La riduzione a livelli minimi del divario digitale, meglio noto come digital divide, è l’obiettivo primario dell’agenda digitale europea.[1] Le variabili che determinano una situazione di ritardo nell’utilizzo di tecnologie digitali sono molteplici e sono riassunte nel Digital Economy Society Index (DESI): Connectivity, Human Capital, Use of Internet, Integration of Digital Technology, Digital Public Services[2]. In particolare l’assenza di una rete capillare diramata su tutto il territorio riduce fortemente la possibilità e la capacità dei cittadini europei di connettersi.
Secondo le stime, la metà della crescita della produttività nell’UE nel primo decennio di questo secolo è attribuibile alle ICT[3] (Information and Communication Technologies). Lo sviluppo delle reti digitali è dunque fondamentale per la coesione economica dell’Unione e per questo motivo i punti su cui verte l’Agenda Digitale europea sono: accesso per tutti alla banda larga veloce (30 Mbts); accesso alla banda ultra larga (100 Mbts) almeno alla metà della popolazione europea; utilizzo dei servizi di e-government per un cittadino dell’UE su due entro il 2015; raddoppiamento degli investimenti pubblici nel settore R&S in materia di ICT.
In Europa, la rilevazione dei dati concernenti il digital divide del 2013 ha fatto emergere una situazione decisamente migliore rispetto a quella prospettata nel 2007 ma ancora non del tutto soddisfacente. Infatti, sebbene in alcune regioni si sia arrivati a superare il 90% di copertura del territorio, in molte altre (la maggior parte) la superficie coperta dalla banda larga risulta essere inferiore al 70%. È emerso, inoltre, un divario importante tra zone urbane e zone rurali, con le prime in netto vantaggio sulle seconde. Si è dunque ben lontani dall’obiettivo comunitario che aveva previsto, già dal 2013, la l’estensione della banda larga sull’intero territorio dell’Unione Europea.
Per cercare di sopperire al gap strutturale che ancora interessa vaste aree del territorio europeo il Presidente della commissione europea, Jean-Claude Junker, nel suo discorso di insediamento ha dichiarato di voler mobilizzare 300 miliardi di euro da destinare agli investimenti per l’economia reale nei prossimi tre anni, parte dei quali dovrà interessare in particolar modo banda larga e agenda digitale.
Gli investimenti che la Commissione europea intende fare sulle infrastrutture per la banda larga e ultralarga sono un primo step essenziale e senza il quale non è possibile proseguire la corsa alla trasformazione in senso tecnologico della vita dei cittadini europei. Il raggiungimento di questo obiettivo è propedeutico allo sviluppo di altre meccanismi che la Commissione sta mettendo appunto, come ad esempio la creazione di una Digital Single Market Strategy, che prevede l’abbattimento dei confini tra gli Stati anche dal punto di vista della connettività.
Perché si riesca ad arrivare alla creazione di un sistema digitale diffuso, è necessario che ogni singolo Stato dell’Unione adotti in maniera rapida provvedimenti in linea con le normative europee e di conseguenza sviluppi infrastrutture che coprano l’intero del territorio.
Al momento attuale, la situazione è allarmante per il nostro Paese che risulta essere uno dei fanalini di coda, posizionandosi al 24° posto nell’UE a 28. Secondo i dati ufficiali, in Italia il 70% delle famiglie dispone di connessione a banda larga e coerentemente con i dati europei, i centri urbani risultano essere quelli maggiormente connessi con le zone rurali ancora in svantaggio[4].
Alla luce dei dati appena illustrati, il governo italiano si è mosso parallelamente all’Unione Europea istituendo, il primo marzo 2012, l’Agenda Digitale Italiana (ADI). Gli obiettivi dell’ADI, elaborati sulla base delle direttive europee, riguardano tutte le variabili precedentemente illustrate; in particolare è stato fissato l’obiettivo di raggiungere una copertura totale di banda larga (>30Mbps) in tutta la penisola italiana e entro il 2020 almeno il 50% delle famiglie italiane dovranno connettersi grazie alla banda ultra larga (>100Mbps).
