Audizione Pubblica – Turismo e sport: le sfide future per l’Europa

28.05.2004

CESE – Comité économique et social européen
CNEL – Consiglio Nazionale dell’economia e del lavoro
in collaborazione con FEDERTURISMO – Confindustria

CNEL – Sala Biblioteca
Roma, 22 aprile 2004

Introduce i lavori Vincenzo CHIERCHIA, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, chiamato a coordinare e moderare il dibattito, che illustra le motivazioni dell’incontro: il CESE è l’organo consultivo che rappresenta su scala europea le diverse categorie della vita economica e sociale, svolgendo il suo ruolo presso le istituzioni europee (Parlamento, Consiglio, Commissione) attraverso l’emissione di pareri, che possono essere di diverso tipo: di consultazione, automatici, di iniziativa.
Il CESE ha deciso di preparare un parere di iniziativa sul tema dell’integrazione tra turismo e sport, dati i grandi eventi sportivi dei prossimi anni e dato che la Commissione Europea ha deciso di dedicare il 2004 all’anno europeo dell’educazione attraverso lo sport.
La parola passa al consigliere Mario SAI, Presidente della Commissione Attività Produttive del CNEL, il quale esprime il grande interesse del CNEL per l’attività del CESE e la piena sintonia con la decisione di stilare il parere su turismo e sport.
Sai sottolinea che, con questa attività, CNEL e CESE stanno affrontando politiche di grande rilevanza: in un momento in cui la politica sembra interessarsi per lo più dei meccanismi istituzionali, non bisogna dimenticare che la politica è la capacità di progettare il destino degli uomini e delle donne.
In questo contesto, le politiche per il tempo libero devono tornare ad essere di grande rilevanza: nelle società contadine, il tempo libero era utilizzato per ricreare lo spirito ed il senso di comunità; nella società industriale il tempo libero era utilizzato, oltre che per ritemprare le forze, per attività che segnavano l’appartenenza di classe, in particolare per lo studio finalizzato alla rivendicazione del diritto di voto; successivamente, con la crescita del movimento operaio e la conquista del diritto alle ferie, si afferma il diritto a fare libero uso della propria vita; negli anni ’60 in Italia il tempo libero è legato ad un’idea di libertà e di mobilità (week-end e automobile), che via via stimolano l’interesse di grandi forze economiche che fanno del tempo libero una vera e propria industria, con un conseguente impatto di devastazione ambientale; ora siamo nella quinta fase, quella della globalizzazione, in cui è possibile muoversi più liberamente e più facilmente di un tempo, ma con il rischio che il tempo libero si faccia “vuoto”, per crisi culturale e la mancanza di progetti utili a riempire questo tempo.
A fronte di ciò, non si può dimenticare, tuttavia, che la nuova fisionomia del lavoro sta conducendo ad una riduzione del tempo libero, per chi è dedito alla carriera, ma anche per la diffusione della flessibilità e del precariato, in cui non ci sono più spazi per ferie, festività etc.
Secondo Sai, dobbiamo chiederci se vogliamo che la globalizzazione debba diffondere stili di vita uniformi per tutti, o comunque stabilizzati sulla polarità 80% di poveri – 20% di ricchi, o dobbiamo piuttosto puntare alla valorizzazione delle diversità in un quadro di coesione, con il rispetto delle reciproche differenze, delle culture e delle specificità locali, comprese quelle linguistiche.
Le politiche del tempo libero devono caratterizzarsi per il rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo non deve divenire la “discarica” delle nevrosi quotidiane.
Lo sport deve avere una dimensione sociale ed essere accessibile a tutti; in caso contrario, è destinato a favorire la costruzione dell’identità sull’individuazione di un nemico esterno, generando violenza.
Sai apprezza che nella riflessione del CESE si affermi che tali politiche vanno applicate anche in occasione dei grandi eventi sportivi.
Lo sport deve mirare ad una politica di inclusione dei soggetti svantaggiati (diversamente abili, bambini obesi, anziani), mettendo al centro i diritti delle persone.
Le parole d’ordine devono essere: convivenza, pace, sicurezza.
Il CNEL ha chiesto il riconoscimento europeo di sport e turismo; tutto è ancora molto aleatorio, eppure si tratta di politiche che possono sviluppare l’identità europea.
Serve un moderno ed efficace sistema di governo per coordinare in materia UE, Stati e Regioni.
Per quanto riguarda l’Italia, la concezione federalista che è stata messa in campo è sbagliata, perché basata su di una concezione conflittuale. La variabile territorio è decisiva, ma deve essere inserita in un contesto europeo.

