Vito Cozzoli, I gruppi parlamentari nella transizione del sistema politico-istituzionale. Le riforme regolamentari della Camera dei deputati nella XIII legislatura

27.01.2003

Quarderno n. 25 del Centro di ricerca sulle amministrazioni pubbliche ?Vittorio Bachelet? della LUISS-Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Guido Carli, Milano, 2002, pp.183.

Presentazione contenuta nel volume.

La monografia di Cozzoli si raccomanda in modo particolare per richiamare alla nostra attenzione una serie di aspetti problematici racchiusi nell’esistenza e nel funzionamento, all’interno dei massimi organi parlamentari, di strutture di collegamento tra l’istituzione e l’ambiente esterno che è ad essa più congeniale.
Il rapporto fra la politica espressa dai partiti o dai gruppi affini e l’istituzione ufficiale è necessario ed allo stesso tempo vario e duttile, ed è un fattore della legittimità parlamentare. Questa legittimità non si soddisfa infatti soltanto mediante la ripetizione delle operazioni elettorali, ma richiede un’integrazione o un completamento attraverso la ripresentazione nella forma e nella vita dei gruppi parlamentari dei partiti politici, della loro continuità, e allo stesso tempo delle vicende che ne contrassegnano la singolare identità, i reciproci rapporti e l’appartenenza all’uno o all’altro partito dei singoli rappresentanti, e infine le migrazioni di questi dall’una all’altra sponda politica.
Il gruppo parlamentare sta a significare anzitutto che nel Parlamento si rappresenta solo in parte la moltitudine dei votanti: per l’altra parte, come se le elezioni politiche ne fossero la porta d’ingresso o la conferma, si rappresenta la politica effettiva che penetra così dal portone della Camera o del Senato e continua ad esprimere e imporre i propri giochi anche dentro l’istituzione.
L’autore è ben consapevole, sia per scienza che per esperienza (essendo egli consigliere parlamentare della Camera), dei fili che variamente collegano le istituzioni parlamentari con la società politica: e, avendo fede nella centralità del Parlamento e forse preoccupandosi della troppo evidente malattia dell’istituzione che non sempre sembra all’altezza della stessa centralità, dopo un lungo percorso attraverso le vicende dei gruppi parlamentari così come conformati dal regolamento della Camera nelle varie fasi di adattamento ai processi elettorali, delinea alcune soluzioni che varrebbero a preservare, con l’efficienza politica dei gruppi, sia la centralità parlamentare, che il rapporto fondamentale tra maggioranze e minoranze all’interno dell’istituzione.
Non mi sento di dire, esprimendo un’opinione mia, se in questi tempi possa ancora sostenersi la centralità parlamentare come una sorta di «bene» costituzionale da preservare ad ogni costo. Forse è più appropriato dare peso al progressivo rafforzamento dell’istituzione «governo», visto che anche le evoluzioni parlamentari propendono a loro volta sempre più verso la governabilità e la correlativa efficienza del governo. Molti adattamenti della normativa interna delle Camere appaiono dettati infatti dalla contemplazione dell’organo governo e delle esigenze di rafforzarne il funzionamento, in nome di un principio (politico) di continuità e di conservazione per l’intera durata della legislatura.
Ma non è solo questo. Le odierne democrazie vivono non tanto sulla separazione, quanto sull’armonizzazione delle istituzioni, e soprattutto su di un’efficienza, più o meno realizzabile in concreto, basata anzitutto sulla pluralità istituzionale e su procedure attraverso le quali le istituzioni stesse trovano, quasi a parità di chances tra loro, equilibri rinnovabili. Nessun organo merita di essere presentato oggi in termini di prevalenza e per una posizione precostituita ed intangibile, quasi che in esso si concentrasse la democraticità dell’ordine costituzionale, o che ad esso potesse guardarsi quale affidatario delle sorti di tale ordine. Primeggia semmai la Corte costituzionale, la quale vede accrescersi progressivamente la funzione di massimo arbitro degli equilibri dinamici che impegnano appunto le istituzioni in una sorta di parità procedurale.
Certo, ogni istituzione si raccorda con la società politica secondo modalità o attitudini storicamente differenti. I gruppi parlamentari rimangono in ogni caso all’interno di ciascuna Camera ed è necessario che la legittimità politica, oltre la prova elettorale, venga alimentata di continuo attraverso congrui canali e mediante una vigilata armonizzazione di essa con i complessi rapporti di maggioranza – minoranza, che sono al centro della vita del grande collegio parlamentare.
Il libro di Cozzoli, corredato da abbondante materiale statistico e classificatorio, che nella sua articolazione sembra accompagnare le argomentazioni dell’autore, va letto e meditato anche per la costante preoccupazione che vi è manifestata, di cogliere i problemi nella dimensione storicamente più adatta e proporre soluzioni coordinate, quasi che queste siano suggerite, prima che dal pensiero dell’autore, dallo stesso farsi della politica.
Il pensiero che emerge dallo scritto appare infine ispirato ad una giusta visione pragmatica della realtà parlamentare dei giorni nostri.

recensione a cura di Giorgio Berti