A tal fine è stata creata una cabina di regia che si è occupata di analizzare la situazione attuale e elaborare la strategia per l’agenda digitale la quale, oltre a determinare i traguardi da raggiungere, ha anche ripartito le competenze. In questo sistema gerarchico, ai vertici del quale si colloca la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un ruolo fondamentale viene assegnato alle Regioni, le quali dovranno utilizzare i Fondi strutturali per poter dotare della banda Ultra Larga anche quei comuni meno connessi.
Il Governo Renzi, molto attento alla tematica del digitale, il 3 marzo 2015 ha approvato la “strategia italiana per la banda ultra larga” e “la strategia per la crescita digitale 2014-2020”. Entrambi i programmi, in linea con l’Agenda Digitale Europea, sono particolarmente ambiziosi e se rispettati porterebbero all’eliminazione del digital divide sul territorio italiano. Tra i provvedimenti troviamo: il completamento della copertura banda larga (utilizzando i fondi strutturali 2007/2013) e lo stanziamento di fondi per la banda ultra larga (al momento 900 milioni di euro provenienti per lo più da fonti comunitarie); sviluppo delle Smart Cities; ampliamento delle tecnologie a disposizione di pubblica amministrazione, scuola, sanità e giustizia.
Inoltre nell’ottica di riduzione della digital literacy sono stati ideati il programma dei Digital Champions e una Piattaforma Internet Corner, dove tutti gli utenti non in grado di utilizzare un computer posso recarsi per essere guidati nella fruizione del sistema.
Non da ultimo, una delle iniziative più rilevanti e interessanti per i cittadini è sicuramente Italia Login – La casa del cittadino, una sorta di ufficio anagrafe online all’interno del quale ogni cittadino avrà un profilo civico attraverso il quale potrà avere libero accesso a tutte le informazioni che lo riguardano in possesso della PA.
Strutture e strumenti utili all’amministrazione quanto al cittadino che se sviluppate in maniera efficiente possono apportare notevoli miglioramenti e facilitare la vita quotidiana, riducendo code agli sportelli, accelerando tempi di ricezione di documenti e razionalizzando il lavoro di impiegati pubblici. Strumenti in grado di operare efficacemente solo nel momento in cui anche il cittadino di un piccolo comune interno avrà la possibilità di connettersi alla banda larga, o meglio ancora ultra larga.
Secondo le rilevazioni di Infratel[5], società in house del Ministero dello sviluppo economico, ad oggi IL 3,4% del territorio italiano ha una connessione di 100 Mbps, e solo i grandi centri vedono una copertura di rete di 30 MB sopra il 50 %. Le regioni del Sud sono quelle in una situazione più sconfortante in quanto in queste regioni anche i grandi centri hanno una copertura di rete ferma tra i 2 e i 20 MG. Per questa ragione i bandi pubblici per la banda larga e ultra larga che dovrebbero utilizzare i fondi strutturali 2007-2013 hanno riguardato per lo più le regioni del Sud, e sempre secondo Infratel saranno proprio Calabria e Puglia le prime regioni d’Italia 100% a 30 Mbps. Il tool presente sul sito Infratel permette di vedere lo stato di avanzamento dei lavori comune per comune, il che mette in evidenza il fatto che le zone rurali e periferiche ancora oggi si trovano in digital divide e che la strategia digitale italiana se sviluppata in assenza di una rete capillare e diffusa non potrà che rendere ancora più difficili i rapporti tra amministrazione e cittadino in queste aree[6].
Inoltre, sebbene le idee del Governo in materia di digitale siano chiare, gli strumenti a disposizione appaiono limitanti e mal gestiti. Le dimissioni del DG dell’Agenzia per l’Italia Digitale Alessandra Poggiani sono solo una delle ultime vicende che mette in luce gli evidenti gap interni alla struttura dirigenziale che dovrebbe dettare linee guida efficaci e avere un peso preponderante sulla gestione dell’intero piano.
