L’e-government nei sistemi regionali: verso la II fase di attuazione- Resoconto convegno

22.12.2003

Roma, 9 dicembre 2003 – Regione Lazio

Si è scelto di non presentare questo brevissimo lavoro come un vero e proprio resoconto a convegno, ma come l’elaborazione critica dei concetti, delle teorie, delle attività e dei dati presentati nella sede in argomento, integrata e « contaminata » da considerazione proprie dell’autore. Si privilegerà l’approfondimento e l’analisi dei profili giuridici delle tematiche oggetto dell’incontro in argomento.
Il convegno de quo, oltre ad essersi rivelato quale utilissima occasione di incontro-confronto tra diversi soggetti istituzionali impegnati nell’attuazione del « governo elettronico » in Italia e, segnatamente, nelle regioni e negli enti locali, ha dato i natali alla convenzione per la costituzione del Centro Regionale di Competenza per l’e-government e la Società dell’informazione del Lazio (previsto a seguito del DPCM 14 febbraio 2002), stipulata tra quest’ultima Regione, nella persona del proprio Presidente Francesco Storace, ed il Ministro per l’innovazione e le tecnologie Lucio Stanca.
Nell’approcciarsi ai fenomeni dell’informatizzazione e dell’innovazione di cui si stanno rendendo protagoniste le amministrazioni pubbliche italiane, sorprende dover rilevare la scarsa importanza che essi assumono nell’ambito del dibattito dottrinale del diritto pubblico e, segnatamente, in quello amministrativo. E sì che appare oramai lontano, il 1993, anno in cui veniva formalmente sancito nel diritto positivo l’avvento delle nuove tecnologie nell’attività amministrativa grazie all’art. 3 del d. lgs. n. 39, « Gli atti amministrativi adottati da tutte le pubbliche amministrazioni sono di norma predisposti tramite i sistemi informativi automatizzati », ed all’art. 3, della legge n. 547, introduttivo dell’art. 491bis nel codice penale, con il quale veniva sancita la formale rilevanza giuridica del documento informatico.
Per ciò che concerne il diritto pubblico è innegabile l’originalità delle formule di collaborazione-cooperazione che stanno caratterizzando la predisposizione e l’attuazione della « riforma informatica », tra le amministrazioni centrali, regionali e locali. Basti pensare alle forme convenzionali attraverso le quali si stanno realizzando i progetti di e-government, che segnano il passo delle procedure autoritative « centripete » ante-riforma costituzionale del 2001. Lo « pseudo-federalismo » auspicato con la modifica del Titolo V, Parte II della Costituzione italiana, trova una delle sue maggiori applicazioni proprio nella predisposizione degli strumenti di governo e di amministrazione. Lo Stato centrale non solo non impone più, ma contratta, co-decide ed appronta in piena collaborazione con regioni ed enti locali le riforme del sistema amministrativo che coinvolgono le autonomie territoriali. Ancor più precisamente si dovrebbe ricordare che il piano di informatizzazione dell’azione amministrativa in Italia, è figlio di ben più ampi programmi europei (e-Europe) dei quali l’Unione europea si è fatta portatrice, creando apposito organismi deputati al sostenimento delle azioni di modernizzazione delle amministrazioni e, più in generale per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo legati alla Società dell’informazione (a cui è deputato un Commissario UE).
Emblematico è l’assetto delle strutture organizzative per l’attuazione dell’e-government, fondato sulla cooperazione tra amministrazioni ed enti centrali e amministrazioni locali (regioni, enti locali). In tale contesto elementi pubblicistici e privatistici si fondano insieme nell’unitario intento (perseguimento dell’interesse pubblico) di predisporre una stabile « rete » di sostegno per l’informatizzazione delle amministrazioni pubbliche.
