Il futuro dell’Europa : riflessioni sulla “Pausa di riflessione”

30.01.2006

Il Consiglio europeo di dicembre ha raggiunto, sotto la presidenza di Tony Blair, il tanto auspicato accordo sulle prospettive finanziarie allontanando l’Unione da una crisi di vaste proporzioni che non avrebbe mancato di avere maggiori effetti sui suoi futuri assetti.
In realtà una crisi avrebbe potuto anche essere salutare per un’Unione che, dopo l’allargamento a 27 e dopo la bocciatura franco-olandese del trattato costituzionale, stenta a ritrovare la giusta dimensione al suo interno, come nel contesto internazionale.
Diceva Jean Monnet che ”l’Europa si sarebbe fatta attraverso le crisi e che essa sarebbe stata la somma delle soluzioni che l’Europa avrebbe portato a queste crisi”. Ma questa volta i leaders dell’Unione non erano pronti a affrontare una situazione che avrebbe richiesto coraggio, immaginazione, leadership. Ed è proprio la mancanza di queste componenti che ha spinto il Consiglio Europeo ad accordarsi sulla base del minimo comune denominatore grazie anche a una rinnovata Germania che sembra voler tornare sulla scena europea con una Angela Merkel determinata a riaffermare il ruolo di Berlino nei confronti dei Nuovi Stati e favorire una maggiore integrazione dell’Europa.
La crisi tuttavia è stata rinviata solamente a più tardi in quanto le decisioni adottate sulle prospettive finanziarie rappresentano il minimo indispensabile per condurre avanti le politiche “vecchie” dell’Unione, per rispondere ai bisogni più impellenti dei nuovi membri, per mantenere ancora una parvenza di solidarietà nell’Unione allargata.

di Rocco Antonio Cangelosi


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