Il diritto alla salute e ad un ambiente sano – Resoconto convegno

04.04.2005

Ciclo lavori “I diritti dei cittadini nella nuova Europa – L’Europa e i diritti dei consumatori”
Relatrice prof.ssa Anna Bartolini
Fondazione Europea Dragàn
Roma, 22 marzo 2005

Si è svolta il 22 marzo scorso, presso la sede di Foro Traiano in Roma della Fondazione Europea Dragàn, la conferenza sul tema de “Il diritto alla salute e ad un ambiente sano”, con la relazione della prof.ssa Anna Bartolini.
Dopo i saluti, il segretario generale della Fondazione, dott. Guido Ravasi, inizia il suo intervento avvertendo l’uditorio che, con la considerazione odierna sui diritti nel contesto europeo, il ciclo di lavori prende un indirizzo ben preciso e importante: i diritti dei consumatori.
I cittadini europei spesso, al di là delle dichiarazioni di principio, sono lasciati ai margini del processo di costruzione ed integrazione comunitaria, per questo nei lavori ci si occuperà dei cittadini e dei temi che sotto molte angolature diverse li riguardano più da vicino, una di queste, tra l’altro non ben conosciuta, è la dimensione dei cittadini in quanto consumatori: una realtà che investe la nostra esistenza e vita quotidiana riguardandoci tutti da vicino, infatti, siamo tutti consumatori e veniamo in contatto giornalmente con prodotti alimentari e non alimentari, viviamo in un determinato ambiente, abbiamo la necessità ad una tutela dei nostri legittimi interessi economici – si pensi al caso Parmalat, Cirio e Argentina – abbiamo diritto ad essere informati come consumatori, rappresentati e difesi. In sintesi tutti questi aspetti coinvolgono ampi settori della nostra vita e ci vedono coinvolti volenti o nolenti, consapevolmente o inconsapevolmente.
Si è soliti distinguere appunto 6 categorie di diritti fondamentali dei consumatori: la tutela della salute, la tutela degli interessi economici, il diritto ad essere informati, difesi, rappresentati, il diritto a vivere in un ambiente sano.

Parlare dei fondamenti, delle basi giuridiche e dei riferimenti normativi della tutela dei consumatori significa parlare di Unione Europea e di legislazione comunitaria, anche se è da sottolineare che non è sempre stato facile il rapporto tra Europa e movimenti consumeristici.
In Europa il Vertice di Parigi della metà anni ’70 costituisce l’embrione della politica europea in materia di consumi, allorché i capi stato e governo per la prima volta manifestarono l’intenzione di delineare una politica che andasse in questa direzione. Solo nel 1987 l’Atto unico europeo introduce nel Trattato la nozione di consumatore, a tale proposito il dott. Ravasi ricorda l’art.100 che autorizza la Commissione europea a proporre misure per proteggere i consumatori. In seguito il concetto di consumatore vive un’evoluzione con la costituzione del Consiglio dei consumatori dell’Unione Europea, di cui la relatrice della conferenza la prof.ssa Bartolini è un autorevole membro. La crescita dell’interesse per i consumatori è confermato dal Trattato sull’Unione Europea di Maastricht del 1992, fondamentale perché eleva la protezione dei consumatori al rango di politica comunitaria a pieno titolo, al proposito il dott. Ravasi ricorda l’art.129A che ne compone il quadro giuridico di base. È da ascrivere al successivo Trattato di Amsterdam del 1997, in vigore dal 1999, un nuovo impulso alla materia: l’art.153 afferma che la politica dei consumatori deve investire trasversalmente tutte le altre politiche europee, aggiungendo che spetta agli Stati monitorare che ciò avvenga. Il Trattato di Nizza in vigore dall’inizio del 2003, attribuisce ai diritti dei consumatori pieno riconoscimento e vengono richiamati questi diritti unitamente alla necessità di partecipazione delle loro rappresentanze in organismi istituzionali europei.
Non poteva mancare tale riconoscimento ovviamente nel Trattato che istituisce la Costituzione europea, sottoscritta a Roma 29 ottobre 2004, dove viene sancito che, al fine promuovere l’interesse dei consumatori e assicurare un livello elevato di protezione degli stessi, l’Unione contribuisce a tutelarne la salute, sicurezza ed interessi economici, promuove il diritto all’informazione, educazione e organizzazione per la salvaguardia i loro interessi; seguono gli art.3 e art.235 del trattato Costituzionale con le indicazioni sugli strumenti giuridici deputati a tale propositi.

