Presentazione del II rapporto dell’Osservatorio Comunicazione Ambientale d’Impresa
23 giugno 2005
Ambiente e impresa: valori in crescita. Con questo titolo il comunicato stampa della editoriale Nuova Ecologia ha proposto al pubblico la giornata del 23 giugno, dedicata alla presentazione del II Rapporto dell’Osservatorio comunicazione ambientale d’impresa, elaborato dall’Istituto Databank, alla presenza di esponenti del mondo industriale finanziario e dell’ambientalismo. Dalla ricerca, infatti, che ha fotografato la complessa realtà delle aziende, anche multinazionali, che operano nel nostro paese, emerge come sia in costante e progressivo aumento il numero di quelle impegnate nello sviluppo economico sostenibile, di cui le tematiche ambientali costituiscono il più affermato ma non esaustivo ambito d’intervento, altrimenti noto come responsabilità sociale d’impresa.
Nei locali della Casa del Cinema di Villa Borghese in Roma, lo scorso 23 giugno, si è svolta la presentazione annuale del II Rapporto elaborato dall’Osservatorio comunicazione ambientale d’impresa. La giornata di lavori, moderata dal giornalista Antonio Cianciullo, si è svolta in due sessioni: nella prima, alla presenza dei responsabili di Legambiente e dell’editoriale La Nuova Ecologia, sono stati illustrati da Sergio Meacci, amministratore delegato Databank, i risultati della ricerca svolta dall’Istituto demoscopico.
Nella seconda, si è svolta una tavola rotonda con esponenti del mondo imprenditoriale, finanziario, universitario e ambientale, tesa ad esaminare la comunicazione ambientale come fattore di competitività per il sistema paese.
La prima sessione di lavori è stata introdotta da Massimiliano Postillo, amministratore delegato de La Nuova Ecologia, il quale evidenzia come il tema dello sviluppo sostenibile sia alla base della scienza economica fin dalla sua nascita. Infatti, citando Aristotele, ricorda che “l’economia è scienza che si dedica al bene umano, certo esso è desiderabile anche quando riguarda una sola persona ma è più bello e più divino se riguarda un popolo e le città”. La tensione dell’impresa verso la soddisfazione delle legittime pulsioni socio-ambientali degli stakeholders non è un elemento da aggiungere ai tipici comportamenti aziendali ma una componente strutturale della strategia d’impresa, ciò nella convinzione che non vi sia contrasto tra guadagno ed etica. La verità delle comunicazioni, il rispetto del consumatore, il miglioramento di prodotti e servizi, l’impegno di azioni precise, vere e coerenti: questi sono i componenti della nuova impresa, che si caratterizza per coesione sociale e sviluppo sostenibile.
Antonio Cianciullo, interviene sottolineando come, a proposito del rapporto tra competitività e difesa dell’ambiente, vada evidenziata l’intensità fra le dichiarazioni autoreferenziali e la loro effettiva implementazione: “tra il dire e il fare”. Costatando, infatti, le rilevazioni analitiche su pressione antropica, soprattutto nei grandi agglomerati urbani, la prospettiva di popolazioni in aumento ed il rapporto etico con altre specie viventi, il prelievo di risorse come processo da ottimizzare, si sottolinea come l’ambientalismo, non in senso integralista ma come approccio scientifico e pragmatico verso l’ambiente e il patrimonio di risorse da poter prelevare in modo sostenibile, sia oggi una necessità.
Francesco Ferrante, direttore generale Legambiente, riprendendo gli interventi dei precedenti relatori e affrontando nel dettaglio la comunicazione ambientale d’impresa, evidenzia come cresca e si affermi il valore e l’importanza della questione ambientale, e la ricerca di un legame con gli stakeholders, nelle imprese e negli enti locali. La criticità emersa dai dati è l’attendibilità della misurabilità degli effetti e la correttezza delle metodologie di responsabilità sociale d’impresa, come e cosa si comunica: “per dire il fare”. A tale proposito, il relatore stimola le imprese, impegnate verso tematiche ambientali, a coinvolgere i comunicatori aziendali interni anche nei processi decisionali, altrimenti, sottolinea, il rischio è di attuare solo attività di greenwashing, non integrate in politiche aziendali, un bluff che i cittadini, ormai organizzati e sempre più competenti, riconoscono e puniscono.
