Il volume raccoglie la traduzione italiana degli atti del colloquio internazionale dell’Association Internationale du Droit de l’Urbanisme, tenutosi il 26 e 27 settembre 2003 a Roma. La versione francese del medesimo incontro è, invece, contenuta nel n. 9 dei Cahiers du Gridauh. Questa collocazione deriva dal fatto che, come avvenuto per i colloqui dedicati al diritto urbanistico e svolti in anni precedenti, anche quello in discussione è stato organizzato dall’Associazione italiana di diritto urbanistico (AIDU) ma con il sostegno del Groupement de recherche sur les institutions et le droit de l’aménagement, de l’urbanisme et de l’habitat (Gridauh).
Il tema al quale è dedicato il volume è il rapporto tra l’urbanistica ed i giudici, cui spetta la risoluzione delle controversie nascenti dall’applicazione della richiamata materia, che per sua natura “non si lascia facilmente irreggimentare dal diritto” (così nella prefazione del testo). In specie, l’attenzione è stata posta sui modelli atti a definire le procedure e le tecniche del controllo giurisdizionale in alcuni ordinamenti dell’Europa occidentale ovvero il Belgio, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, la Grecia, l’Italia, il Portogallo, la Spagna e la Svizzera.
I dati e le informazioni riguardanti i Paesi considerati sono stati raccolti secondo un metodo già utilizzato in occasioni pregresse ovvero attraverso un questionario a domande aperte, predisposto in base alle proposte avanzate dalle associazioni, italiana ed internazionale, coinvolte. In particolare, gli interrogativi selezionati sono stati formulati in relazione a due temi principali: la funzione di controllo dell’applicazione del diritto urbanistico da parte del giudice ed il ruolo della funzione giurisprudenziale nello sviluppo del medesimo diritto. Le questioni specifiche sono state, inoltre, fatte precedere da alcune di taglio più generale, relative, ad esempio, alle fonti scritte della disciplina oppure alla collocazione, autonoma o meno, della medesima rispetto ad altri rami del diritto.
In ragione delle risposte ottenute, è stato possibile stilare i rapporti nazionali per ciascun Paese considerato e, da questi, sono stati tratti i rapporti di sintesi, oggetto delle relazioni presentate e discusse al colloquio di Roma del 2003.
Date così le linee principali della metodologia su cui è stato costruito il colloquio, gli atti sono stati articolati in quattro sezioni.
La prima contiene un ampio rapporto introduttivo di G. Marcou, nel quale sono ripercorse le tendenze generali che emergono dal raffronto tra i Paesi considerati. Stante la complessità e la diversità dei sistemi nazionali, che rende difficile operare un confronto tra la relativa organizzazione giurisdizionale atta a dirimere il contenzioso urbanistico, sono proposte tre chiavi di interpretazione delle caratteristiche emergenti dai rapporti.
La prima muove dalla constatazione che i Paesi europei hanno tutti un sistema giurisdizionale dualistico. La seconda riguarda il fatto che i sistemi di ricorso non giurisdizionali continuano ad assorbire un’ampia porzione del contenzioso e denotano sempre più una tendenza a “giurisdizionalizzarsi”. La terza chiave di interpretazione si rivolge al riavvicinamento che si sta progressivamente imponendo tra la giurisdizione amministrativa e quella ordinaria, aldilà della richiamata regola del dualismo. Questo processo, ritiene Marcou, è stimolato dalla volontà di garantire l’indipendenza e, al contempo, l’efficienza del giudice amministrativo.
La seconda sezione del volume raccoglie i rapporti di sintesi dedicati all’applicazione del diritto urbanistico da parte dei giudici. Si trovano, qui, in specie un’analisi relativa ai ricorsi amministrativi e all’accesso al giudice di P.L. Frier, una sull’ampiezza del sindacato del giudice amministrativo di P.P.Danna, una sull’effettività dell’intervento del giudice amministrativo di M.A. Sandulli e due dedicate, rispettivamente, all’applicazione del diritto urbanistico da parte del giudice penale (P. Stella Richter) e del giudice di diritto comune (D. Moreno).
Le relazioni richiamate sono poi discusse in una tavola rotonda, coordinata da É. Fatôme, nella quale vengono commentate le convergenze e le divergenze dei sistemi di controllo giurisdizionale presi in considerazione.
La terza sezione del libro ha ad oggetto i rapporti di sintesi inerenti il ruolo del giudice nello sviluppo del diritto urbanistico. In questo caso, i contributi sono suddivisi in relazione ai caratteri ed ai contenuti della giurisprudenza europea (F. Haumont – P. Steichen), della giurisprudenza costituzionale (J. Trémeau) e della giurisprudenza amministrativa, civile e penale (B. Phémolant).
La tavola rotonda che segue è coordinata da J.C. Bonichot e fa emergere i profili discussi con specifica attenzione per la relazione intercorrente tra la giurisprudenza e le fonti del diritto urbanistico.
Dall’approfondita riflessione svolta, l’intervento di J. Morand-Deviller trae alcune considerazioni conclusive, constatando che “i problemi posti ai giudici quanto devono trattare questioni urbanistiche sono simili” ma anche che “sussistono delle differenze, legate maggiormente alla specificità dell’organizzazione giurisdizionale che alle questioni da trattare”.
Infine, l’ultima sezione del volume contiene i nove rapporti nazionali sui Paesi presi ad esame, ciascuno dei quali è stato elaborato, come accennato, sulla base delle risposte fornite al questionario sottoposto ai singoli referenti. Questo strumento di indagine è, d’altro canto, inserito in coda al volume, rappresentando il documento chiave che ha permesso di costruire l’intera analisi comparata oggetto d’esame.