Due riforme della scuola a confronto

02.04.2003

12 MARZO 2003: Il Senato della Repubblica approva la legge delega di riforma dei cicli scolastici presentata dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Letizia Moratti. 18 MARZO 2003: la Giunta della Regione Emilia Romagna approva il progetto dell’assessore Mariangela Bastico sul riordino dell’istruzione. Riforma statale e contro-riforma regionale?
L’Assessore Bastico, interrogato sulla peculiare coincidenza di date tra l’approvazione delle due iniziative, afferma che quella della Regione Emilia Romagna non è una “legge di contrapposizione”, specificando che “il testo approvato dalla Giunta propone delle alternative alla legge del Parlamento, ma non ci sono norme incompatibili”. L’iniziativa della Regione Emilia Romagna riguarda infatti solo alcuni profili specifici della riforma scolastica, come si evince dal titolo medesimo del provvedimento, recante “Norme per l’uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l’arco della vita, attraverso il rafforzamento dell’istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione fra loro”.
Tre, in particolare, sono gli aspetti più rilevanti della proposta regionale: in primo luogo, la creazione del cosiddetto “biennio integrato”, un doppio canale di formazione per lo studente che, al termine della 3^ media, può scegliere tra un percorso di istruzione tradizionale o un percorso a contenuto maggiormente professionalizzante. In secondo luogo, il trasferimento ai singoli istituti scolastici di una quota di programmi pari al 15-20% del monte ore annuale, che la riforma Moratti attribuisce alle Regioni. Infine, la creazione di Istituti che riuniscano in un’unica sede la scuola materna, elementare e media, al fine di favorire la continuità didattica degli studenti.
Nei 56 articoli del disegno di legge regionale, non si rileva pertanto alcuna interferenza con le previsioni della riforma Moratti sulla modifica dell’età di ingresso a scuola, sulla durata dei cicli e sulla denominazione degli studi. Ma basta la previsione sulla determinazione dei programmi di studio ad evidenziare come la proposta regionale intervenga proprio su uno dei punti più dolenti della riforma Moratti, quello relativo alla mancata valorizzazione dell’autonomia degli istituti scolastici.

a cura di Elena Griglio