La parola passa a Costanzo JANNOTTI PECCI, Presidente di Federturismo/Confindustria, che spiega come Federturismo sia nata 10 anni fa per ragionare sul tema relativo a come il turismo possa essere leva economica, utilizzando tutti i segmenti che lo costituiscono.
Ritiene che Sai abbia ben focalizzato ciò che lo sport può rappresentare in quanto maniera diversa di utilizzo del tempo libero.
Un utile esempio, in Italia, è rappresentato dalla nautica di diporto, che sta diventando sempre più volano dell’economia, grazie soprattutto ad eventi sportivi che hanno introdotto nel paese la cultura dell’utilizzo intelligente delle risorse, in questo caso rappresentate dalle coste italiane; in questo campo, in cui abbiamo un’organizzazione all’avanguardia, lo sport è riuscito a trasformare un fenomeno d’élite in fenomeno di massa.
In realtà, si tratta ovviamente di una serie complessa di azioni che ha come momento terminale l’evento sportivo, ma che sollecita tante attività relative alle infrastrutture necessarie ad accogliere i flussi turistici.
Il CESE sta svolgendo un’analisi su tale argomento; per Federturismo è importantissimo in quanto si è in attesa del riconoscimento europeo del turismo.
Jannotti Pecci prosegue affermando che non bisogna temere di sostenere, anche con durezza, l’esigenza che il turismo trovi una precisa collocazione nella Costituzione Europea.
Ritiene incomprensibile l’opposizione dei Paesi membri che non hanno vocazione turistica, in quanto il riferimento dovrà essere all’Unione Europea nel suo insieme come destinazione.
Il turismo è un’opzione strategica per lo sviluppo dell’UE; non cogliere tale opportunità sarebbe un’enorme contraddizione, anche a fronte degli importantissimi eventi dei prossimi anni.
Occorre specificare, inoltre, che anche gli eventi sportivi di importanza secondaria, anche quelli dilettantistici, rappresentano importanti occasioni per creare turismo.
Jannotti Pecci conclude augurandosi che dalla giornata odierna possa uscire una proposta chiara su cui focalizzare l’attenzione degli operatori e delle forze politiche.
Comunica che Nicola BONO, Sottosegretario di Stato MIBAC, non potrà intervenire a causa dei lavori parlamentari, ma gli ha personalmente espresso tutta la disponibilità del governo italiano alla mobilitazione sul tema.

Il moderatore dà la parola a Lucia FUSCO, Presidente del Gruppo di Studio “Turismo e Sport” del CESE, che illustra il funzionamento dello stesso Comitato: il CESE è diviso in tre gruppi (Datori di lavoro, Lavoratori, Attività diverse); esso può emanare pareri di iniziativa su proposta di un suo membro, valutata dall’Ufficio di Presidenza.
La proposta del consigliere Patrizio Pesci di redazione di un parere su turismo e sport è stata giudicata interessante ed innovativa, ed è stato avviato l’apposito gruppo di studio, che terrà circa tre riunioni: la prima si è svolta a Bruxelles; oggi a Roma si riunisce per la seconda volta, per ascoltare i pareri degli operatori del turismo e dello sport, che verranno inseriti nel documento.
La bozza di parere è stata giudicata interessante e di ottimo livello.
Interviene successivamente Emilio BECHERI, Assessore al turismo del Comune di Firenze e Coordinatore del Rapporto annuale sul Turismo italiano, che premette come sia diffusa una concezione “avvenimentale” del turismo sportivo, legata appunto ai grandi eventi, che è invece del tutto errata.
Sono pochi gli studi dedicati all’approfondimento della relazione tra turismo e sport.
I dati in tal senso sono stati spesso utilizzati per giustificare la necessità di grandi investimenti, ma spesso si è trattato di dati opportunamente “gonfiati” (per esempio, durante i mondiali di calcio del 1990 in Italia si sono avute meno presenze turistiche di altri anni).
In realtà, il turismo sportivo è un prisma molto complesso, entro cui i piccoli eventi svolgono un ruolo molto più importante di quanto appare.
L’Istat indica 30 milioni di praticanti diversi sport in Italia; le presenze turistiche di chi pratica sport ammontano a 27 milioni, cui vanno aggiunti i supporters, e in cui non vengono conteggiati i praticanti turismo sciistico, poiché già conteggiati nel turismo montano; andrebbero poi considerati coloro che si muovono per praticare sport a livello dilettantistico e amatoriale che concentrano lo spostamento nell’arco di una sola giornata, senza pernottamento.
La pratica di sport è molto più diffusa nel Nord Italia, ma ciò deriva anche dal fatto che, per esempio, una nuotata al mare non viene considerata pratica sportiva.
C’è sicuramente una forte segmentazione del comparto, con specificità regionali (per esempio, il “torrentismo” in Umbria)
Nell’esame del turismo sportivo, i maggiori ostacoli derivano dalla difficoltà con cui si riesce a distinguere la primaria motivazione del viaggio.
Tuttavia, è significativo che i villaggi turistici e le strutture del turismo montano estivo siano sempre più fortemente orientati alle attività sportive, che possono fare la differenza nella scelta del luogo di vacanza.
Assolutamente da sfatare è il mito del turismo legato al tifo calcistico, in quanto spesso i danni da esso provocati superano di gran lunga i vantaggi, tanto più che il tifoso ha come unico interesse la partita e non aggiunge altri interessi al viaggio intrapreso per tale scopo.
Becheri porta una nota anche sul turismo golfistico, uno dei più diffusi, ma che in Italia trova grossi ostacoli a causa della mancanza di sistemi di offerta organizzati.
Conclude con l’augurio che il rapporto del CESE possa far capire l’importanza dello sport per la qualità della vita.

