La Law and Economics e la frontiera del diritto pubblico – Presentazione del Volume “Analisi economica del diritto pubblico” di G. Napolitano e M. Abrescia (Roma, 26 maggio 2009) – Resoconto convegno

15.06.2009

26 maggio 2009, ore 17,00
Centro di studi americani
Via Caetani, 32, Roma

Il 26 maggio 2009 presso il Centro Studi Americani in Roma si è tenuto un seminario suo tema “La Law and Economics e la frontiera del diritto pubblico”, in occasione della presentazione del Volume “Analisi economica del diritto pubblico” di Giulio Napolitano e Michele Abrescia, edito per il Mulino. I lavori del seminario, organizzato dal Centro Studi Americani in collaborazione con la Società editrice il Mulino e la Società Italiana di Diritto ed Economia, sono stati introdotti e coordinati dal prof. Antonio Nicita.

Il primo intervento è stato del prof. Sabino CASSESE, che ha presentato la struttura del Volume ed il metodo in esso seguito. Ha così avuto occasione di soffermarsi, in particolare, proprio sull’aspetto metodologico che, data la particolare innovatività dell’approccio, risulta di centrale importanza. A parere del relatore, gli Autori sono riusciti sin da subito a sistematizzare argomenti assolutamente nuovi, rendendo il risultato del lavoro, ad uno stesso tempo, una sintesi ed un manifesto di un indirizzo di ricerca che potrà essere ulteriormente sviluppato in futuro. Inoltre, benché si tratti di un testo scritto da giuristi, non ci si limita ad un approccio formalistico, anzi, si riserva una parte importante della trattazione alla verifica dell’effettività delle norme ed all’analisi della loro applicazione.
Un ulteriore punto di forza, necessitato, per altro, dalla “provenienza” americana del filone di ricerca, consiste nell’aver fornito un completo ed accurato dizionario italiano-inglese di termini e fenomeni giuridici, utilissimo per chi debba costantemente confrontarsi con situazioni giuridiche e contesti normativi differenti.
Le premesse da cui muove il Volume, nonché il titolo dello stesso e le conclusioni a cui si giunge, richiedono però due digressioni, l’una riguardante “quale diritto pubblico” porre ad oggetto dell’analisi, e l’altra concernente “quale analisi economica” utilizzare a tal fine. Dal primo punto di vista, nascono almeno tre interrogativi: innanzitutto, è corretto fondare le ipotesi su (presunti) minimi comuni denominatori spazianti su più Paesi? In secondo luogo, sarebbe arricchita l’analisi dal riguardare anche realtà non democratiche? Infine, quali sono le variabili essenziali da utilizzare al fine di conoscere “meglio” gli altri ordinamenti?
A riguardo, invece dei possibili modelli di analisi economica, conviene chiedere agli autori se fossero consapevoli che, anche avendo “aperto” la ricerca giuridica all’approccio economico, ciò potrebbe non bastare, richiedendo ulteriori espansioni verso la scienza politica (e magari oltre). In aggiunta, ci si deve chiedere come possa spiegare un approccio interessato allo studio dei comportamenti degli attori istituzionali in base a calcoli costi/benefici la decisione delle “maggioranze” di auto-limitarsi (riconoscendo l’esistenza di organismi di controllo esclusi dal circuito politico, come le Corti costituzionali).
In conclusione, il prof. Cassese ha definito “importante” il Volume, tanto da poter suscitare dibattiti e riflessioni non solo nei prossimi anni, ma anche più in là nel tempo, avendo fondato, per la prima volta, una prospettiva completamente nuova.

È quindi intervenuto il prof. Marcello CLARICH, che ha voluto qualificare l’analisi economica come un “ospite inatteso” e, allo stesso tempo, indesiderato, nel diritto pubblico (o almeno nel diritto pubblico dell’Europa continentale e italiano in particolare). Se nel 2006 l’Associazione italiana di diritto amministrativo ha dedicato a questa prospettiva metodologica il suo convegno annuale, è pur vero che, allo stato attuale, nessun manuale di Diritto amministrativo si occupa delle Agenzie o, in generale, degli operatori che si discostano dalla prospettiva classica della ricostruzione dottrinale. Ciò non deve però sorprendere: nel concetto stesso di “analisi economica” vi è una critica radicale a uno dei pilastri fondamentali della scienza giuridica pubblicistica per come la si è, finora, conosciuta. La sua prospettiva individualistica sembra infatti, almeno nel medio termine, del tutto inconciliabile con il concetto di interesse pubblico, su cui si è fondato e tuttora si basa gran parte del diritto amministrativo.
Infine, volendo muovere una sola critica al lavoro degli autori, ha sottolineato l’auspicio per un maggiore approfondimento, nel prosieguo delle ricerche, del filone della cd. behavioral economics, sulla quale, per altro, è di recente uscito il fortunato volume di Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein, dal titolo Nudge. Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness, sui comportamenti individuali nel procedimento decisionale.