Innanzitutto và rilevata la nomina di un ministro (senza portafoglio) ad hoc, il Ministro per l’innovazione e le tecnologie – MIT –  (D.P.R. 9 agosto 2001, delega di funzioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di innovazione e tecnologie al dott. Lucio Stanca), al quale viene parallelamente istituito (con D.P.R. 27 settembre 2001) un Dipartimento (per l’innovazione e le tecnologie – DIT) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, come struttura di supporto al ministro stesso. È d’uopo, dunque, sottolineare l’importante riflesso della riforma in atto anche in ordine ai profili di organizzazione amministrativa. Ulteriore conseguenza della nomina di un Ministro per l’innovazione e le tecnologie è la trasformazione dell’Autorità per l’informatica nella pubblica amministrazione (AIPA), alle quale spettava, antecedentemente, il compito di coordinamento dell’informatizzazione della PA, prima in struttura servente del ministro (Legge « finanziaria » per il 2002, del 28 dicembre 2001, n. 448, art. 29), poi (previa formale soppressione) in Agenzia nazionale per l’innovazione tecnologica (art. 27, co. 10, lett. a), della legge 16 gennaio 2003, n. 3, modificativa della legge 448/2001), per poi divenire Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione (CNIPA), a norma dell’art. 176 del d. lgs. 30 giugno 2003, n. 196, codice in materia di protezione dei dati personali. « Il Centro nazionale subentra così all’Autorità per l’informatica – istituita nel 1993 – mutandone le prerogative e le attività che le erano state assegnate con il decreto legislativo 39/93, che resta in vigore. Il Centro nazionale per l’informatica dovrà caratterizzarsi per la capacità di supportare il Ministro nella predisposizione ed elaborazione di politiche per l’innovazione non solo nelle pubbliche amministrazioni centrali e locali, ma anche nei confronti di cittadini e imprese » (L. ZOFFOLI, in Innovazione, 1 ottobre 2003, periodico quindicinale del CNIPA, p. 1).
Fondamentali, come citato, sono le « commistioni » pubblico-privato (in quanto coinvolgenti organi statali e associazioni private di organi esponenziali degli enti locali) poste alla base del disegno organizzativo dell’apparato di riferimento per l’e-government. La cooperazione tra Stato, regioni ed enti locali fa riferimento a soggetti istituzionali composti dal Ministro per l’innovazione e le tecnologie e dai Presidenti delle Regioni (Commissione permanente per l’innovazione e le tecnologie – costituita il 21 marzo 2002); dal Ministro e dall’Unione delle Province Italiane (Comitato permanente per l’innovazione e le tecnologie – costituito il 12 novembre 2002); dal Ministro e dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Commissione permanente per l’innovazione e le tecnologie nei comuni – costituita il 19 dicembre 2002); dal Ministro e dall’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani (Comitato permanente per l’innovazione e le tecnologie, in fase di costituzione). A supporto dell’azione governativa in tema di innovazione tecnologica è stato costituito il Comitato dei Ministri per la Società dell’informazione, presieduto dal Ministro per l’innovazione delle tecnologie, con compiti di coordinamento dell’azione delle amministrazioni in materia e per la definizione e realizzazioni di strategie per lo sviluppo della Società dell’informazione e delle politiche di settore ad essa collegate. Proprio a seguito dei lavori di suddetto comitato è stato emanato il DPCM 14 febbraio 2002, relativo alla presentazione dei progetti di e-government per gli enti locali, che ha, tra l’altro, istituito un tavolo congiunto permanente del quale fanno parte, oltre ai referenti per le amministrazioni centrali, i rappresentanti delle regioni, delle province, dei comuni, delle comunità montane, tramite le loro rappresentanze ANCI, UPI ed UNCEM.
Anche la forma di finanziamento della « riforma informatica » dell’amministrazione è figlia di una nuova filosofia operativa degli organismi pubblici. Basti pensare che gran parte delle risorse statali impiegate nel co-finanziamento dei 138 progetti di e-government ammessi a seguito del bando di selezione del 3 aprile 2002 (su un totale di 400 presentati), proviene dalla « famosa » gara per l’aggiudicazione delle licenze per i telefonini di terza generazione UMTS (nella misura del 50%).
