Nella seduta del 23 novembre 2010 del Comitato per la legislazione della Camera dei deputati, il suo Presidente, onorevole Lo Presti, ha presentato, al termine del suo mandato, una relazione sugli strumenti di recepimento e attuazione del diritto comunitario.
Dalla ricostruzione contenuta nel documento, che scaturisce dalla “mappatura” delle disposizioni contenute nelle ultime cinque leggi comunitarie, per gli anni dal 2005 al 2009 (e dai 130 decreti legislativi delegati di attuazione) e in 8 decreti-legge di esecuzione di obblighi comunitari emanati nello stesso periodo, emerge un “quadro preciso ed oggettivo delle dimensioni complessive del fenomeno analizzato, delle procedure seguite, delle materie oggetto di intervento, dei rapporti tra fonti e tra livelli di governo coinvolti”.
Nel quadriennio 2006-2009, i provvedimenti di recepimento e di attuazione di obblighi dell’Unione europea hanno rappresentato, in termini quantitativi, poco meno di un terzo dell’intera produzione normativa primaria nazionale.
Questo dato, già in sé di grande pregnanza, ugualmente sottostima – si legge nella relazione – il reale impatto del diritto europeo nell’ordinamento interno, per almeno quattro ordini di motivi: a) dal momento che non sussiste una separazione netta per materie di competenza tra Stati e Unione e molte discipline comunitarie hanno portata trasversale, di modo da interessare pressoché l’intera legislazione; b) in secondo luogo, le stime si basano sempre sul criterio dell’autoqualificazione dell’atto e, per i decreti legislativi, sulla natura della legge di delegazione: restano esclusi, quindi, vari provvedimenti che, in tutto o in parte, regolano indirettamente materie comunitarie (è il caso, ad esempio, del c.d. Codice dell’ambiente – che nel 2006 ha, da solo, rappresentato quasi un sesto dell’intera legislazione prodotta –, che è stato varato sulla base di una delega ordinaria, benché riordini, in larga misura, discipline contenute in leggi e decreti di recepimento); c) in terzo luogo, le stime non tengono conto dei regolamenti comunitari, che hanno efficacia diretta nell’ordinamento interno. Il loro numero, per quanto tali atti abbiano spesso contenuto molto tecnico, supera i mille l’anno; d) da ultimo, mentre la legislazione di recepimento ha quasi sempre carattere ordinamentale ed è destinata ad incidere a regime sul tessuto normativo, la restante legislazione “interna” è in larga misura costituita da leggi di conversione di decreti legge e da leggi finanziarie o di bilancio, atti che, per buona parte, contengono disposizioni di carattere transeunte o ricorsivo o d’eccezione o di anticipazione.
Di fatto – conclude la relazione – “escludendo questa seconda tipologia di provvedimenti, la legislazione dell’ultimo quadriennio è ripartita, pressoché perfettamente a metà, tra atti di esecuzione di obblighi comunitari e altri atti”.