Il sistema degli enti locali e le riforme costituzionali

20.09.2005

1. Questo incontro offre l’opportunità di fare il punto sui processi di riforma del sistema istituzionale, in particolare dal punto di vista delle esigenze e aspettative delle autonomie locali. Mi limito ovviamente a fornire qualche considerazione sia di tipo teorico che legata alla valutazione delle vicende pendenti, conscio che il tema e i molteplici aspetti problematici connessi richiederebbero uno svolgimento ben più ampio e organico di quello che qui è possibile. D’altra parte, per molti aspetti posso semplificare il mio discorso, poiché mi riconosco sostanzialmente nella cornice e nel quadro generale che è stato delineato dal prof. Chieffi.
L’obiettivo che mi propongo è soprattutto quello di mettere a fuoco lo stato dell’arte (in chiaroscuro) del processo di attuazione della Repubblica delle autonomie, fondata sul principio del policentrismo autonomistico sancito dall’art. 5 della Costituzione, di recente sviluppato soprattutto con la riforma del Titolo V della parte seconda della Costituzione, approvata nel 2001. L’orizzonte è, quindi, quello della nuova statualità, che potrebbe per certi versi anche qualificarsi come via italiana al federalismo, nella consapevolezza che il forte potenziamento delle istituzioni territoriali, sia regionali che locali, prefigurato nelle norme costituzionali, delinea un modello in larga misura inedito (“un sistema a tre punte”, come ebbe a definirlo Francesco D’Onofrio nella relazione della bicamerale nel 1997 sulla forma di Stato), incentrato comunque sul netto superamento dello Stato monocentrico e sul potenziamento (più ampio possibile) delle autonomie territoriali come elementi costitutivi del sistema statuale.

di Gian Candido De Martin


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