Presentazione del libro di Francesco Galgano “La forza del numero e la legge della ragione. Storia del principio di maggioranza”- Resoconto Convegno

12.05.2008

Venerdì 9 maggio 2008, presso l’Aula Nocco della Facoltà di Giurisprudenza della LUISS, si è svolto un incontro di presentazione del volume di Francesco Galgano “La forza del numero e la legge della ragione. Storia del principio di maggioranza”, edito per il Mulino.

Il prof. Roberto PESSI ha introdotto la discussione entrando subito nel merito dei temi trattati nel volume. Ha quindi sottolineato come in esso si sia evidenziato il percorso parallelo compiuto dalla democrazia politica e dalla “democrazia economica” nel corso dei secoli, che ha avuto un momento di svolta nel pensiero di John Locke. Quasi per un paradosso, Locke è riuscito a descrivere i meccanismi fondamentali della vita democratica pur senza vivere in un contesto pienamente tale. Il modello dal quale, probabilmente, è stato ispirato è quello delle Compagnie commerciali inglesi, ed in particolare della Compagnia delle Indie orientali, all’interno della quale le decisioni erano prese votando per “teste” e non per capitale, elemento che si distingue nel contesto dell’epoca anche dalle Compagnie commerciali degli altri Paesi, come quelle olandesi (nelle quali vigeva una sorta di autocrazia) o francesi (nelle quali rimanevano esclusi dai processi decisionali i piccoli azionisti).

Il Presidente Giuliano AMATO ha richiamato la particolare densità del volume di Galgano, che in un numero ristretto di pagine è riuscito a condensare le diverse problematicità del principio di maggioranza, problematicità che non vengono in rilievo solo sul piano teorico, ma che assumono un ruolo cruciale anche in contesti estremamente attuali. Ad esempio, la situazione contemporanea del Belgio, in cui si vive una lunghissima paralisi politico-istituzionale per la mancanza di accordo tra le nazionalità fiamminga e vallone, si deve proprio alla mancanza di “riconoscimento” della legittimazione della decisione di maggioranza. Il presupposto del principio di maggioranza è infatti da ricercarsi nella dimensione identitaria, ossia nel reciproco riconoscimento dei consociati dell’appartenenza ad una data collettività, alla cui maior pars è attribuita (riconosciuta) la legittimità di esprimere gli orientamenti generali dell’intero contesto sociale.
Le sorti del principio di maggioranza coincidono quindi con il problema della legittimazione, la cui analisi è stata affrontata – problematicamente – da Kelsen, ma, assai prima, da Ulpiano. Se nel quadro kelseniano è possibile rispondere alla questione mediante l’ipostatizzazione della persona giuridica (nella quale una identità collettiva comune si sostituisce alle identità individuali), nel diritto romano l’idea di persona giuridica non esisteva, ma la necessità di una forma di legittimazione della decisione di maggioranza era latente, tanto che ci si comportava come se esistesse un’entità analoga alla persona giuridica.
Eppure, anche il meccanismo del riconoscimento dell’appartenenza comune non risulta di per sé sufficiente a porre il principio di maggioranza come regola fondamentale del funzionamento del contesto sociale: è parimenti necessario che i soggetti si riconoscano anche uguali tra loro, altrimenti si apre la strada a divisioni cetuali. Non a caso, il definitivo trampolino che ha portato all’affermazione del principio maggioritario è stata l’affermazione di una diffusa economia capitalista.
In conclusione, il relatore ha sottolineato come la contemporaneità appaia segnare un declino del principio di maggioranza. Alcuni aspetti di questo declino appaiono sicuramente positivi, come la limitazione dei poteri delle maggioranze nelle democrazie occidentali. Diversamente, i processi di globalizzazione delle economie e delle relazioni umane si dirigono verso l’offuscamento del principio di maggioranza, rendendo sempre meno chiara l’origine delle decisioni.