Il moderatore Chierchia dà inizio alla tavola rotonda.
Il primo intervento è di Patrizio PESCI, il consigliere CESE che ha proposto il parere su turismo e sport, che sottolinea come al centro della discussione vi sia il binomio sport – turismo, e non i due termini singolarmente considerati.
Secondo Pesci la correlazione tra i due termini genera un prodotto autonomo con peculiarità specifiche, che può avere un grande impatto economico, sociale ed ambientale.
I grandi eventi sportivi sono catalizzatori per il rinnovamento urbano (es. Atene, Torino).
L’Europa sarà protagonista di cinque anni irripetibili: il Campionato Europeo di Calcio in Portogallo nel 2004; le Olimpiadi e le Para Olimpiadi ad Atene sempre nel 2004; i Giochi del Mediterraneo di Almeria e i Campionati mondiali di atletica di Helsinki nel 2005; le Olimpiadi e le Para Olimpiadi invernali di Torino e la Coppa mondiale di calcio in Germania nel 2006; la Coppa America nel 2007 a Valencia; i Campionati europei di calcio in Svizzera e Austria nel 2008; i Giochi del Mediterraneo probabilmente a Pescara nel 2009. A ciò vanno aggiunti i tanti eventi annuali, quali le coppe europee di calcio, il giro d’Italia e il tour de France di ciclismo, il Gran Premio di Formula 1 etc.
Tutti questi eventi hanno forti effetti sull’immagine del luogo dove si svolgono, modificandone il ruolo sul mercato turistico.
Il turismo crea ricchezza, occupazione, può rilanciare aree svantaggiate o in declino industriale (il maggior esempio è Torino che si sta trasformando in una città-ponte tra urbanismo e montagne).
Il turismo ha raggiunto un’incidenza del 5% sul PIL europeo, nonostante la crisi causata dagli attacchi terroristici e da una sempre più forte concorrenza di paesi terzi; rappresenta, dunque, una grande potenzialità nella strategia di sviluppo europea.
Il turismo ha, altresì, un impatto molto forte sulla sfera culturale ed educativa delle persone, abituandole al confronto pacifico, alla tolleranza delle diversità, all’apertura al cambiamento.
Efficacissimo veicolo degli stessi valori è lo sport, soprattutto nei confronti dei giovani.
Per tutti questi motivi la Commissione Europea ha deciso di fare del 2004 l’anno dell’educazione attraverso lo sport.
Pesci vuole proporre alla Commissione un grande progetto pilota che metta insieme turismo, sport e cultura, da realizzarsi attraverso i fondi messi a disposizione proprio per l’anno europeo, che abbia come scopi la promozione di un turismo culturale responsabile, la lotta al vandalismo, l’uso contemporaneo dello sport e della cultura.
In generale, il turismo deve ispirarsi a principi di sostenibilità ambientale. Per questo Pesci propone che vengano applicate anche allo sport ed alle località sedi di eventi sportivi le linee guida che la Commissione Europea ha emanato per la sostenibilità ambientale.
Nel parere del CESE verrà chiesto il monitoraggio e il controllo dei risultati dal punto di vista del flusso turistico di ogni grande manifestazione sportiva, controllo da estendere anche agli impianti utilizzati, con particolare riferimento alla loro utilizzabilità posteriormente all’evento.
I Giochi Olimpici invernali di Torino 2006 si segnalano per essere i primi a prevedere un sistema di gestione e controllo della compatibilità ambientale.
Pesci introduce, infine, il tema della sicurezza: i grandi eventi sportivi hanno una dimensione internazionale con una copertura mediatica mondiale, con i relativi rischi legati a possibili attacchi terroristici. La Grecia, ad esempio, ha chiesto per le Olimpiadi un “ombrello” di protezione aerea alla Nato, ha stanziato 650 milioni di euro per la sicurezza, predisponendo un esercito di 50.000 uomini e un aumento di 6 volte del numero di agenti di polizia.
Pesci vuole inserire nel parere del CESE il concetto di “tregua olimpica”, nato ad Olimpia nel VII secolo a.C., come messaggio universale da sottoscrivere da parte di tutti i paese interessati.

