Ricordo del Prof. Giorgio Berti

05.12.2007

Giorgio Berti ci ha lasciati!
Se ne è andato in una grigia mattina d’autunno troppo diversa dal Suo sguardo limpido.
È stato uomo e giurista che lascia il segno forte della sua personalità. Costituzionalista ed amministrativista, membro dell’A.I.C. e della AIPDA sin dalla loro fondazione.
Ha esplorato la Costituzione con una visione ampia, illuminandone i principi con una conoscenza profonda del diritto amministrativo, nonché della prospettiva larga della storia e degli orientamenti filosofici.
E’ stato però e innanzitutto uomo libero, sensibile e portatore di un punto di vista non conformista rispetto al pensiero dominante, sebbene sempre attento alle esigenze e alle dinamiche del sistema. Ciò sino da quando, negli anni ’60, tratteggiò con lungimiranza una pubblica amministrazione trasformata dall’intensificarsi dell’azione in campo economico e sociale, inserendo nell’ambito della sua riflessione una concezione originale dell’autonomia locale e una visione della giustizia amministrativa tratta fuori dall’ambito angusto della legittimità dei provvedimenti. I suoi contributi hanno anticipato, sino da allora, molte delle tendenze che, successivamente, si sarebbero affermate nella giuspubblicistica; e tuttavia, nonostante assistesse al giungere di altri studiosi ai traguardi da lui ormai raggiunti e superati, mantenne sempre un vaglio critico sugli stessi sviluppi del suo pensiero, non rinunciando mai al loro perfezionamento e, ove occorresse, alla loro rettifica: basterebbe pensare allo sguardo attento, e talora preoccupato, con cui Berti ha sempre seguito, durante gli ultimi decenni, l’esperienza delle regioni e quella del diritto dell’economia.
Gli interessi costituzionalistici di Berti si rafforzarono soprattutto durante gli anni in cui, dopo aver insegnato a Ferrara, a Padova ed a Firenze, si trasferì all’inizio degli anni ’80 presso la Facoltà di Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, ove ha retto costantemente, insieme all’insegnamento di Diritto amministrativo e a quello della Dottrina dello Stato, l’insegnamento appunto del Diritto costituzionale. Il suo manuale di interpretazione costituzionale, così come gli scritti di tutto questo periodo, mostrano come il suo punto di approdo fosse la convinzione, fermissima, che non possa neppure darsi una ricostruzione giuridica dell’organizzazione statale e pubblica la quale non si fondi sulle necessità derivanti dall’effettivo esercizio delle libertà costituzionali individuali e collettive. Sotto questo profilo, le stesse istanze della politica, da cui Egli si tenne discosto con autentica impassibilità di studioso, sono state per Berti un modo di apparire di risposte solo provvisorie, e parziali, a problemi aventi la loro radice, e la loro possibile soluzione, nei principi di libertà della Costituzione. Per questo e per molti altri aspetti, Berti è stato Maestro che ci lascia, per iscritto, molto da imparare; ma è stato anche giurista ed uomo mai soddisfatto pienamente dei risultati ottenuti e sempre proiettato verso una ricerca futura: motivo in più, per chi resta, di sgomento e rimpianto.
Addio caro Professore e Le sia lieve la terra e dolce il ricordo
Vittorio Angiolini
Maria Agostina Cabiddu
Emanuela Gallo 
Alessandro Mangia
Nicoletta Marzona
Marco Cuniberti
Debora Caldirola
Barbara Boschetti
Danila Iacovelli

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