Non può non trovare luogo in questo breve excursus nei processi di innovazione dell’amministrazione italiana un riferimento ai più importanti « strumenti » giuridico-informatici che rappresentano i veri propri presupposti di questa fondamentale riforma: il documento informatico, la firma digitale, il protocollo informatico. Si tratta di ciò che a seguito delle leggi « Bassanini », in particolare della legge n. 59/1997, seguita dal D.P.R. n. 513/1997 (Regolamento per la formazione e trasmissione dei documenti informatici) prima, e con l’emanazione del D.P.R. n. 445/2000 (Testo unico della documentazione amministrativa), ha sancito il riconoscimento formale della giuridicità degli atti elettronici.
Per ciò che concerne il « caso » della Regione Lazio, è da segnalare come con la legge regionale n. 20/2001, sia stata costituita la Laziomatica S.p.A. (con finalità meglio specificate nel “Piano regionale di e-government”, approvato dalla Giunta il 30 ottobre 2001), società alla quale è stato devoluto il compito di gestire i processi di informatizzazione della Regione, « rappresenta il soggetto attuatore degli interventi volti ad assicurare l’accesso telematico dei cittadini, degli operatori e degli utenti, alle informazioni e ai servizi di competenza regionale ». La Regione Lazio, visto l’alto grado di tecnicità e la necessità di affrontare in maniera funzionale i processi di informatizzazione, ha scelto una gestione « aziendale » di tali processi, affidandoli ad una società a totale partecipazione pubblica (99% Regione, 1% altri enti dipendenti da essa). Significativo è il parallelo con la Provincia di Roma, la quale
Le suggestioni prima esposte non rappresentano che una piccola parte di ciò che è significato e caratterizzerà, in seguito, la riforma informatica dell’amministrazione. Quanto sopra definisce le linee portanti di una rivoluzione giuridica, prima ancora che tecnica, del sistema amministrativo italiano, laddove le due principali « anime » del diritto amministrativo, l’attività e l’organizzazione, ne risultano decisamente interessate.
Ecco perché, il Convegno del quale si intende dare conto, è inserito in un contesto di profonde innovazioni non esclusivamente tecnologiche, ma anche, e soprattutto, giuridiche, metodologiche e filosofiche, di cui sono protagoniste le pubbliche amministrazioni italiane.
I lavori della sessione mattutina dell’incontro avvenuto nella sede della Regione Lazio, sono stati caratterizzati dall’esposizione delle relazioni degli attori istituzionali impegnati nella realizzazione dei progetti di e-government nella Regione Lazio. Bruno Prestagiovanni, assessore al Personale, Demanio, Patrimonio e Informatica, della Regione Lazio, ha tracciato le linee di intervento in materia di e-government che la Regione ha già realizzato e quelle in procinto di realizzazione. Nella sua esposizione è stato rimarcato il primato del Lazio nel formulare, nel 2001, un piano per la digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche nel territorio regionale, coinvolgente gli enti locali. La Regione Lazio e gli enti locali laziali si sono resi protagonisti della presentazione di 19 progetti di e-government co-finanziati dal MIT. La relazione dell’Assessore Prestagiovanni, come quelle di tutti i relatori del convegno, prediligono un taglio « operativo » nella presentazione del piano di e-government, preoccupandosi di dimostrare come agli studi di fattibilità, alle previsione normative e regolamentari, nazionali e regionali, siano effettivamente seguiti risultati che cominciano a delineare il nuovo sistema amministrativo informatico.
