Nella seduta del 18 settembre 2012, la XIV Commissione per le Politiche dell’Unione europea della Camera dei Deputati ha adottato due documenti finali, a norma dell’art. 127 del suo regolamento, relativi alla settima Relazione annuale sui rapporti tra la Commissione europea e i Parlamenti nazionali per l’anno 2011 [COM(2012)375 final] e alla complementare Relazione di sussidiarietà e proporzionalità “Legiferare meglio – 19a relazione riguardante l’anno 2011” [COM(2012)373 final], entrambe pubblicate dalla Commissione, il 10 luglio 2012.
Nell’accogliere positivamente le due relazioni, la XIV Commissione, tuttavia, ha ritenuto opportuno fare alcune osservazioni.
In coerenza con l’approccio mostrato dalla Commissione europea – fortemente determinata a rafforzare il dialogo politico con i Parlamenti nazionali, soprattutto nell’ambito della governance economica – il documento Doc. XVIII, n. 63 ha posto, anzitutto, l’accento sulla necessità di definire nuove e tempestive modalità di concertazione fra i Parlamenti nazionali, il Parlamento europeo e le Istituzioni dell’Unione, nelle fasi di formazione e attuazione delle politiche e della normativa europee. A tal riguardo, è stato quindi suggerito di introdurre apposite disposizioni, nell’ambito di una più ampia revisione dei Trattati in materia di unione fiscale e sorveglianza di bilancio.
In vista di una piena attuazione dell’articolo 13 del Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria (c.d. Fiscal Compact), il documento ha poi sottolineato la necessità per la Commissione europea di contribuirvi, garantendo il supporto effettivo delle sedi e delle procedure di cooperazione, che dovranno essere stabilite di concerto tra il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali. La Commissione è stata, inoltre, sollecitata a predisporre quanto prima i regolamenti che dovranno definire le modalità di associazione dei Parlamenti al controllo su Europol ed Eurojust, cui sono chiamati dagli articoli 85 e 88 del TFUE.
Vanno, tuttavia, segnalati alcuni elementi di criticità della Relazione, lamentati dalla XIV Commissione permanente anche in passato[1]:
i) il primo riguarda i tempi per la trasmissione delle risposte della Commissione ai pareri inviati dalle Assemblee dei Paesi membri: la XIV Commissione, pur comprendendo la difficoltà di predisporre risposte tempestive a fronte della crescita quantitativa e qualitativa delle osservazioni rese (crescita richiamata nella Relazione), auspica, sostanzialmente, un feed-back più rapido e puntuale;
ii) il secondo aspetto è relativo alla carenza di indicazioni precise, circa la valutazione degli effetti concreti del dialogo politico. Sebbene l’impatto dei pareri sull’esame di un determinato atto legislativo definitivo non sia facilmente misurabile, il documento suggerisce che, nelle future Relazioni, sia indicato il modo in cui le Istituzioni dell’Unione – Parlamento europeo compreso – danno seguito alle osservazioni inviate dai Parlamenti, specificando, altresì, se queste sostengono o meno la posizione dei rispettivi Governi;
iii) infine, si richiama l’esigenza di inviare tempestivamente, alle Assemblee nazionali, tutti i documenti necessari per lo svolgimento di un esame approfondito (si pensi, per esempio, alle valutazioni di impatto sulle proposte legislative), nelle rispettive lingue nazionali.
Per quanto concerne la 19a Relazione sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità [COM(2012)373 final], il documento Doc. XVIII, n. 62 si è soffermato, anzitutto, sull’importanza rivestita dai due principi, nell’ambito del processo di integrazione europea. Il principale merito del meccanismo di controllo di sussidiarietà è, senza dubbio, quello di rendere più trasparente il processo decisionale, stimolando, di fatto, il dibattito parlamentare e pubblico all’interno dei Paesi membri.
