I Poteri pubblici e la globalizzazione – Resoconto Convegno

12.04.2002

I Poteri pubblici e la globalizzazione

Pescara, 12 aprile 2002

a cura di Daniela Bolognino


La tematica ‘I Poteri pubblici e la globalizzazione’, ricca di spunti di riflessione storici, economici, giuridici e sociologici, è stata oggetto di dibattito nell’incontro del Gruppo San Martino, tenutosi presso l’Università di Pescara il 12 aprile 2002.


Relazioni: Maria Rosaria Ferrarese, Umberto Allegretti, Guido Corso.

Interventi: Giuseppe Sanviti, Gianfranco Perulli, Giacinto Della Cananea, Gaetano Azzariti, Serio Lariccia, Luciano Vandelli, Vincenzo Cerulli Irelli, Gian Candido De Martin, Luisa Torchia, Marco Dugato, Gianluca Gardini, Guido Clemente, Marco Cammelli, Pierpaolo Forte, Rosaria Russo Valentini.


Profilo storico
Dal punto di vista storico si pone il problema di stabilire da quando sia iniziata la globalizzazione; se sia un fenomeno in continuo movimento e quindi già presente o se sia un fenomeno di recente formazione. I mutamenti storici sono stati molteplici nel corso degli anni, dalla cultura medioevale, alla conquista dell’America, alle guerre mondiali, alla costituzione di una pluralità di istituzioni (ONU; WTO…) al finire del secondo conflitto mondiale.

Ma, la soglia di svolta si ha a metà degli anni 70, in cui emerge lo sviluppo economico, cambia il sistema produttivo e si sviluppano i sistemi di telecomunicazione.

Con riferimento ai cambiamenti politici non sono più tanto palesi, ma non per questo meno veri, si pensi al crollo dell’URSS nel 1989 (che alcuni ritengono sia una tappa piuttosto che la causa scatenante). (Allegretti)

Riflessi economici
Molteplici i riflessi della globalizzazione dal punto di vista economico, basti pensare alle multinazionali ed al trasferimento di capitali nel sud- est asiatico. Vi è chi guarda con favore tale fenomeno in quanto questi Paesi hanno avuto una crescita, beneficiando di due tipi di interventi che hanno loro permesso di fare grandi passi in avanti: 1)l’investimento straniero al loro interno (si pensi alla Corea del sud…) dovuto all’abolizione delle frontiere per il transito delle merci, alla stabilità monetaria , al controllo delle spese e delle entrate pubbliche, a condizioni di lavoro propizie, all’assenza di tutela sindacale, all’abolizione delle barriere di accesso ai singoli mercati; 2) l’accesso ai prestiti internazionali. (Corso).

Dall’altro vi è chi ritiene che la globalizzazione accentui il divario tra il Nord ed il Sud del mondo. Che la povertà in Africa si incrementi sempre più, è un dato di fatto, il che non significa che si debba contrastare la globalizzazione, ma occorre dare un governo globale che attenui tali divari. L’ONU in tale contesto ha una importanza fondamentale (Cerulli Irelli)

Riflessi giuridici: mutamento del ruolo dello Stato
Sull’ondata della continuità di tali mutamenti, si avverte che non è vero che lo Stato è la sola fonte o l’unico punto di riferimento. (Allegretti) Si avverte, dal punto di vista giuridico, un declino del ruolo dello Stato quale produttore di diritto (Ferrarese), ma parlare di declino dello Stato è forse eccessivo (quando si dice che lo Stato è in crisi si dimentica che c’è Stato e Stato (Della Cananea), meglio dire che allo Stato spettano nuovi ruoli, è ridimensionato verso l’alto e verso il basso, sia sul piano della politica interna che internazionale. Oggi gli Stati sono chiamati a collaborare per raggiungere degli obiettivi, in quanto, pur avendo di fronte problemi della stessa natura rispetto al passato, non è possibile risolverli se non che in sede internazionale. (Allegretti, Della Cananea)

Organizzazioni internazionali
Grande rilievo assumono dunque le organizzazioni internazionali. Il giurista che opera in tale contesto ha come riferimento la tutela dell’ interesse generale della società civile. (Lariccia, Sanviti)

Il fenomeno della pluralità degli ordinamenti si è accentuato, essi vincolano l’ordinamento dello Stato che non ha più il monopolio dell’attività di governo.

(Cerulli Irelli) A fronte di 200 Stati abbiamo 2000 organizzazioni internazionali. Con riferimento all’Unione Europea si può dire che in essa si esprima la diversa soggettività degli Stati nazionali (Della Cananea) e che il fenomeno della globalizzazione sia avvenuto attraverso regole di diritto aventi ad oggetto la libera circolazione delle merci, delle persone, dei capitali, dei servizi. (Corso)

(Contro: L’Unione Europea è qualcosa di diverso rispetto alla globalizzazione.(Lariccia, Vandelli)

In questo ambito, più che il diritto, recede il principio di territorialità del diritto (Cammelli, Della Cananea, Dugato, Vandelli).