Giorgio Cesari, direttore generale Apat, nota come la comunicazione ambientale sia opportunamente perseguibile non solo dalle imprese intese in senso industriale, ma anche da tutti quei contesti organizzativi che producano beni e servizi: agenzie pubbliche, associazioni, ONG. Conclude rilevando come la comunicazione, pur presente, possa essere migliorata continuativamente, tesa verso la condivisione di obiettivi per superare le opposizioni, dando origine ad ingerenze che possono diventare positive tra agricoltura, industria e risorse.
A questo punto Sergio Meacci, AD della Databank, presenta il II Rapporto elaborato dalla sua società di ricerca su un campione di 1098 aziende grandi e medio grandi (per i dati di ricerca si rinvia al sito www.lanuovaecologia.it e www.databank.it). Si evince come i temi della comunicazione e dell’impegno ambientale, del marketing etico e della responsabilità sociale rappresentino un valore diffuso e consolidato tra le principali imprese italiane. È, infatti, cresciuta in maniera notevole la diffusione del fenomeno, specie tra le grandi imprese ed è aumentata la consapevolezza che le tematiche socio-ambientali siano un fattore strategico per la crescita delle aziende, attuandosi, quindi, la sistematicità degli approcci, diffondendosi sempre più la certificazione di qualità e la produzione di bilanci ambientali e report etico-sociali.
Nella seconda sessione di lavori si è svolta la tavola rotonda alla presenza di rappresentanti di settore, che si sono confrontati mettendo in discussione i propri punti di vista e le proprie esperienze.
Giancarlo Coccia, responsabile ambiente Confindustria, ha rimarcato attraverso il successo del progetto Ecoimpresa e l’aumento del numero di certificazioni di qualità e ambientali la rilevanza della tematica dello sviluppo sostenibile nel mondo imprenditoriale. La tematica ambientale, per le aziende più evolute, non è solo momento di comunicazione ma regola l’intera strategia d’impresa. Il ruolo della comunicazione è in aumento e continuerà così per adempiere gli impegni nazionali ed internazionali assunti dalle nostre istituzioni e dal mondo produttivo: protocollo di Kyoto, politica integrata di prodotto (IPP). Le criticità che vengono sollevate attengono il ritardo sulla comunicazione verso i territori e sulle scelte strategiche che i territori stessi devono fare, le conseguenze spesso sono l’utilizzo pretestuoso dell’ambiente per il blocco delle scelte o come oggetto di controversie.
Giovanna Amato, direttore sviluppo sostenibile Dexia-Crediop, testimonia il pensiero del settore bancario riferendo come la solidità ambientale d’impresa sia significativa per il sistema creditizio sotto molteplici aspetti: dall’impatto reputazionale sulle banche, verso i propri clienti e risparmiatori, finanziatrici di imprese non socio-ambientalmente responsabili, alla “bancabilità” di progetti d’impresa che sappiano coniugare l’orientamento al profitto con logiche di sostenibilità. La relatrice sostiene, richiamandosi ad alcuni interventi precedenti, come sia necessario “fare oltre che comunicare e comunicare ciò che si fa” perché solo rendicontando di fatti misurabili si può essere accountable, con un ulteriore vantaggio: conoscere se stessi (autocoscienza aziendale).
Marco Frey, Scuola S. Anna di Pisa, nel suo intervento commenta i dati di una recente indagine di Eurobarometro sulla considerazione dei cittadini europei, dei vecchi e nuovi paesi aderenti, rispetto alla situazione economica-socio-ambientale, confermando in sostanza quanto affermato dai precedenti relatori: crescita dell’importanza delle tematiche socio-ambientali, sia negli approcci politici delle pubbliche amministrazioni sia nelle implementazioni che ne danno le aziende, per la valutazione della qualità di vita.
Proprio sul ruolo delle pubbliche amministrazioni verso lo sviluppo sostenibile, conclude la giornata Giancarlo Longhi, direttore generale Conai, richiamandone la responsabilità nel dare l’esempio e nel capire l’importanza delle tematiche e redarguendone il comportamento avuto fino ad oggi, evidenziando come l’applicazione di modelli di comunicazione sostenibili, promossi e curati in primis dalle istituzioni siano l’unica via di uscita da posizioni di scontro, come dimostrano gli episodi che emergono quotidianamente e vedono contrapposti utenti e cittadini da un lato, contro enti territoriali dall’altro, per quanto riguarda lo sviluppo di politiche ambientali (la costruzione di termovalorizzatori, l’allocazione di discariche, lo smaltimento dei rifiuti)