La Relazione ha ribadito come i principi richiamati nel Protocollo n.2 abbiano una forte dimensione politica, dal momento che le modalità di interpretazione e applicazione degli stessi, durante la fase legislativa, dipendono molto dal contesto politico e dagli interessi settoriali in gioco. La XIV Commissione permanente, pur riconoscendo questo peculiare aspetto, ha voluto comunque evidenziare il carattere generale del principio di sussidiarietà, che va inteso, non solo come mero strumento per la difesa delle competenze o dell’interesse nazionali, ma come principio di libertà, posto a tutela dei diritti della persona e del cittadino.
La Relazione ha, altresì, sottolineato come solamente il 10% delle osservazioni inviate dai Parlamenti dei Paesi membri (64 pareri su 622) abbia costituito parere motivato per la violazione del principio di sussidiarietà. La Commissione europea ha, quindi, confermato l’orientamento da sempre sostenuto dalla XIV Commissione per le Politiche UE della Camera: il valore aggiunto della partecipazione dei PN al processo decisionale europeo non risiede tanto nella verifica sul corretto esercizio delle competenze dell’Unione, quanto nel contributo effettivo dato alle scelte politiche e normative di fondo. Per i Parlamenti, risulta prioritario interloquire con le Istituzioni europee sul merito delle proposte, più che determinare il blocco del processo decisionale. Non a caso, infatti, la soglia per l’attivazione della procedura del c.d. “cartellino giallo” è stata raggiunta, per la prima volta, solo di recente, nel maggio 2012, in relazione alla proposta di regolamento del Consiglio sull’esercizio del diritto di promuovere azioni collettive nel quadro della libertà di stabilimento e della libera prestazione dei servizi (COM (2012) 130 final), c.d. “Iniziativa Monti II”[2]. La Commissione, valutati i pareri contrari inviati da 12 Parlamenti, ha già annunciato l’intenzione di ritirare la proposta.
Nell’ottica di migliorare e rendere più efficiente il controllo da parte delle Assemblee nazionali, si è richiesto, poi, alla Commissione europea di motivare “in modo più analitico” e dettagliato la conformità delle proprie proposte legislative al principio di sussidiarietà, in modo da consentire ai Parlamenti di pronunciarsi agevolmente nel periodo previsto delle otto settimane. Fermo restando, inoltre, che le valutazioni di impatto sulle proposte di atti normativi rappresentano uno strumento molto importante per la verifica di sussidiarietà, sarebbe opportuno che Parlamento europeo e Commissione si confrontassero sulle metodologie utilizzate, rendendo partecipi degli approcci adottati anche le competenti strutture dei Parlamenti nazionali.
Nel documento, in approvazione della richiesta avanzata dal Parlamento europeo, è stato suggerito anche di rivedere l’accordo interistituzionale del 2003 “Legiferare meglio”, allo scopo di tener conto del nuovo contesto istituzionale e giuridico, così come scaturito dal Trattato di Lisbona. A tal proposito, la XIV Commissione permanente ha chiesto al Governo di attivarsi e di tenere informate le Camere sullo sviluppo dei negoziati.
Infine, si è ricordato alle Istituzioni dell’Unione di tener conto degli orientamenti di principio contenuti nel c.d. Small Business Act[3], al fine di ridurre gli oneri normativi e istituire regimi agevolati ed esenzioni per le piccole e medie imprese (PMI), in piena coerenza con l’applicazione del principio di proporzionalità.
[1] Si vedano i documenti adottati dalla XIV Commissione permanente della Camera, ai sensi dell’art. 127, r. C., Doc. XVIII, n. 27 e Doc. XVIII, n. 48, approvati, rispettivamente, nelle sedute del 30 luglio 2010 e 27 luglio 2011.
[2] Cfr. C. Fasone, I Parlamenti nazionali oppongono per la prima volta il c.d. “cartellino giallo” ad una proposta legislativa dell’Unione europea, su www.amministrazioneincammino.luiss.it, segnalazione del 27/06/2012.
[3] COM(2008) 394 def.