Il 19 gennaio 2006, il Parlamento Europeo ha adottato la relazione relativa al “periodo di riflessione sulla Costituzione Europea” . La relazione del PE vuole essere una prima reazione alla crisi creata dal rifiuto del Trattato costituzionale e l’abbozzo di una sua possibile soluzione.
L’Assemblea chiede, sostanzialmente, l’adozione di una nuova Costituzione per l’Europa (preferibilmente, nell’attuale versione), che dovrebbe entrare in vigore nel corso del 2009, e l’attuazione della riforma istituzionale, prima di procedere ad altre adesioni, oltre a quelle già preventivate di Romania e Bulgaria.
Lo stesso Parlamento rigetta qualsiasi proposta incentrata sulla volontà di realizzare un “nocciolo duro” di Stati membri mentre è ancora in corso il processo costituzionale, poiché secondo Strasburgo un’attuazione selettiva della Costituzione “rischia di distruggere il consenso che ha creato un equilibrio tra le Istituzioni e gli Stati membri, aggravando così la crisi di fiducia”.
Nelle pagine che seguono, viene discusso non tanto il merito della posizione del Parlamento Europeo, quanto alcune delle possibili motivazioni dell’attuale “crisi di fiducia” della quale si fa menzione nella relazione, tentando di tracciare alcune ipotesi di uscita, sulla base delle seguenti argomentazioni:
1. le difficoltà incontrate nel processo di approvazione del Trattato sulla Costituzione europea rinviano ad un’insufficienza di legittimità politica, nel momento in cui si cerca non più la semplice realizzazione di obiettivi specifici, per quanto ambiziosi, relativi al mercato unico, all’Euro, ecc., bensì l’accordo sulle finalità dell’Unione e sulle regole che fondano la solidarietà economica, politica e sociale e la convivenza fra gli individui;
2. non è affatto detto che il processo di unificazione europea debba necessariamente retrocedere di fronte alla prospettiva di un’Europa che procedesse, eventualmente, alle diverse velocità impresse da gruppi di suoi membri.