employment or training) sono i giovani, disoccupati o inoccupati, più a rischio di marginalizzazione sociale. Si calcola che in Europa siano circa 7.5 milioni. Essi costituiscono una perdita secca per l’economia europea superiore ai 150 miliardi di euro, ovvero 1,21 punti di PIL.

[6] Citato in J-P.ROBIN, Enseignement, corruption, croissance, la France mal jugèe à l’aune internazionale, Le Figaro, 9/12/2013.

[7] R.SIDEL, Keeping women and children last : America’s war on the poor, Penguin 1998.

[8] La cifra è pari al massimo della RSA, revenue de solidarité active, in pratica la contribuzione per chi vive in Francia sprovvisto di entrate o con risorse scarse. La RSA riguarda però le persone over25 e gli under25 che abbiano esercitato un’attività a tempo pieno per almeno due degli ultimi tre anni. Da non confondersi con la, molto simile, retribuzione minima mensile obbligatoria per i giovani stagiaires, pari a 436,05 euro/ mese.

[9] Per il programma Garantie Jeunes si veda: Garantie Jeunes, 10000 bénéficiaires sur 10 territoires, gouvernement.fr.

Le missioni locali ricevono altresì 467 milioni di euro (dato del 2010) a titolo di finanziamento pubblico, di cui il 39% viene erogato dallo Stato (fonte: rapporto Les missions locales pour l’insertion professionnelle et sociale des jeunes, p.1, cit.).

I fondi europei cui si fa riferimento sono quelli del Fondo Sociale Europeo (3 miliardi di euro nella programmazione finanziaria 2014-2020), cui dovrebbero aggiungersi 6 miliardi dal Youth Employment Initiative (nelle regioni dove la disoccupazione giovanile supera il 25%).

[10] Une “garantie jeunes” sans beaucoup de garanties…, 2/10 /2013, humanite.fr.

[11] Appartengono al versante “non-marchand” l’88% delle imprese datrici di lavoro attualmente coinvolte dall’iniziativa “emploi d’avenir”. Per le restanti, la contribuzione dello Stato è pari al 35% di un salario livello SMIC.

Per maggiori informazioni consultare Les emplois d’avenir: un vrai premier emploi pour les jeunes, gouvernement.fr.

[12] Per maggiori informazioni consultare Les emplois francs: tout savoir sur le nouvel accélérateur de l’emploi, gouvernement.fr.

[13] Per maggiori informazioni consultare http://travail-emploi.gouv.fr/contrat-de-generation,2232/presentation,2238/mode-d-emploi-en-images,16804.html

[14] Discours à l’occasion de la « Conférence de Paris pour l’emploi des jeunes », elysee.fr.

[15] Sul vertice novembrino dell’Eliseo, cfr. ad esempio I.MARCHAIS, L’Europe se penche sur le «NEETs», L’Opinion, 12/11/2013, p.4.

a cura di Matteo Oppizzi