Audizione del Ministro dell'Istruzione

27.05.2012

Il 10 e l’11 gennaio, nelle 7e Commissioni di Camera e Senato, si  è svolta l’audizione del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
Il seguito del dibattito in 7a Commissione Senato sulle comunicazioni del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca si è svolto il 25 gennaio 2012.
Il ministro ha osservato anzitutto che, nel panorama delle amministrazioni centrali e periferiche in cui si articola l’organizzazione statale, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca si contraddistingue per alcune peculiarità specifiche tra le quali l’imponenza dell’organizzazione. Non solo esso ha infatti un organico estremamente cospicuo, ma si compone anche di una molteplicità di sedi che ad avviso del Ministro occorre razionalizzare onde ottimizzare spazi e costi. Fra l’altro, ritiene che le Agenzie debbano godere di una terzietà anche geografica.

Si è soffermato poi sui temi della ricerca, a partire dalle difficoltà riscontrate dall’Italia nell’accedere ai fondi europei e dalla necessità di inserire meglio il Paese nellacompetizione internazionale preannunciando l’intenzione di utilizzare i due anni che ci separano dall’avvio del prossimo Programma Quadro per stimolare le capacità dei ricercatori italiani a lavorare insieme su grandi temi, in una sorta di “grande palestra”.

Anche sul fronte delle politiche di coesione, la performance dell’Italia nell’utilizzazione dei fondi strutturali è risultata molto scarsa: il Paese è infatti al penultimo posto, davanti alla Romania, con situazioni particolarmente critiche nelle Regioni della convergenza.

Dopo aver illustrato una tabella in cui sono riportate le specifiche azioni in essere e quelle in fase di avvio, il Ministro ha riferito di aver avviato, nello scorso mese di dicembre, i progetti FIRB giovani e PRIN, attraverso cui spera si realizzi quella sorta di “palestra” in cui i ricercatori potranno allenarsi in vista di Horizon 2020.

Ha comunicatodi aver stanziato alcune somme residue (pari a 100 milioni del MIUR e 100 milioni dell’Ambiente) per stimolare la trasformazione di alcuni progetti in progetti Paese. In particolare, ha chiarito che ritiene che la città rappresenti il centro reale della domanda dei cittadini, rispetto alla quale la digitalizzazione sta diventando dirompente. Occorre pertanto configurare delle città intelligenti, nelle quali sia possibile utilizzare proficuamente la grande quantità di dati esistente, attraverso modalità di comunicazione diverse. L’enorme disponibilità di dati cambia infatti il nostro modo di essere e deve essere gestita in modo intelligente. A tal fine, egli ha individuato sette verticalizzazioni, fra cui la scuola, la sanità, la mobilità, l’ambiente, l’energia e il binomio cultura-turismo. Partendo dalla domanda pubblica in ciascuno di questi settori, occorrerà mettere i dati a disposizione di comunità più ampie attraverso associazioni temporanee di imprese che coprano competenze diverse.
Passando ai temi dell’università, il Ministro ha rilevato anzitutto come sia necessario ringiovanire le università e assicurare periodicità al reclutamento e ha menzionato la necessaria la riforma dei dottorati di ricerca.
Dopo aver accennato all’obiettivo della valutazione, il Ministro si è soffermato sul diritto allo studio, informando che il decreto legislativo previsto dalla legge n. 240 del 2010 sta per essere trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni.

Quanto poi al settore dell’istruzione, ha evidenziato l’urgenza di mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici e dare concretezza all’autonomia scolastica in un’ottica di responsabilità. Atteso che non è realistico un incremento di risorse disponibili nel breve periodo, occorre peraltro utilizzare meglio quelle che ci sono, realizzando le possibili razionalizzazioni. Ha individuato dunque alcune azioni prioritarie di intervento, fra cui innanzitutto ilrilancio e lo sviluppo dell’autonomia nelle scuole; un nuovo modello di governance del servizio scolastico; la revisione delle Indicazioni nazionali e dei curricula, in senso più cooperativo e meno autorizzativo; la valorizzazione della professionalità dei docenti, con adeguati investimenti; lo sviluppo del sistema nazionale di valutazione; ilrecupero delle aree scolastiche più compromesse, di cui sottolinea la complessità; l’integrazione tra i sistemi di istruzione, formazione e lavoro per il rilancio della cultura tecnica e scientifica e il sostegno all’occupazione; la promozione del merito e dell’eccellenza; interventi a favore dell’edilizia scolastica e messa in sicurezza degli edifici scolastici.

a cura di Rosalba Picerno