Proprio l’approntamento delle infrastrutture tecniche necessarie alla predisposizione dei sistemi di e-government (come le reti di fibra ottica, la banda larga, l’interconnessione telematica veloce – ADSL e ISDN) ha consentito, e consentirà maggiormente in futuro, il collegamento « in rete » di quasi tutti  i 378 comuni del Lazio, tra loro e con le 5 province e la Regione. Tale interconnessione risulta strumentale per implementare i progetti di semplificazione amministrativa come quello, ad esempio, dello sportello unico telematico.
Al fine di « economizzare » e « funzionalizzare » la progettazione e la realizzazione del piano di e-government nella Regione Lazio (come, del resto, anche in tutto il territorio nazionale), è necessario favorire il riuso dei progetti presentati e realizzati da tutte le amministrazioni coinvolte, consentendo, così, oltre ad un abbattimento dei costi, una standardizzazione delle procedure supportate da architetture informatiche perfettamente compatibili tra loro.
Il sodalizio tra pubblico e privato, come già sottolineato, è fondamentale in tale contesto. La join venture tra amministrazione pubblica e industria informatica risulta strumentale alla necessaria collaborazione tra i fornitori di prodotti informatici e gli utilizzatori, come lo è il bisogno di garantire la massima libertà alle amministrazioni nella scelta e utilizzo del software necessario, che deve, però, essere completamente compatibile al fine di garantire la perfetta interoperabilità tra le stesse amministrazioni. Bisogna, quindi, creare e favorire un vero e proprio mercato alle spalle dell’e-government, che deve risultare importante anche da un punto di vista economico oltre che funzionale per l’attività amministrativa.
Gli obiettivi del piano di e-government nella Regione possono, così, essere riassunti in quattro punti fondamentali: semplificare l’azione amministrativa (sia per le amministrazioni che per i cittadini), fornire nuovi e migliori servizi a cittadini ed imprese, interconnettere efficacemente tutti livelli di governo (Stato – regioni – enti locali ed, in prospettiva, l’Unione europea), definire standard di operabilità delle amministrazioni. Tutto ciò necessita di un adeguata campagna di comunicazione istituzionale, in ordine alle soluzione adottate ed ai risultati raggiunti, da parte della Regione verso i cittadini, poiché una riforma non adeguatamente conosciuta non produrrebbe gli effetti auspicati.
In tema di necessaria collaborazione tra le istituzioni è allo studio una convenzione da sottoscriversi tra Regione Lazio e Comune di Roma per la definizione di servizi interscambiabili e co-gestibili tra i due enti. Anche in tal caso è da sottolineare l’utilizzo di strumenti civilistici (convenzione) per il perseguimento di un interesse pubblico (la corretta e semplificata offerta di servizi).
Proprio per ciò che concerne l’assoluta condivisione d’intenti tra amministrazioni, rilevante è risultata essere la relazione di Mariella Gramaglia, Assessore alla Semplificazione amministrativa, Comunicazione e Pari opportunità, del Comune di Roma, la quale ha sottolineato la necessità di collaborazione interistituzionale tra le diverse PP.AA. Già le competenze dell’assessorato in parola del Comune di Roma, rilevano come il tema dell’e-government si riconnetta strettamente con tematiche innovative del diritto amministrativo quali la semplificazione e la trasparenza, ma anche con la comunicazione istituzionale, assurta solo recentemente al ruolo di importanza strategica nel sistema amministrativo (legge n. 150/2000 e successivi regolamenti). In riferimento a tale ultima precisazione va sottolineato come risulti fondamentale far percepire alla comunità che l’innovazione prodotta dall’implementazione dell’e-government debba essere considerata come un processo di inclusione e non di esclusione dalla « vita amministrativa ». Ciò è possibile strutturando intorno ai piani di adozione dei sistemi di e-government anche iniziative volte al pieno coinvolgimento dei cittadini.