Regione Lazio, la più virtuosa del 2014
La Regione Lazio in un programma, intitolato “Con l’Europa, il Lazio cambia e riparte”, ha definito la ripartizione dei fondi SIE 2014-2020 per obiettivo tematico. Per l’agenda digitale del Lazio, inserita all’interno dell’OT2, sono stati messe a disposizione numerose risorse che serviranno a diffondere la banda ultra larga in tutta la Regione. Questa azione rientra nel “Programma Lazio 30Mega”[7], che considera il potenziamento infrastrutturale come condizione necessaria per lo sviluppo e l’innovazione del Lazio. Per la realizzazione del programma sono stati previsti due modelli di finanziamento: “modello A: intervento diretto” e “modello C: Incentivo”. Il primo prevede che l’intervento sia realizzato con fondi totalmente pubblici e quindi applicabile a quelle aree interessate dal fallimento di mercato in cui il privato non ha interesse ad investire, mentre il secondo prevede un progetto compartecipato, tra pubblico e privato.
I benefici che l’intera comunità regionale può ricavare da questo progetto particolarmente ambizioso non possono essere sottovalutati. Nella realtà attuale la velocità di connessione è fondamentale per lo sviluppo del sistema economico, per permettere anche alle regioni più isolate di essere competitive sul mercato globale. I vantaggi che qualsiasi cittadino può tratte da una rete capillare ed efficiente sono sotto gli occhi di tutti, e di conseguenza ogni cittadino dev’essere messo in condizione di usufruire di questi vantaggi. La rete è forse uno dei pochi strumenti che ha un ruolo trasversale, in grado di influenzare i diversi settori dell’economia. Mobilità, turismo, cultura, PA, occupazione, scuola sono solo alcuni dei settori che possono trarre benefici rilevanti dallo sviluppo di questa rete.
Questo programma così lungimirante, però, non tiene conto di gap strutturali rilevanti che interessano il territorio regionale, penalizzando ancora una volta i centri più piccoli, in cui l’innovazione e la tecnologia tardano ad arrivare. Si tratta di quelle zone periferiche in cui i termini banda larga, fibra ottica, 30Mbps risultano sconosciuti e dove la connessione raramente raggiunge i 7 Mbps, riducendo di molto la capacità competitiva delle economie locali. Zone rurali in cui lo spopolamento impera a causa della mancanza di servizi di qualsiasi genere, dove la mobilità è fortemente ridotta a causa delle linee di collegamento mal funzionanti e dove i servizi pubblici sono praticamente inesistenti. Si tratta di aree dove la sfiducia verso le istituzioni regna sovrana, dove i cittadini hanno l’impressione di essere contribuenti da sfruttare e dove i pochi investimenti pubblici hanno portato ben pochi benefici al territorio.
[1] Una nuova agenda digitale per l’Europa: 2015.eu Risoluzione del Parlamento europeo del 5 maggio 2010 sulla nuova Agenda europea del digitale: 2015.eu (2009/2225(INI))
[2] http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/digital-economy-and-society-index-desi
[3] Europe’s Digital Competitiveness Report (2010)
[4] Dati Eurostat, 2013
[5] http://www.infratelitalia.it/
[6] Vedi Monti L. ( a cura di) , Indagine digital divide e mobilità, Spunti per nove soluzioni di sviluppo territoriale, Ricerche del Comitato Scientifico FBV, Alter Ego, Viterbo 2014 e in particolare il cap. 1
[7] Per l’elenco dei comuni laziali beneficiari dei primi interventi consulta http://www.lazioeuropa.it/45_progetti_per_il_lazio-3/programma_lazio_30_mega_interventi_per_la_diffusione_della_banda_ultra_larga_nella_regione_lazio-33/stato_di_attuazione_del_programma-8/