Lo stato attuale e le prospettive della contrattazione del settore pubblico – Resoconto Convegno

27.03.2008

Tavola rotonda

Roma – 14 marzo 2008.

Il 14 marzo 2008 si è tenuta a Roma la Tavola rotonda su: “Lo stato attuale e le prospettive della contrattazione del settore pubblico”, organizzata dal Prof. Gianfranco D’Alessio nell’ambito del III modulo sul personale del Master di II livello in Organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione. I lavori della Tavola rotonda sono stati così articolati:

Coordinamento:

– Gianfranco D’Alessio – Ordinario nell’Università degli Studi Roma Tre.

Interventi:

– Massimo Massella Ducci Teri – Presidente dell’ARAN;
– Antonio Naddeo – Capo Dipartimento della Funzione Pubblica;
– Pierciro Galeone – Amministratore Delegato di Cittalia ANCI Ricerche;
– Rino Tarelli – Segretario Generale CISL Funzione Pubblica.

Gianfranco D’Alessio:
La Tavola rotonda odierna su “Lo stato attuale e le prospettive della contrattazione del settore pubblico” riprende l’analoga iniziativa proposta lo scorso anno per il Modulo del personale del Master OFPA ed ha lo scopo di integrare il ciclo di lezioni e di esercitazioni con un momento di confronto con coloro che interpretano, a vario titolo, la contrattazione collettiva nel settore pubblico. Si intende in particolare verificare quali siano gli sviluppi e le problematiche nella procedura di contrattazione mettendo a fuoco i nodi relativi a:
– tempi della contrattazione;
– natura e ruolo delle parti contrattuali;
– livelli della contrattazione;
– riflessi sul governo del personale e sul sistema di negoziazione della contrattazione (specialmente calando la discussione nell’ambito dell’attuale sistema pluralistico).

Antonio Naddeo:
I punti messi a fuoco nell’introduzione ci danno l’idea di quali problemi siano presenti nell’ambito della contrattazione collettiva nel pubblico impiego. Dal 1993 il legislatore ha introdotto nel sistema pubblico la contrattazione di tipo privatistico ed ha individuato l’ARAN quale soggetto datoriale che siede al tavolo delle trattative. Il d.lgs. n. 396/97 ha modificato e rafforzato i poteri dell’ARAN e del II° livello di contrattazione. Su questo sistema di contrattazione la “tempistica” di conclusione del contratto collettivo è un problema rilevante, in quanto oramai troppo spesso si verifica che la firma dei CCNL arriva alla fine del quadriennio normativo, con la conseguenza che le amministrazioni si trovano ad applicarli a quadriennio concluso.
Altro problema emerge a seguito dell’aumento del numero dei comparti di contrattazione (anche sull’idea che si possa così ottenere un “trattamento di maggior favore”). Ci sono oggi contratti collettivi che riguardano singole amministrazioni (es.: CCNL del CNEL). Concludere n. 38 CCNL nell’arco di quattro anni non è semplice. L’aumento è dovuto anche ad interventi legislativi, si veda lo scorporo del comparto Ministero della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Con riferimento poi alla procedura di formazione del contratto collettivo nel tempo ha subito rilevanti interventi di modifica. Nel 1993 era presente una direttiva unica del Governo per tutti i CCNL, dal 1998 vengono emanate tante direttive per quanti sono i comparti di contrattazione dai comitati di settore.
Con riferimento alle risorse finanziarie vengono individuate a seguito di trattativa con i sindacati, per i comparti delle Amministrazioni dello Stato, ed inserite nella legge finanziaria. I tempi durante queste trattative si dilatano molto in quanto, anche quando vengono stanziate le risorse per l’inflazione programmata e la produttività, le organizzazioni sindacali le ritengono inadeguate.
L’auspicio è che ci possa essere una riduzione dei comparti di contrattazione. Si era tentato di accorpare in un’unica Area l’Area I , (sempre tenendo distinta la sanità), ma si è nuovamente “scomposta”; questo è un errore perché la specialità dell’amministrazione la trovo nella contrattazione integrativa.
Con riferimento alle parti della contrattazione c’è da rilevare che, con particolare riferimento alla contrattazione integrativa, la dirigenza pubblica non sembra avere la capacità di contrattare. Negoziare è un’arte che non è stata presa nella giusta considerazione dalle amministrazioni. Il dirigente deve inoltre gestire le risorse e valutare il personale. Spesso la dirigenza non vuole assumersi la responsabilità della gestione del personale. Una parte della valutazione del personale deve dipendere dal dirigente, perché, a prescindere dalle regole, il dirigente è in grado di valutare. Se questo non viene attuato il dirigente si deresponsabilizza.

