Fabrizio Luciani, Il vizio formale nella teoria dell’invalidità amministrativa, Torino, Giappichelli 2003

02.03.2005

Il presente studio si propone di accertare se, di fronte alla violazione della norma da parte di un atto amministrativo, sia ammissibile distinguere un profilo formale da uno sostanziale di tale difformità, esaminando il rapporto tra questi tipi di imperfezione e le relative conseguenze previste dall’ordinamento. Nella convinzione degli studiosi del diritto amministrativo nonché della giurisprudenza, negli anni più recenti, e soprattutto dopo le innovazioni introdotte alla l. n. 241/90 dalla legge n. 15/05 (art. 21-octies), si fa strada sempre più l’idea, già comunemente ammessa dalla teoria generale degli atti giuridici, che non ogni imperfezione dell’atto rispetto al parametro normativo ne comporti l’invalidità; essendo individuabile un’area intermedia tra validità e invalidità, occupata da quegli atti amministrativi senz’altro difformi dal modello legale (addirittura a norme di carattere imperativo), per i quali l’ordinamento ricollega tuttavia conseguenze non caducatorie. E così, alle ipotesi tradizionali di anomalia lieve, per contrasto a norme meramente dispositive (irregolarità in senso debole), si affiancano adesso nuove ipotesi di vizio formale, quale tipologia di violazione, anche di norme imperative, comunque ascrivibili al piano dell’irregolarità (in senso forte) degli atti amministrativi.

recensione a cura di Vincenzo Antonelli