La pubblicazione del 3° Rapporto sulla coesione economica e sociale ha concluso la prima fase del processo di riforma della politica regionale europea. Il Rapporto, infatti, delinea i nuovi contorni della solidarietà comunitaria in un contesto generale rivoluzionato da un allargamento senza precedenti nella storia dell’Unione.
L’articolo ripercorre le fasi principali dell’iter di redazione del Rapporto ed analizza il metodo seguito dalla Commissione per pervenire ad una proposta condivisa dalla maggior parte degli operatori. La difficoltà dell’esercizio, in presenza di obiettivi divergenti e spesso conflittuali, acuisce l’interesse verso questo processo che ha coinvolto nell’arco di tre anni i rappresentanti dei 25 Paesi membri, le autonomie locali, il mondo associativo oltre a numerosi gruppi di pressione. Tali lobby a carattere transnazionale (regioni periferiche europee, regioni appartenenti all’obiettivo 1, regioni montagnose, ecc) hanno assunto posizioni che in alcune circostanze hanno messo in crisi gli stessi governi nazionali.
I contrasti sul modello di riforma sono stati comunque generalizzati. A livello del Consiglio europeo gli Stati contributori netti si sono posizionati contro una politica regionale ambiziosa considerando il costo dell’allargamento un peso insostenibile per le finanze nazionali. D’altro canto gli Stati tradizionali beneficiari delle sovvenzioni europee (Grecia, Portogallo e Spagna) si sono schierati con i nuovi Paesi membri a sostegno di una politica di coesione generosa, i primi per difendere i privilegi acquisiti, ed i secondi in nome dell’uguaglianza di trattamento rispetto agli allargamenti precedenti.
A livello della Commissione il conflitto non è stato meno duro tra i fautori di investimenti massicci nelle politiche settoriali (trasporti, ricerca, innovazione, ecc), al fine di conseguire i risultati macroeconomici preconizzati dal Consiglio di Lisbona, ed i difensori di una politica comunitaria che faccia della coesione il perno delle strategie europee.
La partecipazione attiva delle autonomie locali al dibattito ha caratterizzato l’intero iter di riforma. Le regioni, unitamente alle grandi e medie città, supportate dalle associazioni di categoria, hanno fatto sentire la propria voce a difesa di una politica regionale in grado di intervenire non solo a favore dei territori maggiormente sottosviluppati ma anche a sostegno di quelle realtà caratterizzate da un ritardo dovuto alla posizione geografica (territori ai margini dei grandi flussi commeriali) o a cause economiche contingenti (ad esempio le riconversioni economiche).
Il 3° Rapporto di coesione cerca, quindi, di trovare il bandolo della matassa tra le molteplici spinte contrastanti ed offre al Consiglio europeo una base solida di discussione in vista dei negoziati sui nuovi regolamenti finanziari. Di fatto, l’iter d’adozione del Rapporto costituisce un esempio illuminante delle difficoltà presenti nella nuova Unione frammentata dalle tante diversità. In questo contesto, la Commissione non ha rinunciato a dare piena attuazione al principio di partenariato facendo ricorso a strumenti innovativi di comunicazione (forum, rapporti periodici, siti internet, ecc.) per permettere a tutti gli interlocutori di contribuire in presa diretta all’evoluzione della riforma.
L’articolo dà conto di tutti questi aspetti senza dimenticare l’influenza che altri avvenimeti hanno avuto sulla riforma della politica regionale come l’elaborazione della Costituzione europea e la ricerca di misure utili per combattere la stagnazione economica.