E’ ormai noto come il finanziamento necessario all’avvio o allo sviluppo di una impresa, di un progetto o di un’idea imprenditoriale sia argomento particolarmente delicato e, molto spesso, difficile da affrontare per un imprenditore o aspirante imprenditore. Gli interventi legislativi (di qualsiasi livello istituzionale) sono stati e sono molto numerosi ed in genere, attraverso tali strumenti, le imprese hanno potuto conquistare, mantenere e/o accrescere le proprie posizioni competitive contribuendo allo sviluppo delle economie dei vari paesi occidentali.
Molti studiosi, però, sostengono che tutti i cambiamenti in atto nei sistemi economici avanzati faranno sorgere forti dubbi circa le concrete possibilità di reiterare anche in futuro tali modelli che realisticamente consentano alle imprese di affrontare le sfide dell’internazionalizzazione, della crescita e dell’innovazione con le caratteristiche di velocità, efficienza e competitività necessarie.
Inoltre, se il problema ‘finanziamento d’impresa’ è di per sé argomento molto spesso determinante nella vita aziendale di imprese già esistenti, talvolta si tramuta in vero e proprio ostacolo per l’attuazione di buone idee d’impresa che hanno, così, non poche difficoltà a tradursi in progetti.
A tal fine, dagli inizi degli anni ‘80, si è iniziato a parlare di finanza innovativa i cui sviluppi stanno consentendo non solo al sistema imprenditoriale, ma anche a quello bancario, ed agli Enti locali, di reperire capitali attraverso diverse forme di finanziamento: da operazioni di venture capital, o di cartolarizzazione a forme più sofisticate, come il project financing.
La finanza innovava consiste in una serie di attività di ‘corporate finance’ volte a fornire servizi avanzati e, appunto, innovativi. Genericamente, con tale termine ci si riferisce all’’investimento istituzionale nel capitale di rischio’, per cui si intende il complesso di risorse finanziarie – apportate da operatori specializzati (nazionali o esteri), con partecipazione al capitale (quote o azioni) o con sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni – in aziende (target company) dotate di un progetto e di un potenziale sviluppo; oltre ai mezzi finanziari, l’investitore istituzionale apporta anche esperienze di tipo professionale, competenze tecniche, manageriali ed una serie di contatti con altri investitori ed operatori finanziari.
I potenziali vantaggi legati a queste tecniche sono:
· diversificare i canali di approvvigionamento di risorse finanziarie, a condizioni spesso più convenienti rispetto a quelle associate alle modalità tradizionali di finanziamento;
· attuare tecniche di funding molto flessibili e quasi tailor made in cui vi è la possibilità di scegliere la durata del prestito e le modalità di ammortamento;
· fronteggiare esigenze finanziarie anche di dimensioni ragguardevoli;
· allargare la base dei potenziali investitori;
· beneficiare del recupero della ritenuta fiscale.
Accanto a cui le principali cautele da osservare sono le seguenti:
· verificare preventivamente l’esistenza di una convenienza economica rispetto alle forme di finanziamento tradizionali;
· valutare con attenzione l’opportunità di ottenere un rating, un giudizio di valore legato anche alla capacità di rimborso del soggetto emittente che conferisce adeguata reputation e tranquillizza gli investitori;
· scegliere con attenzione l’intermediario/advisor che coadiuva nella scelta delle caratteristiche del prestito obbligazionario;
· tener conto che i titoli in questione sono molto spesso privi di un mercato secondario;
· monitorare il rischio di tasso legato alle emissioni.
La finanza innovativa abbraccia una serie di attività comprendenti principalmente:
· Private Equity
· Acquisition Financing
· Merger and acquisition;
· Project financing.
Il Private Equity, costituisce l’attività più rappresentativa all’interno della finanza innovativa. Le diverse tipologie di investimento possono essere definite in relazione alle diverse fasi del ciclo di vita delle aziende in quanto, a seconda della fase di vita aziendale, anche l’intervento dell’investitore deve avere caratteristiche diverse che, stante le mutate dimensioni e prospettive, condizionano il mix di capitale e know how che l’investitore finanziario apporta.
Acquisition Financing, si riferisce al caso in cui le imprese decidano di perseguire un processo di crescita esterna (mediante acquisizioni e fusioni societarie) in alternativa alla crescita interna (mediante investimenti industriali). La prima permette alle imprese di acquisire in tempi brevi quote di mercato significative (approfittando anche di circostanze favorevoli all’acquisizione) e/o di attuare processi di integrazione verticale ed orizzontale con l’obiettivo di modificare a proprio vantaggio le condizioni concorrenziali del mercato. Questa è, generalmente, finanziabile, oltre che ricorrendo al mercato dei capitali (equity), anche tramite il debito (acquisition finance), oppure ricorrendo ad un adeguato mix delle due modalità.
