Il 10 ottobre u.s. si è svolto a Roma, presso l’Autorità Garante della Concorrenza del Mercato (in seguito anche “l’Autorità”), l’European Consumer Day per celebrare i 10 anni di applicazione del Regolamento europeo 1/2003[1] e, contestualmente, i 24 anni di attività della stessa Autorità antitrust.
In apertura dei lavori, dopo il saluto iniziale del Presidente Giovanni Pitruzzella, il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha indicato, tra gli obiettivi della futura politica concorrenziale, la rimozione degli ostacoli in entrata ed uscita dal mercato ancora presenti in numerosi settori, la riduzione dei costi e la diversificazione dei prodotti offerti a beneficio dei consumatori finali, nonché l’incremento del potere di advocacy da parte dell’Autorità, in particolare, attraverso l’utilizzo della segnalazione per la legge annuale della concorrenza, sempre più strumento reale che dovrebbe trovare sbocco concreto nelle prossime settimane. A completamento di queste iniziative, non va dimenticata l’adozione da parte del Consiglio dell’Unione Europea della Direttiva sul risarcimento dei danni derivanti dalla lesione della normativa antitrust, prevista nel semestre italiano di presidenza europea.
Il Commissario (uscente) alla concorrenza, Joaquin Almunia, dopo aver ricordato le profonde trasformazioni apportate dal Regolamento n. 1/2003 – sostanzialmente traducibili in una maggiore applicazione uniforme del diritto europeo della concorrenza (nonostante la continua evoluzione dei mercati) –, si è soffermato sugli aspetti da modificare e potenziare, a partire da una migliore codificazione degli strumenti sanzionatori a disposizione della Commissione Europea e delle Autorità nazionali[2]. Almunia ha, altresì, rinnovato l’apertura all’estensione del potere della Commissione Europea in ordine alle operazioni di acquisizione di minoranze non di controllo. Al riguardo, come già suggerito in passato, si è spinto (in ciò condiviso anche da altri panelist) a ipotizzare l’emanazione di un regolamento – analogo a quello n. 1/2003 – proprio in materia di concentrazioni e fusioni, così da uniformare anche in questo ambito le regole del gioco concorrenziale.
A sua volta, il Prof. Antonio Tizzano ha evidenziato l’avvenuta evoluzione, nel corso degli anni, del diritto della concorrenza, che non deve più limitarsi a contribuire alla realizzazione del mercato comune, ma deve via via incidere maggiormente nella rimozione degli ostacoli al mercato a beneficio, in ultima analisi, dei consumatori finali. Ciò, naturalmente, sembra possibile solo se si addiviene a regole precise, chiare e comuni, in particolare, con riferimento ad alcuni aspetti procedurali riguardanti il private enforcement (su tutti, le problematiche in materia di diritto di accesso alle informazioni detenute dalle Autorità, specie in presenza di domande di clemenza).
Dalla prima tavola rotonda – connotata da un’approfondita analisi dell’approccio economico alle evoluzioni del diritto della concorrenza – è emersa la necessità di maggiore uniformità di regole organizzative e degli strumenti sanzionatori a disposizione delle Autorità nazionali, soprattutto onde ottenere provvedimenti finali “più oggettivi”.
La seconda e la terza tavola rotonda hanno sviluppato il tema dell’incidenza economica della mancanza di concorrenza in determinati settori (in particolare, sul debito pubblico dei singoli Paesi), talvolta diretta conseguenza di regolazioni anti concorrenziali statuite a livello nazionale, come più volte sottolineato anche dall’Ocse. Ne consegue che, se si vuole considerare la costante innovazione delle regole concorrenziali come importante fattore di crescita, occorre che tale concetto sia posto anche culturalmente alla base culturale delle diverse policy, e non solamente riferito all’attività delle Autorità di settore.
Le conclusioni dei lavori sono state affidate al Sottosegretario per gli Affari Europei Sandro Gozi che ha individuato nella competitività – al pari di crescita e occupazione – una priorità del semestre italiano di presidenza europea, durante il quale si insedierà la nuova Commissione Europea. Tra gli altri obiettivi, il Sottosegretario ha menzionato la modifica della “Strategia 20 20[3]” e una più decisa politica industriale europea, finora assai carente.
[1] Regolamento (CE) n. 1/2003 del 16 dicembre 2002 concernente l’applicazione diretta delle regole di concorrenza di cui agli articoli 101 e 102 TFUE anche da parte dei singoli Stati membri e la creazione della rete tra Autorità nazionali e Commissione Europea (ECN).
[2] Basti pensare all’assenza di specifiche previsioni sui programmi di clemenza nel summenzionato Regolamento 1/2003, disciplinati esclusivamente come soft law (ossia non vincolante) dall’ECN Model Leniency Programme del 2012.
[3] In sintesi, l’Unione si è posta alcuni obiettivi in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima da raggiungere entro il 2020, recepiti a livello nazionale dai singoli Stati membri.