Dispersione scolastica: una buona pratica

14.07.2004

Creare un ambiente aperto all’apprendimento, accrescere l’attrattività dello studio, garantire a tutti l’accesso all’istruzione sostenendo le pari opportunità e la coesione sociale sono i traguardi che l’Unione europea si è imposta per valorizzare la persona umana come individuo e come cittadino, per soddisfare i bisogni della coesione sociale e al contempo le esigenze dello sviluppo economico. 

Nella società della conoscenza la risorsa umana è assolutamente centrale: se la ricchezza degli Stati Uniti è composta per il 70 per cento da risorse umane e per il 30 per cento da risorse fisiche e finanziarie, in Europa, le risorse umane contano solo per il 54 per cento della ricchezza complessiva, rispetto ad un 46 per cento di risorse fisiche e finanziarie1. Da qui emerge l’urgenza di frenare il fenomeno dell’abbandono scolastico e, più in generale, della bassa scolarità. 

Attualmente Il tasso medio di dispersione scolastica europeo è del 24 per cento, ma l’obiettivo dell’Europa, è di avere entro il 2010 una dispersione scolastica non superiore al 10 per cento. È infatti inaccettabile che ampie fasce della popolazione abbandonino l’apprendimento precocemente e non dispongano delle competenze di base e delle qualifiche essenziali per una piena partecipazione nella società. Un tale discorso si pone in primo luogo per l’Italia in cui non più del 73% dei giovani entra in possesso del titolo di studio: in pratica, uno studente su quattro non consegue il diploma di scuola media superiore. 

Drop-out: i dati europei 

I tassi di abbandono scolastico in Europa sono relativamente elevati. Come accennato in precedenza, il tasso medio di dispersione scolastica è del 24% ma ci sono notevoli difformità tra gli Stati membri. In generale, la performance dei Paesi del Nord nel combattere il fenomeno del drop out è migliore: se il Portogallo, l’Italia, la Spagna ed il Regno Unito evidenziano tassi di dispersione scolastica preoccupanti, lo stesso tasso in Germania, in Austria e nei Paesi scandinavi è significativamente al di sotto della media europea. Stesso dicasi per tutti i paesi dell’Europa centrale e orientale i cui tassi di abbandono scolastico si collocano al di sotto della media UE. Tra questi ultimi paesi, il più alto tasso di dispersione scolastica si registra in Romania e il più basso nella Repubblica Ceca2

I dati italiani 

Se in Italia per tutta la durata della scuola dell’obbligo, i tassi di dispersione scolastica sono quasi irrilevanti, per cui nelle scuole elementari il tasso di scolarizzazione sfiora il 100%, alle scuole medie la scolarizzazione si attesta al 99,23%, conformemente a quanto accade nel resto d’Europa. 
Diverso è il trend se si esaminano i dati relativi alla scuola superiore: in tale ambito, il confronto con gli altri Paesi europei è di gran lunga penalizzante per l’Italia. 

Le cause dell’abbandono scolastico

Ad esercitare la maggiore influenza sui fenomeni di dispersione scolastica è naturalmente il grado dello sviluppo socio-economico dell’area interessata. 

Tuttavia, anche le aree sviluppate (si pensi al Nord-Est) presentano le loro sacche di emarginazione e di povertà, tanto che oggi la linea di questa differenziazione non corre più automaticamente tra il Nord e il Sud, bensì tra le varie aree di una stessa regione, così come tra i territori di una stessa metropoli. Persino i grandi centri urbani del Settentrione, inseriti in contesti socioeconomici più benestanti, presentano un rilevante potenziale di dispersione. 

È dunque la combinazione di povertà e degrado ambientale urbano, specie nei quartieri emarginati e poveri delle metropoli del Mezzogiorno, a produrre la maggiore spinta ad anticipare l’uscita dal sistema scolastico-formativo. In particolare, nelle città di Napoli, Palermo, Catania e Bari l’abbandono scolastico si presenta nella sua forma più grave di evasione, ossia di inadempienza dell’obbligo scolastico. 

Rilevante è altresì il peso esercitato dalla cultura familiare nella sua accezione più ampia, indispensabile per comprendere le nuove forme di dispersione nel Nord-Est dell’Italia a fronte di una notevole vitalità dei sistemi produttivi locali. Diversamente dalle metropoli meridionali, nel Nord-Est la dispersione si radica in un contesto a sviluppo economico elevato, per cui l’abbandono scolastico non si configura come evasione bensì come conseguenza dell’espansione economica. La natura attuale di questa crescita ha tuttavia prodotto asimmetria tra il livello di reddito acquisito sull’onda dello sviluppo economico ed il grado culturale posseduto in media dalle generazioni adulte. Presso queste ultime frequente è la convinzione che il titolo di studio superiore sia irrilevante per affermarsi professionalmente. Non si è quindi diffusa la convinzione che l’alto livello di formazione sia la principale risorsa, individuale e collettiva, dell’economia moderna3

Decisivo è altresì il titolo di studio dei genitori, un fattore ancor più incisivo, ai fini della dispersione, del reddito familiare. 

