Paolo Lazzara, Procedimento e semplificazione, il riparto dei compiti istruttori tra principio inquisitorio ed autoresponsabilità privata, Roma, Philos, 2005.

20.09.2005

Il lavoro analizza il percorso della semplificazione istruttoria in relazione al ruolo progressivamente assegnato all’interessato in vista del raggiungimento del risultato richiesto.
In questa prospettiva, il libro propone una revisione del principio inquisitorio attraverso un’analisi sistematica di tutte le regole che ispirano l’istrutttoria procedimentale: dovere di non aggravamento, obbligo di soccorso, par condicio. Nei procedimenti ad istanza di parte si fa strada, secondo l’A. il principio dispositivo e sorge in capo all’interessato anche una responsabilità per la mancata prova. Nella parte generale si svolge un’analisi comparativa sulle regole istruttorie che reggono il processo amministrativo.
Il lavoro segue l’evoluzione del sistema soprattutto alla luce dei nuovi principi di semplificazione. In una prima direzione, si analizza l’alleggerimento delle incombenze pubbliche che si traduce in un aggravio della posizione dell’interessato: questi, sempre più spesso, è chiamato ad assumere su di sé pesanti responsabilità istruttorie ed a compiere le relative attestazioni ufficiali. L’amministrazione, d’altra parte, si riserva di interdire l’intrapresa privata o di verificare, in ogni tempo, la effettiva sussistenza delle condizioni e dei requisiti prescritti. Tale sistema regolativo, peraltro, non manca di porre qualche problema in ordine alla compatibilità di alcune discipline con il principio della completezza istruttoria e di legalità. In questo senso rileva un orami consolidato orientamento della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia CE.
D’altra parte, il principio del non aggravamento si traduce in un canone interpretativo favorevole al privato che si collega alla regola della congruità delle forme (procedimentali) allo scopo. Si segna così la strada dell’antiformalismo nell’interpretazione delle incombenze poste in capo ai titolari di interessi pretensivi.
Lo stesso principio di congruità delle forme allo scopo segna ormai anche il regime dell’azione procedimentale amministrativa. È sembrato utile in tal senso analizzare le recenti innovazioni legislative (L. 15 del 2005) in relazione alla c.d. “irrilevanza” dei vizi di forma (art. 21 octies comma 2 nuova legge 241/1990).
La parte speciale si sofferma infine su alcuni istituti che rappresentano emblematicamente questi percorsi della semplificazione. Viene analizzata, in questa prospettiva, la disciplina sulla «dichiarazione di inizio di attività», da una parte, e quella in materia di «dichiarazioni sostitutive di certificazione e di atti di notorietà», dall’altra. Solo indirettamente vengono considerati anche alcuni aspetti sulla disciplina del silenzio – assenso.
Il lavoro risulta aggiornato rispetto alla importante significativa intervenuta con le leggi n. 15 e n. 80 del 2005. L’evoluzione del sistema – conclude l’A. – continua a svolgersi nella direzione della progressiva liberalizzazione delle attività private di guisa da segnare un nuovo equilibrio nella relazione pubblico – privato. La nuova disciplina – si constata – segna la definitiva scomparsa del regime autorizzatorio ormai sostituito da una sorta di «procedimento in autocertificazione» interamente svolto dal privato ed idoneo a condurlo verso l’effetto abilitante auspicato. Si riducono progressivamente i sistemi di condizionamento ex ante delle attività private in funzione di cura dell’interesse pubblico, mentre si rafforzano i compiti di verifica e controllo successivi.

recensione a cura di Vincenzo Antonelli