Interviene nel dibattito Gianni PLINIO, Vice Presidente e Assessore alla cultura, turismo e sport della Regione Liguria, e Responsabile del Coordinamento degli Assessori Regionali al Turismo, evidenziando che, dopo la riforma del titolo V della Costituzione, le Regioni hanno titolarità esclusiva per le tematiche turistiche, pur nel riconoscimento dell’interesse nazionale. Infatti, Plinio riferisce un ottimo dialogo con il livello statale, ed anche con il mondo delle imprese, ben rappresentato da Federturismo.
Porta innanzitutto l’esperienza di Genova, una delle capitali europee della cultura, che nel corso delle relative manifestazioni ha approntato interventi tesi alla diffusione della cultura sportiva (sana competizione, lealtà) e alla sensibilizzazione sui diritti di accesso per i diversamente abili.
Il turismo sportivo è in costante crescita ed è dunque necessario valutare più adeguatamente le questioni ad esso correlate. Per questo, Plinio si augura il potenziamento dell’interscambio tra le Regioni, il CESE e gli altri soggetti del settore, per affinare progetti e linee di intervento, e come Responsabile del Coordinamento degli Assessori Regionali si impegna ad approfondire il ruolo e le competenze delle Regioni e a promuovere l’interscambio con gli altri livelli istituzionali e l’UE.
Chiederà inoltre allo stesso Coordinamento Regionale di modulare un apposito o.d.g. per sollecitare l’applicazione della tregua olimpica.

Prende la parola Raffaele VANNI, consigliere della VI Commissione del CNEL, che premette come il turismo sia stato definito “industria di pace” e lo sport “competizione nella fratellanza”. Perciò, l’UE deve capire come poterli usare in quanto occasione per mostrare la nuova Europa e i suoi valori culturali, come centro di pacificazione del mondo.
Le manifestazioni sportive sono un importante momento per presentare al mondo la nuova Europa.
Purtroppo, mentre lo sport ha avuto la giusta accoglienza nella Carta Costituzionale europea, il turismo è stato cancellato; occorre assolutamente reintrodurlo, altrimenti non ci sarà più la base giuridica per approntare un’azione turistica europea.
Continuando a basarsi sul concetto di sussidiarietà, si lascia in pratica totale autonomia ai Paesi membri e sarà impossibile avere una politica turistica europea.
Vanni avanza una proposta al CESE: la costituzione di un osservatorio per monitorare i grandi eventi sportivi, a fini statistici e per misurare l’impatto reale sull’economia dei flussi turistici.