I progetti di maggiore rilevanza presentati dal Comune di Roma in tema di informatizzazione e semplificazione dell’attività amministrativa sono rappresentati dallo sportello unico telematico delle attività produttive e dall’informatizzazione del sistema delle concessioni edilizie. Altro aspetto estremamente rilevante è la partecipazione al “Progetto People” per l’attività di front-end cui collaborano alcuni grandi comuni d’Italia. La realizzazione di un efficiente servizio di front-office nel Comune di Roma quale il call center “060606”, ha permesso di assumere tale esperienza come « buona pratica » da trasferire ed implementare anche nel resto dei comuni.
Nella predisposizione e realizzazione dei programmi di e-government grandi comuni e regioni realizzano strette collaborazioni che, per quanto funzionali al disegno istituzionale di riforma dell’amministrazione, non devono risultare escludenti per il resto dei piccoli comuni (in Italia, su un totale di 8101 comuni, 5836 hanno meno di 5000 abitanti, cioè il 72,04% del totale – fonte MIT).
La corretta predisposizione dei servizi di e-government è funzionale, altresì, alla realizzazione degli strumenti attraverso i quali garantire alla cittadinanza una e-democracy (letteralmente “democrazia elettronica”) per mezzo della quale accedere non solo ai servizi amministrativi informatizzati, ma anche alle pratiche di « democrazia diretta » consistenti nel monitoraggio delle attività degli organi politici (visione on-line dei resoconti delle sedute di giunte, consigli ed altre assemblee pubbliche) sino, soprattutto, ad arrivare alla possibilità le proprie preferenze elettorali tramite procedure elettroniche. Tale trasparenza non solo amministrativa ma anche politica, garantirebbe, altresì, un maggiore, pieno coinvolgimento della popolazione ai processi decisionali dei pubblici poteri, assicurando, in tale contesto, anche una più compiuta partecipazione alla vita politico-amministrativa da parte dei cittadini.
È in questo ambito di decisa volontà di modernizzazione della macchina amministrativa che si inserisce il contributo al convegno del Presidente della Regione Lazio, Francesco Storace. In tale sede, quest’ultimo ha rivendicato il ruolo di particolare rilevanza che sta avendo la Regione Lazio nella progettazione e realizzazione dei programmi di e-government, proprio attraverso la collaborazione avviata con il MIT nell’ottobre del 2001, che ha avuto come seguito il finanziamento di molti dei progetti presentati alla Commissione per la valutazione, istituita a seguito del DPCM  del 14 febbraio 2002.
Nel Lazio non solo gli enti principali quali la Regione e il Comune di Roma si sono resi protagonisti dei progetti di e-government presentati per il finanziamento alla citata Commissione, ma la quasi totalità degli enti locali del territorio laziale, cioè tutte le province e ben 346 comuni su un totale di 378 (insieme a tutte le comunità montane laziali), coinvolti in misura variabile. L’ente Regione Lazio sposa pienamente la filosofia generale di informatizzazione dell’attività amministrativa per avvicinare i cittadini alle amministrazioni e le stesse amministrazioni tra loro, con l’obiettivo di rendersi protagonista del processo di « eliminazione » progressiva della carta quale presupposto materiale della documentazione amministrativa, aderendo alle prescrizioni dettate dal D.P.R. n. 445/2000 in tema di documenti elettronici.
Una corretta ed efficace implementazione dei processi di e-government può consentire l’abbattimento di quelle barriere burocratiche che complicano enormemente non solo l’accesso agli uffici amministrativi di cittadini ed imprese, ma la stessa attività degli organi pubblici, spesso « ingessate » da procedure e incombenze in contrasto con gli stessi principi di « snellimento » dell’azione amministrativa contenuti nella legge n. 241/1990 e ribaditi nella legislazione statale e regionale degli ultimi anni.
Solo un quarto dei finanziamenti totali dei progetti di e-government nella Regione Lazio provengono dai fondi a disposizione del MIT, mentre i restanti tre quarti sono stati erogati direttamente dagli stessi enti coinvolti, a testimonianza dell’impegno, in primis economico, profuso dagli attori istituzionali locali.
