Trattato sulla media conciliazione, a cura di Simone Budelli, Aracne, 2012
La media conciliazione, ovvero la riforma a costo zero (per lo Stato, ma non per i cittadini) con cui il legislatore spera di ottenere una riduzione del contenzioso giudiziale, senza aver superato perplessità e ostilità di varia natura e genere, è in attesa del via libera finale da parte della Corte Costituzionale.
Nel frattempo oltre 600 organizzazioni di conciliazione sono state accreditate dal Ministero e migliaia di laureati sono stati abilitati (con la frequenza di un corso di appena 50 ore) all’esercizio dell’attività di conciliatore.
Questo grave peccato originale che consente a qualsiasi laureato di poter svolgere la funzione di mediatore è stata certamente una della cause che ha determinato fino ad oggi l’insuccesso dell’Istituto.
In base alle ultime rilevazioni della Direzione Generale di Statistica del Ministero della Giustizia, su 59.293 procedimenti definiti dal 21 marzo 2011 al 31 marzo 2012, solo in una minimale percentuale dei casi, le parti sono riuscite a trovare un accordo satisfattivo.
Certamente gli effetti della riforma si potranno valutare solo fra alcuni mesi, considerato che le cause di conciliabilità ( assicurazioni, condominio) prevedono l’obbligo del preventivo tentativo di conciliazione solo da alcune settimane.
Nel frattempo è uscito un nuovo interessante trattato in 3 volumi per i tipi di Aracne Editore (a cura di S. Budelli – Trattato sulla media conciliazione, 2012, Aracne ) che ha il merito di affrontare la tematica della media conciliazione da una doppia angolazione quella teorica-accademica e quella pratico-professionale, che ha visto coinvolti docenti universitari, avvocati, commercialisti, psicoterapeuti.
Un percorso completo ed esaustivo della giovane materia che – solo per citare alcuni saggi contenuti nell’opera – parte dalle più datate esperienze internazionali (cfr. N. Ferrelli, “Le ADR in Europa”, I, p. 23), passa attraverso lo studio degli aspetti e dei benefici fiscali (cfr. L. Palazzetti, “Aspetti e costi della conciliazione”, III, p. 127) giunge ad esaminare le complesse problematiche comunicative (cfr. V. Vescovi, “Conflitto, negoziazione e strategie comunicative”, III, p. 137) che dovrebbero in teoria essere la chiave di volta per il successo del nuovo istituto, per arrivare infine ad esaminare gli aspetti più rilevanti della recente media-conciliazione in materia tributaria (cfr. S. Budelli “Gli accordi stragiudiziali fra fisco e contribuente”, II, p. 69) prevista dalla L. 111/2011.
Tuttavia, come ben evidenzia il curatore di questa complessa ed interessante opera, non si riesce a comprendere come, in appena 50 ore, un qualsiasi laureato possa riuscire ad apprendere al contempo norme procedurali e tecniche di conciliazione, ignorando peraltro le sottostanti questioni giuridiche.
Comunque la si pensi sulla media-conciliazione, certamente non si può non condividere la preoccupazione del curatore «Un ennesimo fallimento (dopo quelli sulla conciliazione societaria e del lavoro, proprio di recente abrogata) darebbe un colpo mortale alla credibilità e alla diffusione delle ADR in Italia, aumentando il discredito che il complesso delle istituzioni democratiche va accumulando nei confronti dei cittadini, mentre un ulteriore ritardo nell’individuazione di soluzioni efficaci al “problema giustizia” determinerebbe un ulteriore arretramento grave e difficilmente recuperabile della competitività dell’intero “sistema Paese”».