L’ordinamento giuridico italiano non contempla una normativa specificamente diretta a disciplinare la rappresentanza di interessi nel parlamento nazionale: sul tema sono state presentate diverse proposte di legge, ma nessuna è finora approdata ad un’approvazione definitiva. E, invero, alla scarsa attenzione del legislatore ha corrisposto un altrettanto limitato interesse della dottrina costituzionalistica, che su queste tematiche non ha mai avviato una riflessione approfondita ed organica. Possono tuttavia individuarsi – all’interno del pur limitato dibattito sviluppatosi sul tema – due differenti orientamenti, riconducibili essenzialmente a due diversi obiettivi cui dovrebbero mirare gli interventi volti a fronteggiare la massiccia e incontrollata pressione degli interessi sociali sulle Camere: eliminare o comunque ridurre fortemente il flusso delle domande rivolte al legislatore, ovvero sottoporre tale flusso ad una rigida regolamentazione.
Il presente lavoro – che si apre con un accenno ad alcuni spunti che emergono dalla elaborazione dottrinaria sull’argomento – prende in esame i principali caratteri della disciplina proposta in tema di attività professionale di relazioni pubbliche, delineandone altresì i presupposti di fatto, gli obiettivi dichiarati, e i vantaggi derivanti da una regolamentazione della materia.