Il bilancio della prima fase di implementazione dell’e-government nelle regioni e negli enti locali, che è stata caratterizzata dalla necessità di interconnessione tra le amministrazioni, non può che essere, dunque, positivo, ponendosi come valido presupposto per la realizzazione della seconda fase di tale riforma dell’amministrazione, che consisterà nell’avvicinamento delle amministrazioni, ora più efficienti, a cittadini ed imprese. A dimostrazione di ciò possono addursi i diversi progetti in fase di completamento da parte della Regione Lazio, quali la Rete regionale per la pubblica amministrazione della Regione Lazio (RUPARLazio, in sinergia con i progetti COAPLazio e e-Lazio), il Sistema di protocollo e gestione di flussi documentali e sistemi di gestione di posta certificata (PROPOCERT), il Sistema di accesso multicanale dei servizi on-line della Regione Lazio (MULTICAN), il Sistema informativo territoriale regionale (SISTERLazio), il Sistema unificato di accesso ai servizi interattivi (CartaLazio), il Sistema unificato dei servizi alle imprese (SUSILazio), il Sistema informativo per il turismo della Regione Lazio (TURISLazio).
Tutto ciò rappresenta la fase preponderante dei programmi di modernizzazione delle amministrazioni pubbliche operanti nella Regione Lazio, che ha comportato, e ancora comporterà, un notevole investimento economico iniziale, suffragato, però, da un sicuro risparmio in termini di spese che potranno garantire i servizi informatizzati.
In termini di sussidiarietà attiva, la Regione Lazio garantirà il massimo impegno economico e di assistenza nei confronti degli enti locali che risulteranno meno coinvolti nei progetti di informatizzazione dell’amministrazione, al fine di evitare il verificarsi di amministrazioni pubbliche eccessivamente differenziate nell’erogazione dei servizi ai cittadini. Le sinergie tra enti territoriali maggiori e minori, soprattutto in termini di esercizio congiunto delle funzioni amministrative fanno da sfondo a processi innovativi di « co-amministrazione ».
Una « co-amministrazione » che non si esaurisce all’interno delle singole regione, ma che vede impegnati anche gli organi dello Stato centrale, in primis, nel contesto in parola, il Ministro per l’innovazione e le tecnologie, supportato dall’omologo Dipartimento e dal Centro tecnico per l’informatica nella pubblica amministrazione.
Non a caso l’attuale Ministro per l’innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca, nel contesto del convegno de quo, ha ribadito l’importanza dei Centri Regionali di Competenza (CRC) quali organismi di raccordo e coordinamento, a livello regionale, delle azioni volte all’attuazione dei progetti di e-government, pronti a fornire servizi di consulenza ed assistenza agli enti coinvolti.
Il tema dell’e-government rappresenta uno degli impegni di maggior rilevanza nel quale profondo i propri sforzi non solo l’Italia, ma tutti i paesi industrializzati del mondo (con recente adesione anche dei paesi « meno sviluppati », tanto che nel vertice mondiale sulla Società dell’informazione del 10-11-12 dicembre 2003, svoltosi a Ginevra, l’informatizzazione delle amministrazioni pubbliche ha avuto un ruolo di particolare importanza.
Prima necessità dei programmi europei in tema di Società dell’informazione è proprio quella di addivenire alla realizzazione di amministrazioni pubbliche efficienti, che basano la propria attività su procedure telematiche in cui semplificazione e trasparenza dell’azione amministrativa fungono da fondamento per lo storico rovesciamento dei rapporti tra amministrazione e cittadini, che vede la prima porsi a disposizione dei secondi. Tale riforma necessita di prospettive attuative di lungo periodo, in considerazione del cambiamento radicale che sta interessando l’amministrazione.