Avviandosi alla conclusione della propria introduzione, il dott. Ravasi ricorda che la conferenza odierna verterà su due diritti fondamentali: il diritto alla salute, ripartito in sicurezza alimentare e sicurezza generale dei prodotti non alimentari, e il diritto ad un ambiente sano.

Segue una presentazione al pubblico della prof.ssa Anna Bartolini: fondatrice nel 1973 del comitato difesa dei consumatori, per un decennio dirige l’ufficio studi del centro internazionale documentazione europea di Milano, è docente di corsi universitari e parauniversitari a Torino, Bologna e Roma, nel 2000 viene nominata dal Ministro Letta presidente del Consiglio Nazionale Consumatori e Utenti e riconfermata dal Ministro Marzano nella legislatura successiva, è membro del Consiglio dei Consumatori UE, docente presso IULM di Milano, consulente per il Corsera dal 1970 e per la trasmissione Mi manda rai tre, autrice di dieci volumi su argomenti consumeristici e non.

Ringraziando il dott. Ravasi della presentazione, prende la parola la prof.ssa Bartolini cominciando la trattazione sull’argomento della salute, ricordando che il 15 marzo scorso è stata la giornata mondiale del consumatore. Questa iniziativa è collegata alla comunicazione data in tale data dall’allora presidente USA, John Fitzgerald Kennedy, al Congresso del 1962, che lanciò i diritti dei consumatori come sopra enunciati partendo dal presupposto per cui i paesi ad economia capitalista sviluppata, per proseguire nel loro sviluppo, necessitavano che “dall’altra parte del tavolo” ci fossero persone cui fossero riconosciuti dei diritti.
L’episodio storico è stato d’importanza fondamentale anche per l’Europa, ché partendo dalle stesse esigenze e bisogni che hanno guidato gli USA in tale direzione ha visto riversarsi gli effetti anche nel proprio spazio culturale e geografico.

Sempre nella data del 15 marzo il commissario europeo per i consumatori, il cipriota Markos Kyprianou, ha lanciato una piattaforma contro obesità,. Tale argomento per la prof.ssa Bartolini è strettamente aderante alle tematiche dei consumatori. L’obesità è considerata la malattia del XXI° secolo: negli USA il 66% della popolazione è obesa o in sovrappeso e nel futuro immediato si calcola che più del 50% sarà diabetico; in Europa 400000 bambini ogni anno sono classificati come obesi, questo deve farci riflettere alle conseguenze sulla salute della popolazione e sui bilanci della sanità, per cui l’obesità incide in una percentuale che va dal 2 all’8%. Sempre nell’Unione Europea in testa alla poco edificante classifica dell’obesità si trova la Gran Bretagna, ma anche paesi mediterranei come la Grecia stanno scalando posizioni a causa dei cambiamenti incontrollati nei costumi alimentari che si manifestano con incrementi nei consumi di zuccheri, grassi e proteine animali. Fortunatamente gli italiani sono indietro in tale graduatoria, anche se il 30% di bambini dai 7-15 anni rientra nella fascia obesità.

Una piattaforma non è coercitiva, la buona salute non può essere imposta per regolamenti e direttive, tutti sono interessati e tutti devono contribuire alla soluzione ad un problema che dai dati evidenziati è comune, dunque nella piattaforma sono partner non solo l’Unione Europea, come coordinatrice, ma anche le industrie alimentari, il mondo della pubblicità, la scuola, i consumatori e le loro organizzazioni, insomma tutti i protagonisti della scena economica.
L’unione ha quindi incominciato non adottando forme imperative bensì fornendo un programma per informare nelle scuole, la III età, richiamando attività particolari, i media, i giornali, allargando ad una vasta pletora di soggetti il proprio intervento.