Interviene Franco IANNIELLO, funzionario della Commissione Europea (Direzione Generale Imprese Capo Unità Turismo), che esprime come, a suo giudizio, la preparazione di questo parere del CESE abbia una tempistica eccellente, in quanto ci troviamo ad una svolta epocale per l’allargamento dell’UE e l’adozione della Carta Costituzionale europea.
Ianniello si associa a quanto affermato da Mario Sai: la politica si deve occupare di temi alti, altrimenti la Nuova Europa sarà ancora la Vecchia Europa; questi temi alti sono la pace e la fratellanza, che devono figurare nella Costituzione.
Rispetto a quanto affermato dal consigliere Vanni, Ianniello spiega che la Commissione Europea si è battuta per inserire il turismo nella Carta Costituzionale, così come la Presidenza Italiana nella Conferenza di Napoli; purtroppo, non è la Commissione che decide.
Eppure il turismo era considerato nel Trattato di Maastricht, quindi il suo inserimento in Costituzione non sarebbe un’innovazione. Serve una forte pressione delle altre istituzioni; per questo è importante il parere del CESE.
Ianniello tiene a specificare che l’Unione Europea non coincide con i funzionari, è invece composta da tutte le forze sociali attive; i funzionari hanno bisogno di idee concrete, proposte e richieste specifiche.
Occorre creare il “sistema turismo Europa”, perché con la collaborazione tra i vari Paesi si può creare un’offerta maggiore e migliore.
Il turismo, oltre a quelli già descritti, ha un altro merito: crea la circolazione di persone che vanno a vedere buone pratiche in loco. Questo è essenziale per la creazione di una nuova UE fondata su conoscenza e solidarietà.

Prende la parola Guido VENTURINI, Direttore Generale del Touring Club Italiano, che pone l’accento sulla necessità di un coordinamento europeo del comparto turistico. Spiega come gli USA, consapevoli di come il turismo e lo sport rappresentino i loro unici punti di inferiorità rispetto all’Europa, non comprendano perché sia così complesso visitare i vari Paesi europei, che presentano moltissime differenziazioni nel sistema turistico, nonostante l’introduzione dell’euro ne imporrebbe il coordinamento.
Venturini esprime pieno sostegno al CESE per questo lavoro.
Tiene a precisare che il tema del turismo sportivo non è legato solo ai grandi eventi e alle grandi città, che sono sicuramente i “driver” di un sistema che, però, è costituito dalla diffusione di eventi e strutture sul territorio.
L’Italia è già considerata un “museo diffuso”, bisogna che sia anche il luogo dello “sport diffuso”.
E’ esemplare che tre delle quattro città finaliste delle coppe europee di calcio non siano grandi città.
Occorre dare spazio a iniziative sportive rivolte a permettere la partecipazione dei soggetti più svantaggiati.
Essenziale è, poi, allargare alla cultura: per esempio, Siena e Treviso hanno grandi risultati sia nel turismo culturale sia nello sport; sarebbe utile istituire un osservatorio per capire se tali risultati siano casuali o invece dipendano da variabili specifiche, riproponibili in altri ambiti.
Il problema della rilevazione dei dati è fondamentale, anche per dare valore economico alle iniziative in termini di flussi turistici, ma anche di sviluppo dei servizi, sviluppo culturale, miglioramento della professionalità degli operatori.
E’ importante che le strutture realizzate per i grandi eventi siano progettate con un preciso piano di utilizzo permanente.
Lo sport può essere determinante per veicolare ai giovani i valori importanti del futuro cittadino europeo.

Successivamente, interviene Andreu ROMEO, funzionario della Commissione Europea (Direzione Generale Capo Unità Sport), che comunica che il 3 e 4 maggio prossimi si terrà un primo “brainstorming” per la redazione dell’articolo sullo sport della Costituzione Europea. Giudica buona l’attuale formulazione.
Riferisce che i dirigenti sportivi non sono d’accordo, perché avrebbero preferito restare senza regole.
Non c’è l’intenzione di uniformare i sistemi sportivi dei vari Paesi membri, molto diversi tra loro (in Spagna ci sono circa 60.000 funzionari pubblici per lo sport; in Svezia solo 6, in quanto è tutto gestito dalla società civile), ma si vuole che i governi cambino “filosofia”, nel senso di privilegiare il coordinamento piuttosto che la competizione (per esempio, nell’assegnazione delle sedi ospitanti i grandi eventi sportivi).
Romeo concorda sulla necessità di unire sport, turismo e cultura.
Lo sport ha un aspetto educativo e sociale importantissimo: a livello locale, le squadre di quartiere sono essenziali per la creazione del tessuto sociale. Ma non deve essere centrale l’agonismo, che ormai il più delle volte, specie nel calcio, non genera fratellanza, bensì l’esatto contrario: non a caso il Portogallo per i campionati europei di calcio ha chiuso le frontiere.

