Di fronte ad un ostruzionismo su un’integrazione al calendario dei lavori, quale è l’ampiezza dei poteri presidenziali di armonizzazione degli interventi dei singoli senatori con i termini del calendario?

10.05.2010

A cura di Piero Gambale

Nel corso della seduta del Senato della Repubblica del 26 maggio 2010, la Presidenza comunica che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha adottato, ai sensi dell’articolo 53 del Regolamento, un’integrazione al programma e al calendario dei lavori dell’Assemblea, inserendo – a partire dallo stesso 26 maggio 2010 – l’esame del disegno di legge recante “norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali” (A. S. 1611).

L’onorevole Finocchiaro (PD), intervenendo sulla comunicazione del calendario come previsto dall’art. 53, comma 4, ricorda che nel corso della Conferenza dei Capigruppo si è registrato un disaccordo tra i Gruppi della maggioranza e quelli dell’opposizione in ordine alla calendarizzazione del provvedimento in questione, cosa che ha portato ad approvare, a maggioranza, la detta integrazione. La proposta avanzata dalla senatrice è che il calendario venga sottoposto nuovamente a votazione, in modo che l’Assemblea possa pronunciarsi sulla proposta di espungere dallo stesso l’esame del provvedimento sulle intercettazioni telefoniche.

La Presidenza, considerato l’alto numero di iscritti a parlare del gruppo parlamentare del PD e l’intenzione di incardinare il secondo punto all’ordine del giorno entro la seduta antimeridiana (decreto sulla sospensione di demolizioni in Campania), ritiene di esercitare i poteri di armonizzazione degli interventi dei singoli senatori con i tempi del calendario, previsti dall’art. 84 r.S.

Si apre pertanto una querelle sull’entità del tempo concesso dalla Presidenza a ciascun senatore: il senatore Legnini (PD) sottolinea che la potestà presidenziale di armonizzare i tempi non può comprimere la facoltà dell’Assemblea di articolare i propri lavori in modo diverso da quanto la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito a maggioranza. Ricorda, in tal senso, un precedente del 2007 nel quale si ribadì che l’esercizio dei poteri ex art. 84 r.S. trova una sua logica in presenza di norme che vanno approvate inderogabilmente entro una certa data, pena la loro decadenza (ossia, i decreti-legge).

Il senatore Zanda (PD) ricorda come sia assolutamente vero che la Presidenza, ai sensi dell’articolo 84, comma 1, del Regolamento del Senato, abbia la facoltà di armonizzare i tempi, ma questa, al momento di stabilire l’entità temporale dell’intervento di ciascun senatore, deve agire con ragionevolezza.

La Presidenza stabilisce che i senatori che interverranno nella discussione potranno sforare il termine di due minuti ciascuno e che i lavori dell’Aula potranno proseguire anche oltre le ore 14, purché si voti il calendario entro il termine della seduta antimeridiana.

Alessandroa.baroni