A conforto della bontà delle azioni intraprese è da rilevare come l’evoluzione informatica delle amministrazioni pubbliche viaggi ad un regime maggiore di quella del settore industriale. Nel caso specifico dell’Italia è d’uopo sottolineare come l’investimento iniziale (per la prima fase) di 500 milioni di euro nei progetti di e-government (dei quali 120 stanziati dallo Stato ed i rimanenti provenienti da regioni ed enti locali e da fondi strutturali europei) rappresenti, in termini economici (in considerazione degli ulteriori investimenti previsti per la seconda fase), la più grande riforma dell’amministrazione mai realizzata, tanto da meritarsi il plauso dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo dell’Economia (OCSE) per i processi di cooperazione tra amministrazioni che ne sono risultati essere il presupposto. Cooperazione interistituzionale realizzata ricorrendo a forme di raccordo istituzionale che hanno coinvolto pariteticamente Stato, regione ed enti locali.
Proprio l’avvio della seconda fase realizzativa dei progetti di e-government è stata decisa e concordata in seno alla Conferenza Unificata Stato-regioni, durante la quale sono state fissate cinque priorità:
1. garantire le infrastrutture informatiche (sistema pubblico di connettività – SPC, ovvero implementazione della già operante Rete unitaria per la pubblica amministrazione – RUPA, in raccordo con le diverse RUPAR e reti civiche);
2. garantire la diffusione dei servizi ai cittadini, anche attraverso l’implementazione del riuso delle applicazioni già realizzate, per diffondere il processo di informatizzazione;
3. salvaguardare i piccoli comuni, sostenendo i processi di informatizzazioni degli enti locali di più piccole dimensioni;
4. sviluppare l’e-democracy, favorendo il rapporto tra cittadini e istituzioni pubbliche non solo da un punto di vista della fornitura di servizi amministrativi, ma anche per ciò che concerne la partecipazione politica;
5. necessità di comunicare il cambiamento ai diretti interessati: i cittadini, al fine di renderli pienamente partecipi delle innovazioni sostenute e per esplicitarne i vantaggi connessi.
L’impegno del Governo nella seconda fase di e-government consisterà nell’impegno di fondi pari a 200 milioni di euro, grazie, anche, all’utilizzazione di fondi provenienti dallo stanziamento previsto della delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) n. 17, del 9 maggio 2003, e della finanziaria per il 2003 (art. 26, legge 27 dicembre 2002, n. 289). In particolare, lo sviluppo della Società dell’informazione vede particolarmente protagonisti due dicasteri (Comunicazioni e Istruzione, Università e Ricerca) ed il MIT. I prossimi passi verso la piena realizzazione della « riforma informatica » saranno l’approvazione di un codice per la digitalizzazione dell’azione amministrativa (per giuridicizzare e raccogliere tutte le regole connesse alla realizzazione dell’e-government); la fornitura di servizi amministrativi su scala europea grazie all’interconnessione tra le diverse amministrazioni dei paesi membri UE; l’emanazione di una direttiva, per garantire la stesura di atti amministrativi esclusivamente per mezzo di procedure informatiche.
Nel contesto istituzionale dei relatori intervenuti al convegno organizzato dalla Regione Lazio in occasione della citata sottoscrizione della Convenzione tra questa ed il MIT per l’istituzione del CRC-Lazio, di taglio maggiormente « operativo » sono risultati i contributi di Livio Zoffoli, Presidente del CNIPA e di Giulio De Petra, Direttore Area innovazione regioni ed enti locali del DIT.
Il primo non ha potuto non ripercorrere le tappe che hanno condotto la « vecchia » AIPA a divenire l’attuale CNIPA, trasformazione dettata dal più generale mutamento istituzionale avvenuto all’interno dell’organizzazione governativa. Nonostante il cambiamento di « veste » e la riformulazione delle competenze di cui è stato oggetto il CNIPA, tale Centro rimane uno degli organismi cardine del sistema organizzativo che si occupa dell’innovazione delle amministrazioni pubbliche. Detta struttura contribuisce a definire le politiche adottate dal Governo in tema di innovazione ed opera come organo di consulenza dello stesso. Il CNIPA, rispetto all’AIPA, è caratterizzato da una missione istituzionale a vocazione « nazionale », con compiti di coordinamento anche rispetto a regioni ed enti locali, e non svolgendo le proprie funzioni unicamente (come avveniva per l’AIPA) nei confronti delle sole amministrazioni centrali.