Il prof. Bruno CAVALLO ha proposto una recensione del volume del prof. Galgano, evidenziandone in particolare i meriti nella ricostruzione storica degli eventi. Dall’analisi complessiva del quadro tracciato emerge però l’inesistenza di un unico filo conduttore nelle evoluzioni del principio di maggioranza. Anzi, prima che essere un principio affermato e universalmente riconosciuto, la maggioranza è stata ancor più un metodo, affermatosi in tempi diversi nella società politica e nella società civile. Di conseguenza, la storia del principio di maggioranza è anche una storia di paradossi: infatti, se negli Stati generali francesi del primissimo periodo rivoluzionario si fosse votato per “teste” e non per ceti, con molta probabilità il clero e la nobiltà avrebbero avuto facilmente ragione del Terzo stato.
Dal punto di vista della democrazia economica, il principio di maggioranza si presenta estremamente controverso, specie per la circostanza che ormai esso è intaccato nella sua funzionalità sia da dinamiche interne al sistema (come i patti di sindacato), sia dal fatto che la maggioranza non si costruisce in Assemblea, ma piuttosto si compra in Borsa.

Il prof. Nicolò LIPARI ha richiamato l’attenzione su una caratteristica comune al volume e al suo autore, ossia l’essere fuori dagli schemi classici della tradizione giuridica italiana. Nel testo infatti si segue un approccio storico, ma a seguirlo è un giurista. La complessità dei temi trattati, tuttavia, richiede un approccio che integri molteplici sensibilità, come peraltro è dimostrato dalla diversità delle provenienze disciplinari tra gli oratori che intervengono in sede di presentazione.
Già dal titolo il volume segnala un percorso, un passaggio dal moderno (la forza dei numeri) al post-moderno (la legge della ragione), effettuando una rassegna di molteplici evoluzioni del pensiero giuridico, senza fare tuttavia riferimento agli orientamenti del nichilismo giuridico. Anzi, proprio l’evoluzione avvenuta intorno al principio di maggioranza dimostra come non si possa confinare il diritto nella mera procedura, e che invece debba riconoscersi la sua valenza sostanziale. Al contrario, il formalismo nichilistico sembra condurre ad una eccessiva separazione tra diritto e mondo reali, conducendo a conclusioni prive di senso.

Il prof. Giorgio REBUFFA ha ripreso le considerazioni sul pensiero di Locke, ricordando come egli avesse fondato il principio di maggioranza su un passaggio fondamentale, ossia la sostituzione del principio di legittimazione della volontà del sovrano.
Per assurdo, tuttavia, le riflessioni sul principio maggioritario nel pensiero politico e giuridico sono state molto più intense e proficue nel ‘700 e nell’800, quando in particolare Burke e Tocqueville ne hanno analizzato i limiti e le possibili deviazioni. Al contrario, dopo la I Guerra mondiale (quando cioè si è posto in definitiva crisi il principio di legittimazione del sovrano) il principio di maggioranza è crollato a causa dei suoi stessi straripamenti, che hanno portato all’avvento dei totalitarismi in Europa. Nel frattempo, invece, in Inghilterra tutto o quasi rimaneva costante, perfino la composizione della Camera dei Comuni, i cui membri erano praticamente identici nel 1910 e nel 1938, come notato dallo studioso americano Charles H. McIlwain in due diverse visite al Parlamento di Westminster.

In conclusione è intervenuto l’autore, prof. Francesco GALGANO, che ha ringraziato tutti gli intervenuti. Richiamando l’importanza che il “riconoscimento” dell’appartenenza ad una certa collettività riveste nell’ambito della funzionalità del principio maggioritario, ha sottolineato un dato che fa capire come ormai determinate dinamiche di partecipazione siano normali nelle società contemporanee: quando l’elettorato italiano segue quasi con più attenzione le vicende legate alle elezioni primarie americane che le vicende di politica interna, si comprende che si è avuta la generale percezione che quello è l’ “impero” della società globalizzata, cioè che quello è il vero centro decisionale al quale si sente di dover appartenere.
Rispondendo agli stimoli sul piano del metodo, ha precisato che la storia del diritto deve essere fatta dai giuristi, e non dagli storici (o dagli storici del diritto), perché è solo in una prospettiva giuridica che si possono cogliere i singoli passaggi tra una fase e la successiva, avendo presente qual è il punto di arrivo dei diversi istituti.
Infine, ha ricordato come il principio di maggioranza non sia applicato ovunque, o in ogni caso, non sia sempre applicato “per testa” in tutti gli ambiti della società: in particolare, nelle organizzazioni internazionali come la Banca mondiale il voto è espresso secondo la proporzione delle quote di partecipazione.

È possibile ascoltare la versione integrale degli interventi al sito http://www.radioradicale.it/scheda/253372/presentazione-del-libro-di-francesco-galgano-edito-da-il-mulino-la-forza-del-numero-e-la-legge-della-ragio

Giovanni Piccirilli