La logica dell’autonomia nel nuovo contratto della scuola

04.06.2003

Il nuovo contratto della scuola, siglato il 16 maggio scorso tra l’Aran e le rappresentanze sindacali, non si limita a riconoscere un aumento di stipendio sia per il personale docente che per i tecnici-amministrativi, ma interviene anche a dettare nuovi principi in materia di contrattazione.
In particolare, il nuovo contratto fa esplicito riferimento al principio del decentramento, riconoscendo che il rapporto ministro-sindacati riguarderà solo la mobilità del personale. Tutto il resto dovrà essere gestito a livello regionale o del singolo istituto. All’interno delle singole scuole, si ribadisce il potere decisionale del collegio dei docenti, accanto a quello dei dirigenti, ma contestualmente si riconoscono anche le prerogative contrattuali delle Rsu.
Al di là delle trattative economiche sugli aumenti salariali, delle polemiche per il mancato adeguamento allo stipendio europeo, del timore di futuri tagli del personale, il nuovo accordo contrattuale presenta interessanti spunti di analisi anche sotto il profilo dell’autonomia organizzativa degli istituti scolastici. Da una parte, infatti, è stato ribadito il principio della retribuzione automatica, che impedisce di applicare al settore scolastico le tradizionali logiche motivazionali fondate sulla differenziazione delle carriere, sugli aumenti premianti, sull’attenzione per la qualità. Dall’altra parte, invece, si è aperta la strada ad una liberalizzazione della contrattazione, che tenderà a dare nuovo rilievo alle rappresentanze sindacali locali.
Come ha sostenuto il prof. A. Cocozza (Coordinatore dell’Osservatorio sulla scuola dell’autonomia della Luiss Guido Carli),  il nuovo contratto della scuola non è particolarmente innovativo, ma ha il pregio di aver tentato di sistematizzare e razionalizzare i contenuti degli ultimi CCNL e CCNI, in una sorta di “testo unico”, eliminando alcune ridondanze e diverse sovrapposizioni di ruolo e di competenze.
Certamente molto rimane ancora da fare verso l’affermazione di una reale prospettiva dell’autonomia nel nostro sistema scolastico, come ad esempio:
– una ridefinizione di ruoli e competenze degli Organi collegiali, in relazioni a quelli del Dirigente scolastico e della RSU, per cui è necessario un intervento legislativo;
– una differenziazione dei ruoli e della carriera degli insegnati, per una migliore valorizzazione delle loro competenze (già possedute o da acquisire attraverso nuovi percorsi di formazione mirata) e di conseguenza dello stesso processo di insegnamento-apprendimento;
– l’effettivo superamento della logica della “mansione” per il personale ATA e l’introduzione di quella di “ruolo professionale”, che presuppone   maggiore autonomia per questi lavoratori e la realizzazione di compiti meno prescrittivi, più ampi  e maggiormente dinamici. In altri termini è necessario creare le condizioni per poter svolgere “più gioco di squadra”: quello di cui ha bisogno oggi la scuola dell’autonomia per essere più vicina e più attenta alle esigenze degli studenti e delle famiglie;
– la definizione di un reale sistema di formazione continua per tutto il personale della scuola, nessuno escluso, con percorsi formativi mirati;
– l’introduzione di un vero sistema retributivo incentivante, basato sulla progettualità  dell’istituto, della classe o del gruppo di classi (attraverso il perseguimento di progetti mirati e riconoscibili come tali, poiché strutturati e composti da obiettivi precisi, risorse congruenti e tempi certi di  realizzazione)  e dotati di un sistema di monitoraggio e di valutazione che permetta il riconoscimento effettivo delle performance professionali che  migliorano la qualità e l’efficacia del processo educativo.
Ci si domanda, pertanto, se il modello proposto sia effettivamente funzionale al perseguimento di un’autonomia strutturale e costruttiva delle scuole. Anche se per esprimere un giudizio sarà necessario attendere l’assestarsi della riforma, è importante ribadire che l’autonomia scolastica passa in primo luogo attraverso l’autonomia degli insegnanti e che, senza il riconoscimento di un nuovo status professionale della classe docente, sarà difficile riuscire a valorizzare quella libertà di insegnamento che è alla base della vera autonomia.

a cura di Elena Griglio