Le iniziative del MIUR verso la predisposizione di un codice deontologico dei professori

27.01.2003

L’iniziativa intrapresa dal Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti nel novembre 2001 con l’istituzione di una commissione ministeriale ad hoc incaricata di predisporre una Carta dei diritti e dei doveri dei professori è giunta in questi giorni ad un cruciale punto di svolta. Obiettivo originario dell’iniziativa era infatti la formulazione di un codice etico degli insegnanti, contenente una disciplina dei doveri dei docenti verso gli studenti e verso la professione, sulla scorta degli analoghi modelli previsti in altri ordinamenti stranieri, tra cui gli Stati Uniti e la Svizzera. Contro le aspettative iniziali, tuttavia, la Commissione presieduta dal cardinale Ersilio Tonini (presidente onorario) e dall’avvocato generale dello stato Plinio Sacchetti (presidente effettivo) non ha fornito un vero e proprio codice deontologico, sullo schema dei codici posseduti da medici e giornalisti, ma ha elaborato una serie di documenti, che dalla prossima settimana saranno pubblicati sull’apposito Forum predisposto sul sito del Ministero al fine di consentire agli insegnanti di esprimere i loro suggerimenti sui contenuti dell’iniziativa.
L’obiettivo finale di questa procedura di concertazione mediatica è quello di fornire materiale di spunto all’Organismo cui verrà affidato il compito di predisporre il codice deontologico vero e proprio e che sarà configurato come un organo indipendente di autogoverno (separato dal Ministero e composto da insegnanti ed esperti eventualmente scelti per elezione). Per questo, si è osservato, l’organismo in questione sarà ispirato più al modello del Consiglio Superiore della magistratura che non agli ordini professionali dei medici e dei giornalisti, istituiti per garantire il rispetto dei relativi codici deontologici.
Dalle dichiarazioni fatte dai sostenitori dell’iniziativa, si evidenzia in primo luogo l’esigenza di recuperare una dimensione umana e personale dell’insegnamento all’interno di una cultura fondata sul tecnicismo dilagante. Contemporaneamente, è possibile cogliere tra gli obiettivi della carta dei diritti e dei doveri dei professori anche un richiamo al ruolo sociale dell’insegnante, che deriva da quel diritto all’istruzione chiaramente sancito nella Costituzione. Infine, alle radici dell’iniziativa vi è anche la volontà di ribadire in un codice deontologico i criteri fondanti dell’insegnamento, tra cui i principi di responsabilità e di rispetto della dignità umana nonché gli obblighi di aggiornamento continuo e di disponibilità alla relazione e alla comunicazione.
Rimane, tuttavia, da valutare se nel nostro sistema scolastico vi sia effettivamente bisogno di un codice deontologico degli insegnanti e quale sia il suo possibile ambito di azione. L’imposizione ad una categoria professionale di norme deontologiche corrisponde, infatti, al tentativo di giuridicizzare qualcosa che, di norma, appartiene alla professionalità e alla sensibilità del singolo soggetto, tentativo questo non certamente facile nei confronti di una funzione così delicata quale quella dell’insegnamento e, soprattutto, non necessariamente utile, dal momento che non è scontato che regolamentando ciò che attualmente rientra nella discrezionalità professionale di ogni docente si possa davvero migliorare la qualità dell’insegnamento. Analogamente, anche l’ipotesi di definire per via legislativa un nuovo status giuridico degli insegnanti (cui l’iniziativa in esame è idealmente legata) potrebbe creare più problemi di quelli che intende risolvere, venendo a regolamentare per legge competenze che spettano di diritto ai sindacati. In secondo luogo, rimangono da definire i contorni effettivi dell’organismo di autogoverno, puntualizzando quale sia il suo ruolo nei confronti del corpo docente. Alle luce delle anticipazioni fornite dal Ministero, solleva infatti dei dubbi il riferimento al Consiglio Superiore della Magistratura, posto che tale organo costituzionale riveste una funzione specificamente modellata sulle peculiari caratteristiche di indipendenza dei giudici, che non si rinvengono assolutamente all’interno del corpo docente cui il nuovo organismo è rivolto.