Se sul piano internazionale lo Stato diviene interlocutore necessario per i crescenti interventi sovrastatuali, sul piano interno si riscontra una crisi dello Stato tradizionale. Pensiamo all’attuale pluralismo delle autonomie che connota lo sviluppo degli Stati liberal-democratici. Non è localismo, ma si tratta di una presa d’atto di una situazione di uno Stato che si localizza. Con la ridefinizione della statalità tradizionale varia anche l’assetto dei poteri pubblici, per cui a fianco al potere centrale vi è un potere locale ugualmente forte. Stato come matrice di regole comuni in funzione di garanzia di interventi statali sussidiari. (De Martin)

La riforma del Titolo V della Costituzione si muove spostando il baricentro sugli enti locali, ma riconosce allo Stato ed agli enti sovrastatali variazioni di ruolo importanti.(De Martin)

Diritti di libertà e diritti sociali
Questo assetto dei poteri pubblici va rapportato ai diritti. Da un lato diritti di libertà, in cui la dimensione sovrastatuale ha il sopravvento ed in cui si attenua la territorialità, dall’altro i diritti sociali che sollecitano invece la dimensione statuale, dove è dunque forte la territorialità e l’amministrazione pubblica. (De Martin)

Se la globalizzazione dunque riduce i poteri dello Stato, non ha ridotto i diritti sociali, tali diritti non precedono lo Stato, ma lo presuppongono (Corso), ma è anche vero che la globalizzazione complica la possibilità per gli Stati di garantire i diritti. Occorre valutare che spazio hanno di operare i poteri pubblici per rimediare al vuoto fatto dalla globalizzazione. (Clemente)

La separazione tra diritti di libertà e diritti sociali non convince invece chi ritiene che tutti richiedano una responsabilità pubblica. Sicuramente però la globalizzazione porta ad una differenza nei diritti sociali, da garantire ‘all’individuo’ e non ‘all’individuo, parte di una formazione sociale’. (Torchia)

I diritti sociali vanno attribuiti alle persone indipendentemente dalla loro posizione economica. (Rescigno). Il vero problema è garantire un minimo di diritti sociali a tutti, cosa che non possono di certo fare gli Stati del terzo mondo, dovranno per questo pensarci le organizzazioni internazionali (Cerulli Irelli).

La distribuzione dei beni primari infatti non è sufficiente a garantire l’uguaglianza. Lo Stato deve assicurare ad ogni individuo di essere in grado di trasformare i propri beni per avere un progetto di vita dignitoso. Vi sono dei bisogni per la cui soddisfazione deve intervenire necessariamente lo Stato perché siamo in presenza di una asimmetria informativa. (Saremmo in un assetto in cui Pubblico significa giustizia e privato diversità.) (Torchia)

La forza delle cose porta verso processi transnazionali. La globalizzazione porta drasticamente verso la riduzione del ruolo dello Stato. L’ordinamento reagisce ed individua la sussidiarietà come elemento che riporta verso il basso il potere. La globalizzazione mette in crisi il concetto di cosa pubblica, di servizio pubblico. Conseguenza: l’ordinamento reagisce cercando di garantire l’esercizio del diritto. Anche le libertà e non solo i diritti hanno bisogno del potere pubblico per potersi esprimere. Pensiamo alla libertà di informazione che vive una ambiguità: da un lato vuole essere libertà ‘dallo Stato’, ma dall’altro i media non possono stare al di fuori dello Stato inteso come potere pubblico. (Gardini)

Vi è chi ritiene che lo Stato non sia più l’unico difensore della sfera pubblica, non si ha più lo Stato come produttore ultimo ‘di fiducia’ ed il Welfare viene a ridefinirsi attraverso modalità non necessariamente pubbliche.

A fronte della crisi dei diritti è anche vero che mai come adesso è vivo il dibattito attorno a loro. Le Corti internazionali fanno un primo tentativo più o meno serio al fine di punire la lesione dei diritti, dunque la giurisdizione acquista una nuova vitalità. Ma il cammino non è ancora concluso, anzi è destinato a muoversi continuamente . (Ferrarese)

Guerra
Dal punto d vista sociologico si sottolinea la scomparsa della guerra, intesa nel senso tradizionale del termine. La guerra oggi viene gestita dalle politica internazionale, si combatte per ‘motivi etici’, non è più la classica guerra tra Stati.(Ferrarese). Sul punto però le opinioni non sono concordi. Infatti vi è chi ritiene che ancora oggi si possa parlare di guerra e sia una realtà tragica, presente più di ieri. Anche nella guerra in Afghanistan, per esempio, sono presenti aspetti militari ed economici. (Allegretti, in tal senso anche Perulli) Anche in tal caso si sottolinea l’importanza dell’ONU per la tutela della pace. (Lariccia, Sanviti)

Costituzioni
Con riferimento alle Costituzioni potremmo dire che si tenda verso una struttura caleidoscopica, una sorta di puzzle costituzionale (Ferrarese). Contro: In un sistema globalizzato in cui si assiste ad una fuga dai vincoli delle norme la Costituzione garantisce la protezione dei valori anche nei confronti del potere legislativo interno. Costituzione dunque come limite dei poteri pubblici (Lariccia, in tal senso anche Azzariti). Si avverte la necessità di un Costituzione internazionale.(Perulli)


Daniela Bolognino