Le competenze del CNIPA possono brevemente riassumersi nella predisposizione di programmi e progetti (o nella partecipazione ad essi) volti a migliorare la governance su scala nazionale e locale; realizza gli strumenti per poter operare in tal senso (portale nazionale del cittadino, portale nazionale per le imprese); svolge funzioni di pianificazione e controllo (monitoraggio) delle iniziative di e-government; emana pareri in ordine a progetti di informatizzazione delle amministrazioni pubbliche e in merito ad appalti aventi ad oggetto l’acquisizione di infrastrutture informatiche o la fornitura di servizi nel medesimo ambito; definisce le regole tecniche (ad es. per firma digitale, documento e protocollo informatico) in armonia con il mercato dell’industria informatica; programma la formazione del personale della PA per ciò che concerne l’acquisizione di nozioni necessarie all’utilizzo delle applicazioni informatiche (tanto che è di prossima emanazione una direttiva in tema di e-learning nelle amministrazioni pubbliche).
Giulio De Petra ha ribadito, altresì, le « regole del gioco » che hanno caratterizzato la prima fase dei progetti di e-government: quest’ultimo si rivolge prevalentemente ai processi di front-end (ai quali sarà dedicata la seconda fase) ma non può prescindere dal preventivo assetto del back-office (riforma « operativa » delle amministrazioni e approntamento dei sistemi informativi automatizzati, ai quali è stata dedicata la prima fase). Proprio alla base delle procedure che caratterizzano l’e-government vi sono:
· la definizione della rete nazionale come riferimento per l’interconnessione delle infrastrutture nazionali;
· la definizione dei servizi da realizzare;
· la definizione di un modello di riferimento per la trasformazione del servizio in servizio on-line;
· la necessità di consentire l’accesso ai servizi mediante l’uso della carta nazionale dei servizi (CNS) e della carta d’identità elettronica (CIE).
Nell’ambito della Conferenza Stato-regioni è stato approvato il regolamento per la carta nazionale dei servizi, a riprova della necessità di dettare congiuntamente tra le istituzioni coinvolte, le regole fondamentali per la realizzazione della riforma.
Il finanziamento dei progetti presentati da parte di regioni ed enti locali si è basato su di un approccio competitivo. Gli enti pubblici coinvolti hanno risposto ad un vero e proprio bando di gara che ha consentito di raggiungere elevati standard qualitativi dei progetti presentati. A ciò è stato possibile competere anche da parte di piccole realtà istituzionali grazie alla promozione di forme di aggregazione tra enti.
È necessario ribadire che i Centri Regionali di Competenza non sono organi della Regione ma costituiscono strutture di coordinamento tra Stato, regioni ed enti locali per il supporto alle iniziative di e-government in fase di realizzazione.
Il federalismo cooperativo « informatico » è, senz’altro, il primo, vero ambito di confronto-collaborazione tra le diverse realtà che compongono la Repubblica. Stato, regioni, enti locali ed autonomie funzionali « concorrono » nel comune perseguimento dell’interesse pubblico attraverso forme di cooperazione convenzionali e non più autoritative, ispirate ad ambedue le diverse anime del principio di sussidiarietà, che vede le amministrazioni interagire utilizzando strumenti telematici che rivoluzionano l’organizzazione e la stessa attività amministrativa, garantendo a cittadini ed imprese forme di partecipazione effettive grazie all’interazione informatica. Tutto ciò contribuisce a rendere meno astratto il dettato costituzionale contenuto nell’art. 118 della nostra Carta costituzionale.

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Valerio Sarcone