L’iniziativa intrapresa dal Ministro dell’Istruzione Letizia Moratti nel novembre 2001 con l’istituzione di una commissione ministeriale ad hoc incaricata di predisporre una Carta dei diritti e dei doveri dei professori è giunta in questi giorni ad un cruciale punto di svolta. Obiettivo originario dell’iniziativa era infatti la formulazione di un codice etico degli insegnanti, contenente una disciplina dei doveri dei docenti verso gli studenti e verso la professione, sulla scorta degli analoghi modelli previsti in altri ordinamenti stranieri, tra cui gli Stati Uniti e la Svizzera. Contro le aspettative iniziali, tuttavia, la Commissione presieduta dal cardinale Ersilio Tonini (presidente onorario) e dall’avvocato generale dello stato Plinio Sacchetti (presidente effettivo) non ha fornito un vero e proprio codice deontologico, sullo schema dei codici posseduti da medici e giornalisti, ma ha elaborato una serie di documenti, che dalla prossima settimana saranno pubblicati sull’apposito Forum predisposto sul sito del Ministero al fine di consentire agli insegnanti di esprimere i loro suggerimenti sui contenuti dell’iniziativa.
L’obiettivo finale di questa procedura di concertazione mediatica è quello di fornire materiale di spunto all’Organismo cui verrà affidato il compito di predisporre il codice deontologico vero e proprio e che sarà configurato come un organo indipendente di autogoverno (separato dal Ministero e composto da insegnanti ed esperti eventualmente scelti per elezione). Per questo, si è osservato, l’organismo in questione sarà ispirato più al modello del Consiglio Superiore della magistratura che non agli ordini professionali dei medici e dei giornalisti, istituiti per garantire il rispetto dei relativi codici deontologici.
Dalle dichiarazioni fatte dai sostenitori dell’iniziativa, si evidenzia in primo luogo l’esigenza di recuperare una dimensione umana e personale dell’insegnamento all’interno di una cultura fondata sul tecnicismo dilagante. Contemporaneamente, è possibile cogliere tra gli obiettivi della carta dei diritti e dei doveri dei professori anche un richiamo al ruolo sociale dell’insegnante, che deriva da quel diritto all’istruzione chiaramente sancito nella Costituzione. Infine, alle radici dell’iniziativa vi è anche la volontà di ribadire in un codice deontologico i criteri fondanti dell’insegnamento, tra cui i principi di responsabilità e di rispetto della dignità umana nonché gli obblighi di aggiornamento continuo e di disponibilità alla relazione e alla comunicazione.
Rimane, tuttavia, da valutare se nel nostro sistema scolastico vi sia effettivamente bisogno di un codice deontologico degli insegnanti e quale sia il suo possibile ambito di azione. L’imposizione ad una categoria professionale di norme deontologiche corrisponde, infatti, al tentativo di giuridicizzare qualcosa che, di norma, appartiene alla professionalità e alla sensibilità del singolo soggetto, tentativo questo non certamente facile nei confronti di una funzione così delicata quale quella dell’insegnamento e, soprattutto, non necessariamente utile, dal momento che non è scontato che regolamentando ciò che attualmente rientra nella discrezionalità professionale di ogni docente si possa davvero migliorare la qualità dell’insegnamento. Analogamente, anche l’ipotesi di definire per via legislativa un nuovo status giuridico degli insegnanti (cui l’iniziativa in esame è idealmente legata) potrebbe creare più problemi di quelli che intende risolvere, venendo a regolamentare per legge competenze che spettano di diritto ai sindacati. In secondo luogo, rimangono da definire i contorni effettivi dell’organismo di autogoverno, puntualizzando quale sia il suo ruolo nei confronti del corpo docente. Alle luce delle anticipazioni fornite dal Ministero, solleva infatti dei dubbi il riferimento al Consiglio Superiore della Magistratura, posto che tale organo costituzionale riveste una funzione specificamente modellata sulle peculiari caratteristiche di indipendenza dei giudici, che non si rinvengono assolutamente all’interno del corpo docente cui il nuovo organismo è rivolto.

a cura di Elena Griglio