Prendendo a riferimento la prossima riedizione di un sua opera sull’alimentazione, scritta per la prima volta dalla prof.ssa Bartolini nel 1984, la relatrice afferma come la prefazione sia completamente cambiata, per cui la correttezza dei costumi alimentari non è più tesa, come nella prima edizione, alla conquista di un fisico bello e tonico, bensì alla esigenza primaria di sopravvivenza, cui il sovrappeso mina a causa delle tante e varie malattie che provoca.
Trattando del rapporto salute e alimentazione, si evidenzia come, grazie all’implicita adeguatezza verso le nostre abitudini di vita, la dieta mediterranea sia ancora confermata come la migliore. La storia della dieta mediterranea può farsi risalire agli anni ’55-’60, il prof. Hansel Kiss, nel Cilento osservò che dalla popolazione italiana erano assenti sintomi del diabete e arteriosclerosi, già molto presenti invece nella popolazione USA. Il prof. Kiss capì che tutto era legato all’alimentazione: pasta, pomodoro, verdura e frutta, olio. A conferma della sua teoria scambiò le diete di un gruppo sotto osservazione di italiani con un gruppo finlandese abituato a nutrirsi di aringhe, birra, grassi e derivati del latte; dopo soli due mesi si scambiarono anche gli stati di salute ed i sintomi compromettenti. La relatrice a tale proposito rimarca come l’industrializzazione ha comportato la crisi della dieta mediterranea, che in tutta Europa si parla di riprendere come modello alimentare.

L’Unione Europea ha elaborato dieci anni addietro delle linee guida in ambito di salute alimentare, in base anche ai risultati e ricerche di cui sopra, che diedero luogo al modello di eurodieta.
Allora tale modello fu accantonato, perché le priorità in epoca di consumismo spinto erano aumentare i volumi di scambio e la produttività, che oggi, secondo la relatrice, stiamo pagando, per essere stati lassisti sotto l’aspetto della tutela della salute e aver invece dato priorità agli sviluppi degli scambi commerciali.

I problemi, inoltre, in ambito di sicurezza alimentare sono sempre più ampi e articolati. Per questo la sicurezza alimentare è un fattore che ci appartiene come consumatori se siamo molto ben informati ma è soprattutto una scelta che compete ai nostri amministratori locali e centrali, cui è attribuita la responsabilità della scelta di politiche alimentari capaci di tenere lontani anche i rischi.
Viene citato il caso recente in Belgio dove è stata scoperta, grazie ai continui controlli e al monitoraggio costante del servizio veterinario europeo, una mucca molto anziana malata di BSE, questo a conferma dell’importanza di politiche attive di controlli e sicurezza per gli alimenti. Il caso recentissimo del latte lombardo, dove la parte necessaria per la produzione del latte a lunga conservazione (uht) derivava da processi fraudolenti, ultra filtrazione con l’aggiunta di proteine non ammesse per l’alimentazione umana, messi in atto da produttori della Francia del nord. Il caso del pesce, in cui la legislazione europea, molto severa, impone informazioni obbligatorie da dare ai consumatori ma che sono difficili da attuare per la carenza di strumenti e conoscenze scientifiche che permettano di rispettare quanto viene richiesto dalla normativa.
La relatrice informa, a proposito dell’impegno nei controlli sui prodotti alimentari e non messi in atto dalla Unione Europea, del sistema “allerta rapido”, altrimenti noto come RAPEX, grazie al quale vengono costantemente monitorati prodotti potenzialmente pericolosi e repentinamente comunicata la pericolosità al pubblico.
Per questo è importante insistere sul rispetto e osservanza delle normative da parte dei consumatori, per il vantaggio reciproco di tutti gli attori economici, dai consumatori ai distributori ai produttori.