La parola passa a Gavino DERUDA, consigliere del Gruppo di lavoro Sport del CNEL, che segnala la recentissima pubblicazione da parte del CNEL di una ricerca sul tempo libero.
Nel 2002 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa fra CNEL e MIBAC per l’istituzione di un tavolo di studio sul mondo dello sport, con particolare riferimento ai modelli di gestione. E’ stata realizzata un’indagine sia quantitativa sia qualitativa, con l’esame di alcuni casi specifici. Sono emersi squilibri notevoli tra le varie realtà territoriali sia relativamente alla consistenza degli impianti sportivi, sia agli stanziamenti finanziari, sia all’aggiornamento delle conoscenze (il 70 – 80% delle Province ha un’anagrafe aggiornata delle associazioni sportive e degli impianti); moltissimi sono risultati gli impianti abbandonati.
Ora il Gruppo sta lavorando con tutte le parti sociali alla definizione di un documento di osservazioni e proposte.
Deruda afferma che l’istituzione di un osservatorio è necessario anche per l’Italia; propone inoltre l’istituzione di un tavolo permanente per il confronto tra le parti sociali.
Ritiene fondamentale che lo sport sia considerato non solo per il suo valore economico e sociale, ma anche culturale e sanitario.
E’ importante distinguere tra agonismo e dilettantismo: a questo proposito è intervenuto anche il Terzo Settore che ha prodotto un apposito documento.

Interviene Pasquale IUSO, Presidente del Corso di laurea di Scienze del Turismo dell’Università di Teramo, che specifica come l’Università in cui insegna ha scelto di legare i corsi di laurea relativi allo Sport ed al Turismo attorno al perno della cultura, perché la dimensione culturale deve essere il riferimento dell’intreccio di entrambi.
Sport e turismo vanno considerati con un approccio sistemico, anche se il loro intreccio è molto complesso.
In Italia c’è abbondanza di risorse culturali e di eventi. C’è invece un deficit formativo per la governabilità, per la sostenibilità con il territorio, per uno sviluppo duraturo del settore turistico. Per questo è necessario individuare nuove figure professionali, aggiornandole continuamente.

Prende la parola Lorenzo POLLICARDO, Segretario Generale UCINA (unione imprese nautica da diporto), che descrive lo stretto binomio turismo-sport nella nautica.
Il settore della nautica è in forte espansione ed ha ricevuto molta attenzione da parte dei governi precedenti e da parte dell’attuale, che ha varato un’importantissima legge.
La nautica in Italia non ha mai subito crisi, ma per molto tempo il mercato era solo quello di esportazione, a causa soprattutto di un’eccessiva burocrazia, un’eccessiva fiscalità, la carenza di infrastrutture (porti turistici).
Lo sport ha contribuito a sviluppare il settore anche in Italia, perché i grandi eventi hanno avuto grande esposizione mediatica, mentre l’attività non agonistica sta creando la “cultura del mare”, con cui solo è possibile vincere la paura di affrontare il mare in barca.
L’UCINA propone una tre giorni che raccolga grandi eventi nautici a livello europeo.
Pollicardo segnala ai funzionari della Commissione Europea che direttive come quella, che fortunatamente pare sia stata ritirata, che impone la patente speciale per il traino dei carrelli di trasporto delle imbarcazioni, infliggono duri colpi allo sviluppo del settore.

Interviene, infine, il sen. Paolo BARELLI, Presidente Federazione Nuoto del CONI, che rileva come il motore del sistema sportivo sia l’associazionismo, retto da attività di volontariato, per cui l’attenzione dell’impresa per il mondo sportivo, auspicabile e benvenuta, deve però preoccuparsi di mantenere vivo questo aspetto del settore.
Per Barelli un’amministrazione locale lungimirante sa comprendere l’importanza di ospitare eventi sportivi, motore di sviluppo sia per la parte dilettantistica e di massa, sia per l’economia turistica del territorio.

Nelle conclusioni, Patrizio Pesci si dichiara soddisfatto e incoraggiato: la discussione ha dimostrato che il CESE ha colto nel segno puntando sul binomio turismo e sport.


Ileana Cathia Piazzoni