Pierciro Galeone:
In questa sede stiamo parlando di uno strumento di produzione delle regole per il funzionamento dell’amministrazione. C’è dunque da chiedersi se l’amministrazione funzioni realmente. In Italia oggi la situazione è di grande fragilità, siamo indietro in molti settori. L’ANCI procede ad un monitoraggio di una serie di dati dai quali emerge che i cittadini hanno molta fiducia nei comuni, sebbene i dati comincino a peggiorare. Sembra passare l’idea che il lavoro nelle amministrazioni oggi sia un costo. Con riferimento alla contrattazione collettiva l’assetto è centralizzato a guida finanziaria, con il fine di contenere i costi. La contrattazione deve servire maggiormente a migliorare la situazione all’interno dei comuni, dunque, anche all’interno della funzione nazionale di coordinamento, si deve tener conto dell’assetto “federale” già all’interno dell’ARAN.
Da ultimo è il caso di ricordare che il memorandum sul lavoro pubblico è un documento importante e rappresenta un passo avanti del sindacato per far marciar bene l’amministrazione.

Rino Tarelli:
Il lavoro pubblico rappresenta il 20% del PIL nazionale. Il primo problema è essere coscienti che stiamo parlando di un fattore di crescita del nostro Paese. Per essere competitivi la diversità si fonda sull’efficacia del servizio pubblico. È evidente che ciò aumenta i costi. Sulla qualità dell’organizzazione del servizio si basa la spinta per la crescita economica. Le tesi degli economisti che affermano che i dipendenti pubblici in Italia sono troppi e costano troppo sono smentite dall’ISTAT. Un grave problema oggi è il distacco dalla responsabilità, che è vissuta come un rischio. Con riferimento alla valutazione dei dipendenti pubblici occorre stabilire criteri oggettivi e trasparenti di valutazione, senza arbitrio dei dirigenti. Secondo alcuni bisognerebbe ridimensionare il ruolo dei sindacati, ma il mondo del lavoro né ha bisogno. Il blocco del turnover è stato individuato quale fattore moralizzatore e di economicità, ma i risultati di questo intervento non sono stati positivi, si sono infatti assunti molti lavoratori attraverso contratti non standard, lavoratori che oggi hanno circa quindici anni di precariato. Senza contare che non si sono ridotti i costi perché le collaborazioni nel 2004 sono costate più di un anno di contratti. Per guardare avanti si può certo far riferimento al memorandum, che è un indice serio di problemi che vanno affrontati, ma sembra purtroppo mancare il momento attuativo.

Massimo Massella Ducci Teri:
L’esperienza ARAN ha oramai quindici anni di vita e, sebbene ci siamo diverse critiche, non è tutto da rifare. Occorre ricordare che siamo partiti da un sistema dove la politica entrava nella gestione diretta dell’amministrazione e della contrattazione. La mitica legge generale ed astratta, nel momento in cui interveniva sulle questioni contrattuali dei dipendenti pubblici costruiva, per una sola amministrazione, intere carriere (questioni messe in luce anche dal libro:“La giungla retributiva”).
La distinzione tra politica ed amministrazione si è concretizzata anche con riferimento al sistema di contrattazione. Nei primi anni della cd privatizzazione del pubblico impiego, l’ARAN non si sedeva al tavolo delle trattative con le risorse predeterminate. I costi del contratto venivano decisi durante la contrattazione e solo successivamente si portavano al Governo. Dal momento in cui è emerso il problema di contenere i costi, la voce del personale nelle amministrazioni non poteva certo essere abbandonata a se stessa, il che ha comportato una serie di limiti del sistema. Il sindacato infatti, già in fase precontrattuale, è a conoscenza di quanto ci sarà, in termini di risorse economiche, sul tavolo delle trattative. Viene dunque meno il presupposto della contrattazione, perché manca lo scambio. Occorre superare questo schema. Questo è stato anche il mezzo attraverso il quale la politica è rientrata nella trattativa contrattuale. Occorre proporre con forza la distinzione tra politica ed amministrazione perché non possiamo tornare al tempo in cui i contratti si risolvevano attraverso una legge.

Una ulteriore questione riguarda i livelli contrattuali. E’ un errore considera l’amministrazione come un costo, l’amministrazione è una risorsa. Il datore di lavoro pubblico, però, spesso non ha saputo interpretare il suo ruolo in sede di contrattazione collettiva e le risorse sono andate agli sviluppi di carriera anzicché alla produttività, con l’esplosione dei costi. Per la amministrazioni centrali dello Stato abbiamo deciso con le organizzazioni sindacali, di rivitalizzare l’Osservatorio dell’ARAN per verificare il rispetto dei CCNL.


Daniela Bolognino