Avviandosi alla conclusione la prof.ssa Bartolini declama i dieci rischi per la sicurezza alimentare: rischio igienico degli alimenti causato dalla velocità degli scambi; importazioni e stive mal gestite che causano sviluppo di agenti patogeni; irraggiamento con raggi gamma degli alimenti, specie per carni e tuberi; binomio tempo-temperatura, si possono avere dei rischi nella surgelazione se si interrompe la catena del freddo che causano lo sviluppo di agenti patogeni; cattiva qualità alimenti, per esempio lo stress vissuto dagli animali da macellazione, affrontato dall’unione europea con le politiche sul benessere degli animali; circolazione di merci con alti residui di contaminanti non intenzionali, causati da fattori esterni e non direttamente imputabili all’attività agricola; residui di contaminanti intenzionali; presenza di additivi coloranti e aromatizzanti negli alimenti; non considerazione della salute e benessere degli animali, a tale proposito la prof.ssa Bartolini prospetta che, in base a studi del servizio veterinario europeo, l’attenzione per le condizioni di salute e benessere animale avrebbe potuto ridurre il fenomeno BSE; nuovi cibi: entriamo in ambito ogm per cui è corretto, quando il rischio non sia ancora dimostrato, osservare il principio di precauzione; attualmente in merito è possibile una classificazione di paesi in tre tipi: paesi ogm free, dove sono liberamente importati e coltivati i prodotti ogm, paesi che hanno scelto la segregazione di tale tipo di coltivazioni, paesi dove vige la coesistenza, come l’Italia, lasciando facoltà alle regioni di valutare dove, quando e perché permettere coltivazioni ogm.
Al tema della sicurezza alimentare il commissario Kyprianou dà un’importanza strategica tanto che nel programma 2007/2013 dei consumatori, la parte salute e sicurezza alimentare sono quelle più importanti: il motivo è il progresso e l’avanzamento degli studi e ricerche in tale campo, che necessitano aggiornamenti periodici e sistematici, fondamentali per la tutela della salute.

Prof.ssa Bartolini conclude la propria relazione, riprende la parola il dott. Ravasi ringraziando la professoressa per questo primo incontro e dando inizio al dibattito con l’uditorio.

Sollecitata da un intervento del pubblico la prof.ssa Bartolini interviene sull’ambiente, poco trattato nella sua relazione per motivi di tempo, affermando l’arretratezza che ancora caratterizza tale sfera di intervento, perché i progetti a livello europeo e mondiale adottati, si pensi al protocollo di Kyoto, rendono comunque difficilmente recuperabile e ripristinabile la situazione ex ante le conseguenze negative dei processi produttivi delle aziende inquinanti. Il problema dell’ambiente, afferma inoltre la relatrice, dev’essere in prima parte una responsabilità dei cittadini e dei consumatori non calata dall’alto, questi attraverso il comportamento vizioso o virtuoso, facilmente perseguibile attraverso atteggiamenti responsabili di facile adozione, dalla raccolta differenziata all’uso dei mezzi pubblici ai consumi ecosostenibili, condizionano il proprio habitat. Successivamente maturata la nostra coscienza civica, possono essere indirizzate le politiche ambientali e gli indirizzi delle pubbliche amministrazioni. Il suggerimento della relatrice è di partecipare alla gestione e difesa dell’ambiente a partire dalla minima unità sociale: la famiglia, il quartiere e così di seguito mettendo insieme gl’interventi dei molteplici soggetti pubblici e privati, singoli e collettivi.
Autorità pubbliche e responsabilità specifiche: la relatrice afferma che molto poco si fa e l’attenzione è bassa da parte dell’autorità pubbliche, ad esempio per i controlli nel caso del latte in Lombardia. La struttura portante della difesa dei consumi, secondo la prof.ssa Bartolini, sono i consumatori stessi – direttamente vessati dalle potenziali conseguenze pregiudizievoli – attraverso il loro comportamento, l’attività di denuncia e di segnalazione. Molto critiche sono a questo proposito le osservazioni della prof.ssa Bartolini verso l’operato delle autorità pubbliche, sia in termini di comunicazione ed informazione verso i cittadini sia in termini di attività e risultati. Da un intervento del pubblico, emerge come parte del problema sia imputabile alla carenza di risorse, strutture e formazione adeguata a fronteggiare le situazioni che possono potenzialmente danneggiare i consumatori.
Educazione: in molti paesi UE l’educazione al consumo è materia di educazione scolastica, cosa che non si è riuscita ad ottenere nei programmi scolastici italiani, nonostante i documentati risultati positivi di alcuni progetti pilota. Tra l’altro la materia dell’educazione al consumo, se instillata fin dall’inizio del percorso formativo dei giovani, aumenta la coscienza critica ed il confronto costruttivo tra i soggetti del mercato. Con quest’ultimo intervento termina la relazione della prof.ssa Anna Bartolini.