Il prof. Gian Maria GROS PIETRO ha portato alla discussione il punto di vista degli economisti. L’approccio dell’analisi economica del diritto diviene quanto mai importante in un contesto in cui è richiesto a giuristi ed economisti di lavorare insieme e, in particolare, ai secondi di indirizzare le scelte dei primi. Non è un caso se la crisi economica mondiale di questi anni sia stata portata da un dominio della teoria sulla realtà, derivante da un eccesso di analisi del tutto prive di collegamento con l’evoluzione reale dei singoli contesti economici. Quasi a sottolineare uno strano paradosso, gli ultimi Premi Nobel per l’economia sono tutti andati a studiosi della valutazione del rischio, senza che però avessero previsto ciò che stava per accadere intorno a loro.

Il prof. Roberto PARDOLESI ha voluto ricordare il collegamento tra il percorse seguito nel Volume e il suo personale percorso di ricerca svolto a partire dall’inizio della sua carriera. Da questo punto di vista, ha sottolineato che il mondo accademico italiano potrebbe mostrarsi freddamente distaccato rispetto ad un tentativo simile a quello degli autori (che in realtà è assai coraggioso), in quanto non è affatto superato il diffuso pregiudizio a riguardo dell’analisi economica del diritto, che la considera un prodotto esclusivo del pensiero liberista, collegato alla scuola di Chicago. A suo parere, infatti, l’analisi economica è da inquadrare come uno strumento euristico, privo di soluzioni preconfezionate, ma utile ad uno studio più approfondito delle stesse materie. In altre parole, è utile per far vedere che “il re è nudo” (anche se, forse, si preferirebbe ignorarlo).
In secondo luogo, ha notato come il prodotto finale sia non poco differente dalle prime stesure, circolate come bozze negli anni scorsi, denotando una significativa “stratificazione” degli argomenti.
Infine, ha espresso un sentimento di “orgoglio locale”, perché due studiosi italiani, entrambi giuristi, sono riusciti in un’opera finora assente non solo in Italia, ma a quanto pare nell’intera comunità accademica, che propone un serio impianto teorico dell’analisi economica del diritto pubblico, seguendo le opere pionieristiche di Robert Cooter, il quale, tuttavia, forse risentiva di un approccio eccessivamente legato alla ricerca economica.

Ha quindi preso la parola il prof. Giuliano AMATO, che ha sottolineato la qualità di “libro-sondaggio” del Volume in discussione, che si spinge a verificare fino a che punto si possa usare con efficacia esplicativa l’analisi economica nello studio del diritto pubblico. Esistono tuttavia ambiti che non sembra possibile indagare proficuamente secondo i canoni dell’individualismo: quando si prescinde da una razionalità di matrice strumentale a vantaggio di elementi ulteriori e magari astratti, non sembra possibile una interpretazione effettuata mediante l’analisi economica. Ad esempio, comportamenti come quelli dettati da finalità religiose o ascetiche (come nel caso di Madre Teresa di Calcutta) o quando si sceglie scientemente di far prevalere l’identità collettiva su quella individuale, allora l’analisi economica e, in generale, i metodi di indagine fondati sulla razionalità scientifica non possono che arrestarsi.

Al termine della discussione sono intervenuti per delle brevi repliche gli Autori.
Il dott. Michele ABRESCIA ha ringraziato gli intervenuti, riconoscendo in loro i “padri nobili” del testo. Quindi, ha risposto ad una delle tante sollecitazioni emerse nel corso della tavola rotonda, attinente alla esclusione dal percorso di analisi dei Paesi non democratici. Il motivo si radica nella caratteristica dei loro sistemi politici ed istituzionali di non corrispondere alle preferenze dei consociati, negando in radice lo spirito proprio dell’analisi economica del diritto.
Il prof. Giulio NAPOLITANO, infine, ha sottolineato come, nella prospettiva dell’analisi economica del diritto, l’ordinamento giuridico non sia un dato, ma sia piuttosto un qualcosa che viene scelto di volta a seguito di scelte strategiche fondate sulla razionalità.

Giovanni Piccirilli