La SSPA, in collaborazione con l’Associazione giovani classi dirigenti delle pubbliche amministrazioni, ha organizzato un convegno a Roma, lo scorso 28 aprile, per la presentazione di due libri: “La nuova riforma del lavoro pubblico”, a cura di Michele Tiraboschi e Francesco Verbaro, edito da Giuffré, nel 2010, e “La riforma Brunetta: le nuove regole del lavoro pubblico. Commento organico al decreto legislativo 27 ottobre 2009”, curato da Carlo Deodato e Francesco Frettoni, Nel Diritto Editore, 2009.
Secondo il programma dell’incontro, dopo il saluto di Giovanni Tria, Presidente della SSPA, il Professore Antonio Vallebona ha tenuto una relazione a conclusione della quale sono intervenuti, in una tavola rotonda moderata dallo stesso Tria, i diversi ospiti, con interventi di circa 10 minuti ciascuno.
Tra i presenti, oltre agli autori, Giuseppe Lucibello, direttore generale INAIL, Antonio Martone, presidente della Commissione per la valutazione la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, Filippo Patroni Griffi, presidente di sezione del Consiglio di Stato, Manlio Strano, segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Pompeo Savarino, presidente dell’Associazione giovani classi dirigenti delle pubbliche amministrazioni.
L’incontro ha rappresentato l’occasione per riflettere, oltre che sul valore delle due pubblicazioni, sulla riforma oggetto delle stesse. I diversi interventi si sono soffermati, infatti, sui tratti peculiari della nuova disciplina del lavoro pubblico, introdotta dalla legge delega 4 marzo 2009, n. 15, e dal decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150.
In particolare, il dibattito si è concentrato sulle innovazioni in materia di contrattazione sindacale e di valutazione delle performances, senza trascurare gli aspetti più problematici connessi all’implementazione della stessa riforma.
Come sottolineato dal prof. Vallebona nella prima parte della sua relazione, i due testi oggetto della presentazione si distinguono per l’impostazione, pur rappresentando, per le finalità cui mirano, due fondamentali strumenti di analisi, in grado di integrarsi perfettamente.
In particolare, “La nuova riforma del lavoro pubblico”, il più corposo tra i due testi, contiene i contributi di diversi autori, e si propone di effettuare, attraverso gli stessi, una analisi di ampio respiro della riforma cd. “Brunetta”. Il volume parte, infatti, con considerazioni circa il contesto e l’impianto della stessa riforma, si sofferma sulle sue ricadute applicative, particolarmente in materia di contrattazione collettiva e di coordinamento con la disciplina riguardante regioni ed enti locali, per articolarsi, poi, in un commento organico agli articoli del decreto legislativo n. 150 del 2009.
Il secondo volume, a cura di Deodato e Frettoni, scritto a 4 mani dagli autori, è invece un libro dalla forte vocazione pratica, che rappresenta un utile strumento per una analisi completa e puntuale delle più rilevanti novità introdotte dal decreto legislativo del 27 ottobre 2009.
Nel suo intervento il prof. Vallebona ha sostenuto come la riforma “Brunetta” rappresenti una positiva inversione di tendenza rispetto alla «irrazionale ed inconsapevole stratificazione» di cui il diritto del lavoro italiano è frutto. Gli elementi più significativi di questo processo sarebbero rappresentati, ad avviso del professore, proprio dalla ridefinizione del potere sindacale messo in atto dalla riforma, e dal ristabilimento del principio di autorità nelle dinamiche relative alla regolamentazione del lavoro pubblico, che sarebbero in grado di porre in essere forme diverse di tutela dei lavoratori, egualmente garantiste, ma maggiormente in linea con l’interesse pubblico.
L’intervento del dott. Lucibello ha posto l’attenzione sulla problematica relativa all’attivazione del ciclo di performance prevista dalla riforma, in assenza di una compiuta riorganizzazione dell’assetto dei bilanci pubblici, e alla luce di una contrattazione collettiva ancora in corso.
L’esigenza, dichiarata dal relatore, di una fase transitoria per l’attuazione di una riforma sotto molti aspetti complessa, è stata ripresa nel successivo intervento del dott. Martone. Il presidente della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità, dopo aver fatto riferimento al problematico rapporto tra il sistema delineato dalla legge n. 150 e le autonomie locali, di cui trattano, per altro, alcuni dei contributi del testo di Tiraboschi e Verbaro, ha evidenziato come il ciclo di valutazione delle performance disciplinato dalla stessa legge, se ancorato a criteri quali la trasparenza e la responsabilizzazione, può rappresentare un momento di fondamentale importanza per l’operato delle stesse organizzazioni sindacali.
Ancora a proposito dell’assetto tra legge e contratto delineato dalla riforma, il presidente Patroni Griffi ha affermato quanto sia più opportuno parlare, invece che di ribaltamento dei rapporti tra fonte eteronoma e contrattuale, di un diverso approccio alla questione relativa alle dinamiche sindacali nel quadro del rapporti di lavoro. Un approccio che, senza cancellare o ribaltare gli equilibri già esistenti, è in grado di rafforzarne i livelli di tutela.
Lo stesso relatore, dopo aver messo in evidenza la forte caratterizzazione multidisciplinare della riforma in questione, ha continuato a proposito della questione relativa alla valutazione, altro punto di grande interesse, e per questo già oggetto dei precedenti interventi. Dopo aver sostenuto che la chiave di lettura dei nuovi strumenti per la misurazione della performance va ricercata nel principio di responsabilità e trasparenza, Patroni Griffi ha sottolineato l’esigenza di dare attuazione alle citate innovazioni senza incorrere in costi ulteriori rispetto a quelli già sostenuti dalle amministrazioni per il funzionamento degli attuali sistemi di valutazione.
Nel corso del suo intervento il dott. Strano si è soffermato, invece, sul ruolo centrale che la dirigenza pubblica è chiamata ad assumere nel quadro della complessiva applicazione della riforma, in considerazione soprattutto delle pregnanti modifiche in materia di responsabilità dirigenziali, di organizzazione e valutazione del personale, oltre che di premialità.
Il dott. Savarino, infine, presidente dell’Associazione giovani classi dirigenti delle pubbliche amministrazioni, riprendendo l’intervento del dott. Strano, ha rilevato come la riforma costituisca una importante occasione per dare avvio ad un vero e proprio processo di rinnovamento culturale all’interno dell’intera amministrazione pubblica: un rinnovamento che dovrebbe partire dalla dirigenza, e realizzarsi attraverso percorsi di alta formazione in grado di coinvolgere l’intero apparato burocratico.