Le altre cause di abbandono scolastico vanno individuate nella presenza e nella qualità delle infrastrutture, da cui il binomio che lega la bassa scolarità alla perifericità, cui spesso si accompagnano condizioni di precarietà economica. Occorre infine considerare i problemi legati alle biografie degli alunni (specie familiari)4

Le conseguenze 

Il fallimento scolastico determina nei soggetti un ritardo di performance (difficoltà a leggere e scrivere) che si ripercuote sul sistema socioeconomico di riferimento; non di rado, all’abbandono scolastico segue l’ingresso nei circuiti della devianza o il manifestarsi di patologie depressive. 

Da qui la necessità di agire mediante interventi di contenimento e di contrasto della dispersione scolastica. 

Il progetto Drop Out

In tale quadro si inscrive il Progetto Drop Out, i cui risultati sono stati presentati lo scorso 9 luglio a Roma presso la sede di Apri S.p.A. – Centro Internazionale di Ricerca per la Cooperazione Industriale, nel corso della Tavola Rotonda dal titolo Progetto Drop Out – Una rete per vincere

Il progetto in questione realizza un’esperienza pilota per la sperimentazione di un servizio volto a diffondere la cultura della legalità, incidendo sul problema del drop out nei territori di Cagliari, Vibo Valentia e Siracusa. 

Agire in maniera sistemica tenendo conto delle caratteristiche del territorio, delle reti di soggetti e di relazioni; favorire la capacità di interpretazione del drop out, al fine di costruire modelli e strategie di intervento trasferibili in altri contesti territoriali; creare nuove figure professionali e sperimentare un Servizio di Rete mirato a prevenire il fenomeno del abbandono scolastico ed a promuovere la cultura della legalità sono solo alcuni degli obiettivi specifici ed innovativi presi in considerazione dal progetto5

Particolare attenzione va posta sulla nuova figura del Consulente di rete territoriale, dal ruolo complesso, in quanto consulente individuale per i giovani e, al contempo, interfaccia con le istituzioni (autorità locali, associazioni del territorio, assistenti sociali). 

Tra i risultati del progetto si annoverano: l’apertura di un Centro servizi in ogni provincia, attivo sul territorio, che funge da punto di riferimento sia per gli utenti che per le istituzioni coinvolte nel fenomeno e la costituzione di reti istituzionali attorno al progetto attraverso la stipula di Protocolli d’intesa che prevedono l’impegno delle istituzioni e manifestano il successo del modello di rete proposto dal progetto6.

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1 E. Pomelli, Siamo ricchi ma poveri, in: Corriere della Sera, 24 novembre 2003. “Solo il 21% degli europei è laureato (in Italia il 16%) contro il 39% degli americani, e ben il 26% degli europei ha conseguito solo l’educazione obbligatoria contro il 10% degli americani. Su questo fronte l’Italia è particolarmente svantaggiata, con una media del 53% di diplomati e laureati contro una media europea del 74% (Germania 89%, Gran Bretagna e Francia 86%)”. Ibidem. Eppure, osservando i dati sulla spesa per studente per ciascun livello d’istruzione, si nota come l’Italia spenda più degli altri paesi per studente, quanto meno fino alla scuola secondaria (il costo per studente nella scuola italiana è più alto del 15 per cento rispetto alla media europea), mentre la situazione è opposta con riguardo all’istruzione universitaria. Una conferma di ciò è offerta dal rapporto alunni per insegnante: l’Italia si distingue come il paese con il più basso rapporto di alunni per insegnante fino alla scuola secondaria mentre, anche sotto questo profilo, la situazione trova una busca inversione a livello universitario. L. Monti, L’Europa delle Regioni, Luiss University Press, Roma, dicembre 2003. 

2 Commissione Europea, European Report On The Quality Of School Education, Bruxelles, Maggio 2000. 

3 Comitato di indagine sulla dispersione scolastica della VII Commissione della Camera dei deputati,Indagine sulla dispersione scolastica 2000-01. Diverso è in proposito il caso del Trentino, dove l’uscita anticipata dal sistema scolastico pare correlabile anche con il funzionamento di un efficiente canale di formazione professionale regionale. 

4 Ibidem

5 Donata Francescato (Intervento di), Progetto Drop Out – Una rete per vincere, Tavola Rotonda, Roma, 9 luglio 2004. 

6 Ibidem. 

Per ulteriori informazioni sul Progetto Drop Out si rinvia al sito web: www.ritrovarsinrete.it

a cura di Francesca Romana Antolini