Letteralmente Merger and Acquisition significa “fusioni ed acquisizioni” e ben rappresenta il tipo di attività svolta per disegnare (perseguire) processi di crescita esterna delle imprese e per ridefinire la struttura di gruppi societari in occasione di processi di sviluppo dell’impresa oppure in relazione a modifiche degli assetti proprietari.
Il Project Financing (Finanza di Progetto) è una metodologia finanziaria, un processo rivolto al finanziamento di uno specifico progetto imprenditoriale legato ad un determinato investimento che viene realizzato, economicamente e giuridicamente, in modo separato dal patrimonio delle imprese che lo realizzano. A differenza dei finanziamenti all’impresa (o corporate) basati sulla valutazione dell’equilibrio economico-finanziario aziendale e degli effetti dei nuovi investimenti su tale equilibrio complessivo, il tale tecnica si basa sull’analisi dell’equilibrio economico-finanziario di un singolo progetto d’investimento.
E’, pertanto, un metodo per determinare una struttura ottimale di finanziamenti per la realizzazione di un progetto, nel cui ambito trovano applicazione i tradizionali strumenti di finanziamento, sia a titolo di capitale di rischio (equity), sia a titolo di debito (mutui a medio e lungo termine, prestiti subordinati, leasing, prestiti obbligazionari, anticipazioni IVA; ecc), sia infine, dove ne ricorrano i presupposti, contributi a fondo perduto (finanziamento pubblico).
Il Project Financing o Finanza di Progetto, rappresenta, inoltre, uno strumento di finanza innovativa che può facilitare la realizzazione di lavori pubblici, ovvero di pubblica utilità, con il ricorso a capitali privati. La legge n. 166/2002 ha introdotto importanti modifiche alla normativa che disciplina di tale instituto facilitandone l’utilizzo da parte dei Comuni minori anche per interventi di limitata entità.
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Gli ultimissimi sviluppi della finanza innovativa , hanno dato particolare rilievo alle misure ed alla gestione del rischio di credito, a seguito dell’introduzione di modelli e di strumenti finanziari derivati che consentono rendere minima la perdita in fondi di investitori derivanti da inadempienze della controparte. In questo ambito il sistema finanziario, ed in particolare quello bancario, è da sempre oggetto di revisione della propria normativa ad hoc, in quanto si ritiene che l’utente non sia sufficientemente protetto dalle norme generali del diritto.
La caratteristica centrale di un sistema giuridico risiede nella ricerca di controllare il comportamento dei soggetti con la minaccia di punizioni inflitte ex post, mentre il recupero di somme sottratte all’investitore avrebbe luogo solo alla conclusione di un breve processo giudiziario. A tal fine i mercati finanziari si stanno concentrando su strumenti definiti di finanza innovativi, inquadrabili nella cosiddetta regolamentazione prudenziale, il cui obiettivo principale è impedire ex ante, il verificarsi di comportamenti non corretti.
Questa si fonda su due diversi principi:
1. imposizione di vincoli rigidi;
2. incentivi volti ad ottenere che soggetti razionali ravvisano un interesse privato nel rispetto delle norme.
Storicamente la valutazione del merito di credito delle imprese finanziarie e la stima del rischio di credito sono stati considerati uno dei punti più importanti se non addirittura il momento centrale dell’attività bancaria.
Recentemente sia la riflessione scientifica che la messa a punto di strumenti gestionali si è concentrata sui rischi di mercato ed in particolare su quelli connessi alle operazioni con i derivati. Per i rischi di mercato è disponibile un ben codificato approccio metodologico, le cui linee generali sono incorporate nelle norme di vigilanza; il rischio di credito è invece proceduto a ritmi più lenti dovuto, essenzialmente, a obiettive difficoltà in materia, tra cui, principalmente, la forma asimmetrica delle distribuzioni dei rendimenti delle operazioni di credito.
Occorre, in ogni caso, sottolineare che proprio sul versante del controllo e della gestione del rischio le banche italiane stanno dimostrando una notevole sensibilità, cogliendo l’occasione di avviare profondi aggiornamenti delle procedure operative dei servizi crediti e la riorganizzazione di questi ultimi.
Le migliori banche del sistema, infatti, seguendo l’esperienza delle banche estere, stanno rimettendo in discussione i proprio criteri di affidamento e di pricing dei rischi creditizi, reimpostando in un’ottica di portafoglio di medio periodo la definizione delle politiche generale degli impieghi. Ne potrà derivare un miglioramento delle capacità di selezione dei crediti, abbinato anche al progressivo passaggio dal multiaffdamento alla stabilità delle relazioni di clientela (con i miglioramenti informativi che ne conseguono nel rapporto banca ‘ impresa) , all’integrazione orizzontale dei sevizi bancari offerti alle imprese: l’integrazione tra il lending, il corporate banking, con i servizi di gestione dei pagamenti, di gestione valutaria e patrimoniale consentono alla banca di offrirsi come un completo partner finanziario alle imprese clienti.